Perché l’ospitalità è essenziale nella fondazione di chiese

L’ospitalità è talmente importante che Paolo la elenca tra i requisiti di un anziano (1 Tim. 3:2; Tito 1:8). Eppure è ancora trascurata. Alcuni pastori sono talmente attenti a “non portarsi a casa il ministero” da astenersi del tutto dal praticare l’ospitalità.

Le guide vangelocentriche dovrebbero essere un esempio di ospitalità. Quando apriamo i nostri cuori e le nostre case ospitando altre persone, facciamo l’esperienza della comunione all’interno della comunità cristiana (Romani 12:13; 1 Pietro 4:9), e possiamo svolgere ministeri di misericordia e evangelizzazione verso coloro che vivono al di fuori della comunità cristiana (Luca 14:12). 

Dico spesso ai potenziali fondatori di chiese: “Sotto molti aspetti, fondare una chiesa vuol dire imparare a praticare bene l’ospitalità. Significa conoscere, accogliere, ascoltare e amare le persone”.

Un fondatore di chiese di Detroit mi parlò dei suoi sforzi di creare una “moneta visibile” nei primi tempi della fondazione di una chiesa. Grigliava degli hot dog nel giardino di casa ogni venerdì sera durante l’estate. Si adoperava per instaurare rapporti in un posto difficile, e l’ospitalità è stata una delle sue principali strategie per raggiungere gli altri.  

Un altro amico che sta fondando una chiesa in una zona povera di Raleigh ha piazzato un canestro fuori di casa e ha riempito il suo frigorifero di ghiaccioli. Non è insolito che otto-dieci ragazzi del quartiere vadano a casa sua per giocare a pallacanestro, bere una limonata o guardare una partita di pallone sul suo divano la domenica. La sua ospitalità ha aperto molte porte per raggiungere altre persone nella zona.  

Una motivazione che viene dal Vangelo

L’ospitalità è un risultato del vangelo. Nel vangelo, Dio si dimostra ospitale con noi. All’inizio della Bibbia, vediamo che Dio si prende cura di Adamo ed Eva nel giardino.

Ripercorrendo la narrativa biblica, vediamo che Dio si prende cura del suo popolo nel deserto. Il popolo di Dio deve accogliere lo straniero, come Dio aveva accolto loro (Lev. 19:34). Dio sostenta il suo popolo fino a quando li conduce in un “paese dove scorrono il latte e il miele”. Dio accoglie, ospita, si prende cura, provvede e benedice.

Vediamo l’ospitalità anche nel ministero di Gesù. Egli dava priorità al mangiare con le persone. Robert Karris afferma: “Nel Vangelo di Luca, Gesù o sta andando a mangiare, o sta mangiando o viene da un posto dove ha mangiato”. Gesù viene etichettato come uno che “mangia e beve, amico dei pubblicani e dei peccatori” (Luca 7:34). Egli frequenta persone odiate dalla società, come Levi e Zaccheo (Luca 5:27–32; 19:1–10). Dopo la sua risurrezione, Gesù rompe il pane con i suoi discepoli (Luca 24:30). E oggi ricordiamo il suo sacrificio e attendiamo il suo ritorno attraverso un pasto (Matteo 26:26–29; Marco 14:22–25; 1 Corinzi 11:23–26).

Negli Atti e nel Nuovo Testamento leggiamo i diversi modi in cui la chiesa primitiva praticava l’ospitalità. La Bibbia si conclude con la gloriosa visione del grande banchetto nuziale (Apocalisse 19:7), e con Dio che dimora con il suo popolo (Apocalisse 22). C’è un invito rivolto a “chi ha sete” di andare a Dio e bere l’acqua che disseta per sempre (Apocalisse 22:17). Che Dio generoso e ospitale abbiamo!

Sei modi per crescere nell’ospitalità alimentata dal Vangelo  

Per praticare l’ospitalità nel migliore dei modi, dobbiamo deporre i nostri idoli e analizzare il nostro contesto.

1. Allarga la tua lista degli ospiti  

Gesù sconvolse la gente quando disse:

“Quando fai un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i vicini ricchi; perché essi potrebbero a loro volta invitare te, e così ti sarebbe reso il contraccambio; ma quando fai un convito, chiama poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato, perché non hanno modi di contraccambiare; infatti il contraccambio ti sarà reso alla risurrezione dei giusti”. (Luca 14:12-14)

Gesù aveva appena rimproverato gli invitati alla festa (Luca 14:7–11); poi aveva corretto il padrone di casa. Quando organizzi una festa (il cenone di Natale, una festa di compleanno, o qualche altra ricorrenza speciale) invita quelli che non possono contraccambiarti. Invita gli emarginati, e il contraccambio ti sarà reso “alla risurrezione dei giusti”. Gesù dà agli eventi ordinari un significato eterno.

2. Servi gli altri anziché cercare di fare colpo su di loro

Molti confondono l’ospitalità con l’“intrattenimento”. L’intrattenimento spesso riguarda il padrone di casa, non gli ospiti. Consiste nel far vanto di sé, non nel servire. Puoi essere premuroso con i tuoi ospiti senza finire negli eccessi. Non devi stupire le persone con servizi di porcellana cinese e con il cibo. Mira al calore più che allo stupore.

Il tuo obiettivo non è attirare l’attenzione su di te, ma su Cristo.

3. Rifiuta la mentalità “Casa dolce casa”

Gesù è il tuo rifugio. Tutte le altre cose che diventano il nostro “rifugio” sono idolatria. Quando pensiamo alle nostre case, dovremmo considerarci amministratori anziché proprietari. Una casa è un luogo per accogliere e amare gli afflitti. Ospitare significa dimostrare i valori del regno di Dio, e quando ospitiamo, diamo alle persone un assaggio di ciò che ha da venire.

Se la tua casa è piccola, prendi in considerazione altri modi per accogliere e ospitare gente, specialmente i nuovi vicini. Portali a vedere la città. Dai consigli sui luoghi dove mangiare, fare acquisti e giocare. Fagli conoscere i tuoi fratelli nella fede.

Vai alla ricerca di quella persona sola che frequenta la tua chiesa. Invitala a pranzo dopo il culto, o passa del tempo con lei durante la settimana.

4. Fai attenzione ai bisogni, alle preferenze e agli interessi delle persone

Fai una sorpresa ai tuoi ospiti preparando il loro cibo o le loro bevande preferite. Fornisci le cose materiali di cui hanno bisogno. Questi piccole attenzioni lasceranno un’impressione duratura sul tuo ospite. Non serve comprare cose costose, è sufficiente che sia un tocco premuroso per dimostrare la tua cura.  

Questo è un ottimo modo per favorire ulteriori conversazioni. Fai attenzione agli aspetti più profondi che riguardano il cuore: i timori, i sogni, le speranze e le domande di una persona. Impariamo come “rispondere a ciascuno” (Col. 4:6) invece di dire le cose in modo meccanico.

5. Non sentirti obbligato a copiare quello che fanno gli altri

Mia moglie sta ospitando ogni mese a casa nostra un circolo letterario. Non è un circolo letterario cristiano, ma un gruppo di signore residenti nel nostro quartiere che leggono insieme libri di successo. Mangiano insieme e parlano dei libri del mese.   

Faccio l’allenatore di pallacanestro, e questo mi ha permesso di frequentare molti padri. Forse sei bravo a cucinare, o forse devi imparare!

Qualunque cosa tu faccia, falla con intenzionalità del vangelo e sensibilità culturale. Le aree urbane densamente popolate sono diverse dalle zone periferiche. I quartieri malfamati sono diversi da quelli più sicuri. Pratica l’ospitalità a seconda del contesto in cui vivi.

6. Saluta calorosamente, dialoga cordialmente, congedati con gentilezza

I saluti e i commiati del Nuovo Testamento mi hanno sempre colpito (Atti 20:36; 21:5–6; Rom. 16:16). Sono pieni di calore, amore e significato.

Quando qualcuno entra in casa tua, salutalo calorosamente. Prendi il suo cappotto. Offrigli da bere. Mostragli il posto dove sedere. Mentre parli con le persone, fai domande sulla loro vita. Non portare sempre l’attenzione su te stesso. Metti via il tuo telefono. Richiama l’attenzione sulla grazia di Gesù.

Quando stanno per andare via, accompagnale alla porta, o anche fino alla loro auto. Invitale a tornare. Tutti questi gesti comunicano apprezzamento e amore. E le persone se ne ricordano.

Sii un bravo ospite

Imparerai a dimostrare una buona ospitalità imparando a riceverla. Ringrazia le persone per la loro generosità. Scrivi un biglietto di ringraziamento o un’email al padrone di casa per esprimere la tua gratitudine. L’ospitalità nasce da un cuore umile e grato.

Sii uno studente dell’ospitalità quando sei tu l’ospite. La tua ospitalità migliorerà se cerchi di imparare umilmente dagli altri.

Infine, medita sulla bontà di Dio. Noi eravamo gli orfani, ma Dio ci ha adottati nella sua famiglia. Eravamo gli stranieri senza una patria, ma siamo stati trasportati nel suo regno. Eravamo le vedove, ma Gesù è diventato il nostro Sposo. Eravamo i poveri, ma ora abbiamo un’eredità gloriosa. Qui sulla terra siamo pellegrini, ma Gesù è andato a prepararci un luogo. Sii sempre stupito della sua grazia, e ricorda che la risposta adeguata alla grazia di Dio è vivere una vita fatta di gratitudine, generosità e ospitalità.


Tony Merida è pastore per la predicazione e la visione di Imago Dei Church a Raleigh, North Carolina. E’ anche il responsabile dei contenuti per Acts 29, e produce blog, podcast e altre risorse sulla fondazione di chiese. Tony ha un ministero itinerante su vasta scala e ha scritto diversi libri, tra cui The Christ-Centered Expositor, Ordinary, Orphanology, e otto volumi della serie di commentari Christ-Centered Exposition, di cui è anche editore generale insieme a Danny Akin e David Platt. E’ felicemente sposato con Kimberly. La coppia ha cinque bambini adottivi. Puoi seguirlo su Twitter.

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