Parlare del peccato a una cultura che non crede nel peccato

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Un’amica psichiatra una volta mi descrisse quali sono i problemi tipici che spingono le persone a chiedere il suo aiuto. Poi fece una pausa e disse, con tono diffidente: “Ah, ma tu sei una cristiana, e quindi pensi che il problema è che siamo tutti peccatori”. Le chiesi come pensava  che la Bibbia definisse il peccato, e con un sorriso ironico rispose: “Oh, probabilmente qualcosa tipo sesso, droga e rock-n-roll?” 

“Ma questo è comportamento”, risposi. “Secondo la prospettiva biblica, il peccato non sono solo le cattive azioni. La cattiva condotta è il risultato del peccato, non la causa”. 

“Va bene”, disse, “voglio abboccare. Qual è la causa alla radice del peccato?”  

Fece esattamente la domanda giusta. In effetti, questa è la nostra sfida: come possiamo parlare del peccato in una cultura che non crede più nel peccato? 

Perché la cattiva notizia del peccato è una buona notizia per gli uomini

La Bibbia descrive il peccato come incredulità, ribellione e idolatria. Ho scoperto che nella cultura di oggi il concetto di idolatria (usare dei sostituti di Dio per dare significato alla nostra vita al posto di Dio) spesso è inizialmente più facile da capire per le persone. Al momento opportuno dovremo spiegare anche gli altri aspetti del peccato, ma per il momento esaminiamo come la questione dell’idolatria può essere estremamente rilevante per i non credenti.                        Quando vivevo nel Regno Unito, andavo spesso dal parrucchiere a Londra. Il parrucchiere dal quale andavo si chiamava Theo. Man mano che la confidenza tra noi due cresceva, Theo mi confessò che era gay. Condivise con me la sua vita, e io condivisi la mia vita e la mia fede con lui. Pur rispettando la mia fede, non era sicuro dell’esistenza di Dio. 

Un giorno arrivai al salone, e quando salutai Theo mi accorsi che era molto abbattuto. Seduta sulla poltroncina, appoggiai la mano sul suo braccio: “Theo, mi dici cosa c’è che non va?”. Egli mi guardò e disse: “Becky, sei l’unica cliente in tutta la giornata a notare che sono depresso”. 

Continuò: “Ho avuto un compagno per diversi anni. Sinceramente, l’amavo e l’adoravo. Ma la scorsa settimana se n’è andato via, e ora mi sento assolutamente devastato. Dal momento che sei una cristiana, non è che adesso mi dirai che la nostra relazione era destinata al fallimento perché sono un omosessuale?” 

Feci un respiro profondo:

Oh Theo, mi dispiace vederti soffrire così tanto. In realtà, penso che la questione che ti affligge sia più profonda dell’identità sessuale. Infatti, ho un’amica eterosessuale, Anna, che mi ha appena detto la stessa cosa: aveva incontrato l’amore della sua vita ed era sicura che il loro amore avrebbe guarito entrambi. Ma lui l’ha lasciata da poco per un’altra donna e ora lei è clinicamente depressa. Ma la cosa che trovo interessante è che entrambi mi avete detto che adoravate i vostri compagni, e trovo questa cosa davvero molto profonda.

“Perché è una cosa profonda?” chiese. 

Gli dissi:

Perché siamo stati creati per amare e adorare Dio. Siamo adoratori per natura. I nostri problemi nascono quando cerchiamo di adorare qualcosa di diverso da Dio; quando mettiamo qualcos’altro al posto di Dio. Possono essere cose buone o cattive, ma i sostituti di Dio ci deluderanno sempre, perché alla fine non sono sufficientemente grandi per fondare le nostre vite su di essi.

Theo disse: “Questo è esattamente quello che il mio compagno mi diceva! Mi diceva che stavo cercando di fare di lui il mio tutto. Mi disse anche: ‘Non sono dio! Non potrò mai soddisfare ogni tuo bisogno e, onestamente, è estenuante’”.

Io dissi:

Ecco perché i sostituti di Dio sono considerati un peccato nella Bibbia, perché chiediamo loro di darci quello che soltanto Dio può dare: identità, scopo, essere pienamente capiti e perfettamente amati. La Bibbia ha persino una parola per descrivere i sostituti di Dio: idolatria.

Theo mi guardò meravigliato e disse: “Quindi mi stai dicendo che, secondo la Bibbia, la mia sofferenza in realtà è dovuta al fatto che ho adorato la cosa sbagliata?”

“Esattamente! Theo, guarda che non sei l’unico! Tutti noi, me inclusa, abbiamo usato sostituti di Dio. Tutti noi abbiamo voltato le spalle a Dio e abbiamo cercato di vivere le nostre vite come se fossimo noi ad averne il controllo. È il motivo principale di tutta la disperazione intorno a noi e dentro di noi”. Continuai:

Siamo stati creati per avere una relazione con Dio; per vivere con lui al centro della nostra vita. È per questo che il messaggio cristiano è chiamato “buona notizia”, perché Dio ci ama e ci ha cercato da molto più tempo di quanto immaginiamo. Ma dobbiamo anche accettare la cattiva notizia, ovvero che abbiamo scelto qualcos’altro al suo posto.

“La cosa che mi spaventa è che quello che stai dicendo ha perfettamente senso”, rispose Theo. “Che per trovare l’amore che ho cercato per tutta la mia vita, devo prima sistemare la mia relazione con Dio. Ma non potevo andare a Dio, Becky, non dopo tutte le cose che ho fatto”. 

“Theo”, gli risposi:

L’unico motivo per cui ognuno di noi può andare a Dio è perché egli ci ama. Gesù è venuto dal cielo ed è morto sulla croce per il nostro peccato perché tutti hanno bisogno del perdono di Dio. Non possiamo fare niente per meritare un tale dono se non ringraziare Gesù per tutto quello che egli ha fatto per noi, cioè dirgli che siamo dispiaciuti per il nostro peccato e invitarlo a entrare nella nostra vita come Signore. 

Con mia sorpresa, Theo rispose:

Becky, dal profondo del mio cuore, grazie per avermi parlato apertamente senza farmi sentire giudicato. Grazie per aver detto che anche tu hai cercato dei sostituti di Dio. Grazie per avermi detto che Dio mi ama e desidera avere una relazione con me mentre mi sto sentendo così inutile. Mi hai già dato alcuni libri e una Bibbia; penso sia venuto il momento di iniziare a leggerli.

Il vero appagamento umano 

Perché ho orientato in quel modo la mia conversazione con Theo? Perché il problema più profondo di Theo era che lui non capiva da dove viene il vero appagamento umano. Anche se sono convinta che Bibbia è chiara sul piano di Dio per la sessualità umana, la radice del problema di Theo era che si era fatto un idolo dell’amore umano. Se avesse avuto una relazione eterosessuale, l’idolo sarebbe stato lo stesso. Anna e Theo stavano soffrendo perché entrambi erano confusi sullo stesso punto: che ciò che ci rende veramente umani e completi è Dio.  

Soltanto Dio ci definisce. Tramite la nostra relazione con lui troviamo la nostra vera identità e riceviamo ciò di cui abbiamo più bisogno: perdono, riconciliazione con lui, identità, scopo e l’amore che non ci lascerà mai.

Quando le persone avvertono la nostra compassione e il nostro amore, e quando vedono che noi stessi ci riconosciamo peccatori e non le guardiamo dall’alto al basso, questo permette loro di “ascoltarci”, perché sentono che non ci poniamo al di sopra di loro per giudicarli. Dobbiamo seguire l’esempio di Cristo e andare al cuore di ciò che le separa da Dio, mostrando che quello che desiderano più di tutto è ciò che Cristo offre. 

La meravigliosa notizia del vangelo è che il nostro peccato e il giusto giudizio di Dio sul peccato non hanno l’ultima parola. Le cose che tanto desideriamo sono state rese possibili dal Dio che ha mandato Gesù per salvarci, anche quando stavamo sprofondando nel peccato (Romani 5:8).


Becky Pippert è autrice di 12 libri, tra cui Out of the Saltshaker e Stay Salt: The World Has Changed: Our Message Must Not. E’ la fondatrice di Becky Pippert Ministries e autrice e presentatrice (con il marito Dick) di Empowered: Equipping Everyone For Relational Evangelism (The Good Book Company, 2016), un percorso formativo in sette sessioni su DVD che le chiese locali possono usare per ispirare ed equipaggiare i membri per condividere la fede. Becky e Dick recentemente sono ritornati negli Stati Uniti per cercare di aiutare le chiese locali a raggiungere le loro comunità in modo fedele, relazionale ed efficace.

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