Non si tratta soltanto di te e Gesù
Avrai certamente sentito la frase “un’immagine vale più di mille parole”. Bene, Dio ci ha dato immagini nella sua Parola. Questi ritratti dipinti con parole ci aiutano a comprendere la chiesa e come dobbiamo relazionarci con essa. Sono immagini che hanno uno scopo. Una famiglia, un corpo, delle pietre viventi, un gregge di pecore, la vite e i tralci, un campo coltivato e un raccolto sono solo alcuni esempi.
È importante lasciare che ciascuna di queste immagini interpreti l’altra. Ogni illustrazione, anche la migliore, viene meno se viene spinta troppo oltre e se viene presa troppo alla lettera. Ma se guardiamo le illustrazioni bibliche nel loro complesso, possiamo notare elementi comuni e temi ripetuti. Per esempio, tutte le immagini che ho elencato hanno un elemento in comune: la pluralità. Esse coinvolgono più di una persona. Questo perché come cristiani siamo il popolo di Dio, non soltanto singole persone che appartengono a Dio. La Bibbia ci insegna l'appartenenza alla chiesa attraverso queste metafore perché il Vangelo crea una comunità di credenti.
Un affare di famiglia
Quando riceviamo la misericordia di Dio, diventiamo suoi figli. Diventiamo parte della sua famiglia ed egli diventa nostro Padre (Romani 8:15). Siamo adottati da Dio per grazia (Efesini 1:5) e diventiamo membri della sua famiglia, la sua comunità del patto (Galati 3:27-4:7). Ma non dimentichiamo questa verità fondamentale: essere riconciliati con Dio significa essere riconciliati con il suo popolo. Paolo parla di questo argomento in Efesini 2:19-20 quando scrive:
Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio. Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare.
Siamo riconciliati con Dio individualmente, ma siamo anche messi in relazione con una moltitudine di altri credenti. La vita cristiana è un affare di famiglia. Non si tratta soltanto di te e Gesù. La chiesa non è nemmeno un gruppo casuale di persone, ma è il corpo di Cristo.
In 1 Timoteo, Paolo chiama Timoteo “mio legittimo figlio nella fede” (1:2) e gli ordina di prendersi cura degli altri membri della chiesa come se fossero membri della sua famiglia: padri, fratelli, madri e sorelle (5:1–2). Alla fine di Romani, Paolo invia i suoi saluti a singole chiese locali che si trovano a Roma, chiamandole famiglie (16:10, 11). Dio ha creato le chiese locali per essere delle famiglie.
Nessun orfano spirituale
Ruotiamo un po’ questa immagine familiare e riflettiamo su cosa significa essere adottati in una famiglia. Quando si adotta un orfano, lo si porta in un nucleo familiare composto da un padre e da una madre, e forse anche da fratelli e sorelle. Queste persone si prenderanno cura di lui, impareranno a conoscerlo, veglieranno su di lui e provvederanno per lui. Potrebbe anche avere nonni, zii, zie e cugine. La Parola di Dio ci dice che alla conversione anche noi entriamo a fare parte della famiglia di Dio, una famiglia che si prenderà cura di noi, imparerà a conoscerci, veglierà su di noi e provvederà per noi. È così che una chiesa locale dovrebbe funzionare. Quando ci impegniamo a fare parte di un’espressione locale del corpo di Cristo ci stiamo identificando con una specifica famiglia di credenti.
Il popolo di Dio dell’Antico Testamento assomigliava più a una famiglia biologica, monocromatica, mentre il popolo di Dio del Nuovo Testamento è composto da gente d'ogni tribù, lingua e nazione, ed è più simile ad una vera famiglia allargata. Ryan Lister illustra bene questo concetto nel suo libro Emblems of the Infinite King: “[La chiesa] è una famiglia sgangherata composta da persone di ogni tipo, ognuna con il suo vissuto e le sue circostanze. Quando vediamo la chiesa nel suo insieme, assomiglia ad una trapunta, con forme, motivi, colori e disegni diversi, cuciti insieme dal filo della fede e dalla mano ferma del Re”.
Il privilegio di essere stati adottati nella famiglia eletta di Dio ci permette di lavorare insieme per il bene comune, ossia amare Dio e il nostro prossimo per dare a Dio la gloria e la lode dovuta al suo nome. Non siamo chiamati a vivere come orfani spirituali. Dobbiamo impegnarci con un popolo sforzandoci di fare conoscere questa gloria al mondo che ci guarda.
Un giorno, prima di quanto immaginiamo, Gesù ritornerà per stare per sempre con il suo popolo. Sarà la riunione di famiglia perfetta, senza commenti strani, insulti velati, spiacevoli assenze o momenti imbarazzanti. Loderemo e glorificheremo insieme il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, in modo perfetto e meraviglioso (Apocalisse 5:10-13;21:1-4). Ci sarà un’unità perfetta. Quando ci riuniamo come famiglia nelle chiese locali noi proclamiamo questa speranza futura unendoci a espressioni locali di questa famiglia spirituale.
Erin Wheeler vive a Fayetteville (Arkansas) con suo marito Brad e i loro quattro figli. È un membro della University Baptist Church, di cui Brad è uno dei pastori. Erin è l’autrice di The Good Portion – The Church: Delighting in the Doctrine of the Church (Christian Focus, 2022), un libro che ha lo scopo di incoraggiare le sorelle a godere la bontà e la bellezza della chiesa locale.
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