Non c’è tensione tra verità e bellezza
Durante i primi anni di fondazione della nostra chiesa, uno dei temi di conversazione più frequenti era il ministero della musica. Fondare una chiesa ci costrinse a fare tabula rasa. Ma che cosa ne facciamo della musica? Quanti inni e quanti canti moderni? Quale tipo di arrangiamento usiamo? Quanto deve essere alto il volume? E poi c’era la domanda di fondo: che cosa avremmo insegnato implicitamente alle persone attraverso le scelte riguardanti gli arrangiamenti, il volume, e cose simili?
Il disagio che avvertivamo nasceva in gran parte da una tensione percepita tra dottrina e emozioni, tra verità e bellezza. Se avessimo coinvolto troppo le emozioni, avevamo timore che ciò avrebbe diminuito l’importanza della verità dottrinale nei testi. Ma non potevamo evitare la contro-domanda: se tutto ciò che importava erano le parole, allora perché cantarle? Perché non leggerle e basta?
Canzoni di adorazione che manipolano le emozioni sicuramente non mancano, e dobbiamo sempre fare attenzione a non cantare una canzone solo perché è bella. Molte eresie si sono intrufolate nella chiesa attraverso il cavallo di Troia della bella musica. Perciò è meglio essere cauti, senza però lasciare che tale cautela ci porti a creare una falsa dicotomia tra verità e bellezza.
Integrazione tra verità e bellezza
Non dobbiamo fare ciò che la Bibbia non fa: mettere la mente e il cuore l’uno contro l’altro. L’antropologia biblica e la visione biblica dell’adorazione ci mostrano che il cuore e la mente sono integrati tra loro, non in conflitto tra loro. Una profonda e ricca verità teologica non deve venire a spese della bellezza esperienziale, né un sincero coinvolgimento emotivo ci impone di mettere da parte profondità e sostanza. Non dobbiamo togliere dalla verità per dare alla bellezza, o vice versa.
In effetti, quando andiamo alla raccolta di canzoni della Bibbia, i Salmi, ci viene data un’immagine di come verità ed emozione dovrebbero coesistere. Nessuno può accusare il salmista di essere dottrinalmente annacquato, eppure le parole dei Salmi sono pensate non solo per essere messe in musica, ma spesso sono piene di comandi espliciti di alzare o battere le mani (Salmo 47:1, Salmo 134:2). I Salmi non ci dicono solo di cantare, ma di cantare ad alta voce (Salmo 95:1).
Dio comanda queste cose perché Egli ci ha creato con un corpo. Non siamo una stringa di uno e zero che ha bisogno solo di informazioni dottrinali. Certo, la verità è importante. Anzi, essa è talmente importante che Dio ci dice di rapportarci con essa non solo a livello intellettuale ma olistico, non solo con la nostra mente, ma anche con il nostro cuore e il nostro corpo.
Armonia tra cuore e mente
Adorare attraverso delle canzoni dovrebbe certamente essere più di un’esperienza, ma l’adorazione è intesa per essere esperienziale. La bellezza estetica della musica è una parte integrante dell’adorazione comunitaria, non un problema. Essa serve a comunicare la verità alle nostre menti e ai nostri cuori. Nel considerare come guidare le persone nell’adorazione, dobbiamo farci due domande sui canti che cantiamo.
La prima è: il canto è dottrinalmente sano? Le parole provengono dalla Scrittura? Saresti disposto a predicare in tutta tranquillità in un sermone ciò che esso insegna? Se le persone credessero ad ogni parola del canto, saresti incoraggiato o preferiresti aggiungere un asterisco a una o due strofe? Di nuovo, non vale la pena cantare un canto che compromette la sana dottrina solo perché è bello dal punto di vista estetico e può generare una risposta emotiva. Le emozioni devono essere usate per rafforzare la nostra comprensione della verità, e sono utili unicamente nella misura in cui lo fanno.
Seconda: è possibile cantare questo canto in modo olistico? Ovvero, è facile da seguire? Se incoraggio le persone a cantarlo ad alta voce, saranno in grado di farlo? Siamo in grado di proporre questo canto in un modo bello? Sicuramente queste domande sono più soggettive delle domande sul contenuto dottrinale, ma ciò non toglie che siano importanti da considerare. Non dovremmo mai pensare che non ha importanza come suona un canto fintantoché il testo supera la prova della dottrina. Canti che sono stupendi dal punto di vista estetico e che comunque comunicano la verità dovrebbero entusiasmarci, non spaventarci.
Martin Lutero disse: “Accanto alla Parola di Dio, la musica merita il massimo apprezzamento. Il dono del linguaggio abbinato al dono del canto è stato dato all’uomo affinché egli proclamasse la Parola di Dio con la musica”. Questo è esattamente ciò che accade quando ci riuniamo insieme per cantare: uniamo il dono del linguaggio (verità) e il dono del canto (bellezza). Nel nostro cantare, impegnamoci risolutamente alla verità dottrinale e accogliamo senza remore la bellezza esperienziale.
Matt Hodges (MA, Dallas Theological Seminary) e sua moglie, Kayla, hanno aiutato a fondare Risen Church a Cypress, Texas. Matt ha scritto il libro A Living Hope: Examining History’s Most Important Event and What It Means for the World. Puoi seguirlo su Twitter.
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