L’unica qualifica biblica del pastore e venti applicazioni pratiche

Dopo aver dato istruzioni a Timoteo in 1 Timoteo 3 sulle qualifiche bibliche degli anziani e dei diaconi, Paolo scrive:

Ti scrivo queste cose sperando di venir presto da te, affinché tu sappia, nel caso che dovessi tardare, come bisogna comportarsi nella casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità. Senza dubbio, grande è il mistero della pietà:

Colui che è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato fra le nazioni, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria.

Se questi versetti non entrano a far parte nella nostra comprensione delle qualifiche bibliche per la conduzione della chiesa locale, esse rimarranno solo una sterile lista di caselle di spunta anziché essere indicatori di grande vitalità nel vangelo. La conclusione di Paolo al termine di questa lista ci mostra quanto egli abbia a cuore il giusto comportamento nella casa (oikos) di Dio che, come tutte le case di quei tempi, dipendeva in larga misura da chi ne era responsabile. Egli si preoccupa che questa casa, governata da queste guide, sia l’assemblea convocata (ekklesia) del Dio vivente, e che faccia risplendere la sua luce vivendo appieno la propria vocazione di roccaforte della verità. La verità in questione è il mistero della pietà, che è il vangelo che Paolo riassume dall’incarnazione di Gesù, alla sua morte e risurrezione per mezzo dello Spirito, alla sua ascensione per regnare dal cielo, alla predicazione universale della sua Signoria e alla fede della chiesa universale fino al compimento di tutte le cose nella gloria celeste. In altre parole, la qualifica biblica per eccellenza di un anziano di chiesa è amare il Gesù del vangelo con tutto il suo cuore e di vivere le ramificazioni di quel vangelo in ogni aspetto della sua vita. Se leggiamo Tito, Atti 20, o 1 Pietro 5, notiamo che questi brani si basano sulla stessa logica.

Avendo ciò in mente, possiamo elencare le qualifiche dell’anziano che Paolo e Pietro menzionano non come una lista esauriente, ma come specifici esempi di come il vangelo sarà visibile nella sua vita. Un uomo è qualificato per essere una guida in senso biblico se…

1. …egli vive il vangelo considerando il ministero dell’anziano un’attività lodevole

1 Timoteo 3:1

La parola tradotta con lodevole dalla Nuova Riveduta (kalos) significa buono, bello. Cosa può rendere attraente e desiderabile il compito altrimenti oneroso, pericoloso, stancante, stressante e difficile di nutrire e proteggere il gregge di Dio? E’ il comprendere che essa è un’attività lodevole, allo stesso modo in cui Gesù considerò un’attività lodevole dare se stesso come prezzo di riscatto per il suo popolo. Per la gioia che gli era posta dinanzi, egli sopportò la croce. E’ un’attività, ma un’attività lodevole.

 

2. …egli vive il vangelo in modo irreprensibile

Tito 1:6,7; 1 Tim 3:2

L’anziano o il pastore della chiesa del Dio vivente, la quale è colonna e sostegno della verità, non deve gettare discredito sul vangelo. La sua vita deve essere irreprensibile quando la si valuta dal punto di vista della storia del vangelo. Non deve fare niente che contraddica il vangelo, e deve fare tutto ciò che il vangelo dispone. Questo concetto è chiarito negli esempi che seguono.

3. …egli vive il vangelo nel suo matrimonio

Per chi è sposato, la fedeltà e l’amore verso sua moglie sono una chiara evidenza dell’opera del vangelo. In quanto marito, che è una guida che serve (Marco 10:42-45), egli dà la sua vita per la moglie come fa Cristo (Ef. 5:22) e ha cura di lei come Cristo ha cura del suo corpo (Ef. 5). La accompagna nel cammino di santificazione e nelle sue lotte contro il peccato ed è in grado di guidarla a trovare la sua gioia in Cristo. E’ fedele a colei che ha sposato come Dio lo è verso il suo popolo. Il suo amore è esclusivo come lo è quello di Dio per il suo popolo. Si occupa del suo pieno benessere e della sua crescita come fa Dio con il suo popolo.

4. …egli vive il vangelo nella sua famiglia

1 Tim 3:4; Tito 1:6

Così come i genitori sono sottomessi al loro Padre celeste, così i figli imparano ciò che il vangelo di Dio esige da noi dai loro genitori, e dai loro padri in particolare. Così come Dio mette ordine nel mondo e se ne prende cura, così i padri sono chiamati a mettere ordine e a prestare le loro cure nell’ambito della loro prima sfera di responsabilità, che è la loro casa. Per mezzo del vangelo, la chiesa è la casa del Dio vivente, e le case degli anziani che vivono il vangelo sono una piccola chiesa su scala familiare. Un segno di ciò è la sottomissione visibile dei figli che sono ancora sotto la loro autorità. Questa sottomissione si manifesta in una fedele obbedienza al vangelo adeguata alla loro età e condizione, che è il risultato dell’insegnamento fedele da parte di loro padre (Ef. 6:4).

5. …egli vive il vangelo come amministratore delle risorse di Dio

Tito 1:7

Il vangelo ci insegna che tutto proviene da Dio, va a Dio ed è per Dio. Cosa possediamo che non abbiamo ricevuto? I miei doni, il mio ruolo, la mia funzione e le mie responsabilità sono tutte cose da lui, per lui e in lui ed io devo semplicemente amministrarle come risorse che egli mi ha dato per la sua gloria e l’avanzamento del suo regno sulla terra.

6. …egli vive il vangelo con ogni umiltà

Tito 1:7

Il vangelo esclude ogni arroganza, perché siamo salvati per grazia mediante la fede, affinché nessuno si vanti. L’umiltà caratterizza la vita di una guida biblica sia davanti a Dio, sia in rapporto con se stesso, sia con gli altri. L’umiltà dev’essere visibile. La sua mansuetudine dev’essere nota a tutti. Egli mostra la sua umiltà ascoltando con attenzione, ravvedendosi sinceramente, cercando di ristabilire le persone e i rapporti con delicatezza, assumendosi le sue responsabilità e rifiutandosi di scaricarle sugli altri. La sua umiltà gli ricorda ogni giorno cha porta sulle spalle un’attività lodevole.

7. …egli vive il vangelo con mitezza

Tito 1:7; 1 Tim 3:3

Calvino ci ricorda che se cerchiamo la mitezza, dovremmo cercarla nella mangiatoia dove era adagiato Gesù. Una guida secondo il vangelo è mite perché Gesù era mite, e la sua mitezza gli deriva dal vangelo. Cosa c’è in comune tra la collera e il vangelo? La pazienza di Dio nei nostri riguardi non ci insegna forse ad abbondare in pazienza con gli altri?

8. …egli vive il vangelo nella sua libertà da sostanze

Tito 1:7; 1 Tim 3:3

La nostra gioia scaturisce dal fatto che siamo la dimora dello Spirito Santo, non dall’euforia che dà l’alcool. Siamo liberi, il che significa che siamo liberi di dire sì, con moderazione, e liberi di dire no. Se l’espressione della nostra libertà in Cristo consiste solo nel dire sempre sì all’alcool, per esempio, o a qualsiasi altro piacere, vuol dire che siamo schiavi dell’indulgenza tanto quanto coloro che se ne astengono in modo legalistico sono schiavi dell’ascetismo. Tutte le diverse forme di dipendenza denotano una mancanza di fede nella potenza del vangelo di darci la vita in abbondanza.

9. …egli vive il vangelo adoperandosi concretamente per la pace

Tito 1:7; 1 Tim 3:3

Gesù è la nostra pace, egli venne per fare pace, egli venne per annunciare la pace, e le vite private e pubbliche dei suoi ministri seguono il perfetto esempio del Principe di Pace.

10. …egli vive il vangelo nell’integrità e nella generosità

Tito 1:7; 1 Tim 3:3; 1 Pietro 5:3

Poiché abbiamo compreso che Gesù, sebbene infinitamente ricco, si fece povero per amore nostro, il guadagno economico non è la nostra motivazione nel ministero. L’integrità è il minimo indispensabile, ma investire generosamente nel regno di Dio si avvicina di più allo spirito del vangelo, ed è anche l’unica evidenza sicura che non siamo alla ricerca di un mero guadagno economico.

11. …egli vive il vangelo attraverso un’ospitalità radicale

Tito 1:8; 1 Tim 3:2

La generosità e la libertà dal denaro portano ad aprire la propria casa all’ospitalità e all’accoglienza, non solo a quelli simili a noi, ma anche agli estranei di qualunque tipo, specie agli estranei al vangelo e alla casa di Dio. Poiché Dio mi ha accolto nella sua casa e mi ha fatto sedere alla sua tavola attraverso la vita, la morte e la risurrezione di Gesù, predicando questo vangelo non posso di certo fare il contrario!

12. …egli vive il vangelo amando il bene

Tito 1:8

Se Gesù è venuto ed è morto per schiacciare il capo del serpente e per distruggere tutte le sue opere; se egli è venuto ed è vissuto per adempiere ogni giustizia; se egli risuscitò per ristabilire tutte le cose alla loro condizione originaria di bontà e bellezza – e anche oltre – allora le guide ripiene del vangelo amano il bene, perché esso è al centro del piano di salvezza che Dio ha messo in atto nel vangelo.

13. …egli vive il vangelo attraverso l’autocontrollo

Tito 1:8; 1 Tim 3:2

Credere nel vangelo significa morire a se stessi e al peccato. Per usare un’immagine legata alla pallacanestro, credere nel vangelo pienamente e istante dopo istante ci dà quella frazione di secondo in più con la ‘palla in mano’: laddove gli altri giocatori si fanno prendere dalla fretta e sbagliano i tempi del tiro o del passaggio, ci si attende che le guide bibliche si autocontrollino mediante il vangelo. Lo Spirito Santo opera in noi nel renderci quotidianamente consapevoli del vangelo, e nella misura in cui siamo consapevoli del vangelo abbiamo autocontrollo, perché per mezzo di esso dominiamo sul nostro egoismo.

14. …egli vive il vangelo in modo giusto

Tito 1:8

Il vangelo ristabilisce integrità, che è quello che si intende con la parola “giusto”. Essa unisce quello che il peccato aveva diviso, vale a dire la nostra ragione e la nostra volontà, unendole sotto la Signoria di Gesù. Egli ci rende capaci di volere e di fare ciò che gli è gradito con costanza e coerenza, affinché siamo affidabili, pronti e prevedibili nel senso buono della parola. L’integrità è una caratteristica del vangelo.

15. …egli vive il vangelo in modo santo

Tito 1:8

Senza la santificazione nessuno vedrà Dio. Nel vangelo Dio ci ha dato tutto quello che riguarda la vita e la pietà. Gesù è venuto perché noi non eravamo santi, come non lo erano Israele e le nazioni. Egli era santo ed è venuto per renderci santi, messi da parte per Dio, sale e luce nel mondo. La santificazione non è un’idea a caso scollegata dal vangelo della grazia in Gesù, ma si trova al centro della storia della redenzione.

16. …egli vive il vangelo con maturità crescente

1 Tim 3:6

L’immaturità si nota dalla presunzione e dall’arroganza. Il Diavolo è la personificazione dell’immaturità e dell’orgoglio. La maturità è visibile in una crescente umiltà, ed è processo che continua nel tempo. Più il vangelo della grazia e della misericordia di Dio penetra il mio cuore, più cresco verso la maturità e l’umiltà. Ciò significa, in principio generale, che più giovane è il convertito, meno qualificato è per il ruolo di anziano o di pastore, perché tenderà a considerarlo non un’attività lodevole, ma un titolo onorifico. E’ però possibile, ahimè, che anche le persone convertite da tanto tempo siano immature e presuntuose ed è altresì possibile che convertiti più giovani siano maturi e umili nonostante la giovane età.

17. …egli vive il vangelo attraverso un approccio disciplinato alla vita

Tito 1:8

Disciplina, dettagli, pianificazione, strategia, metodo, progetti, obiettivi, logistica, organizzazione … cosa c’entra il vangelo con tutto questo? Il vangelo è il piano strategico più dettagliato mai messo in azione. C’è voluta l’eternità stessa per concepire ed eseguire questo piano. E il fatto che sia stato pianificato non lo rende meno spirituale, perché l’applicazione del piano alla vita della chiesa è un ambito di applicazione dello Spirito Santo. Certo, la vita può essere caotica, e la vita spirituale può iniziare in modo confuso, ma non è destinata a restare così. Siamo ancora chiamati a coltivare e a custodire il giardino.

18. …egli vive il vangelo ovunque

1 Tim 3:7

Come accadeva nella chiesa primitiva, l’uomo che vive il vangelo nella vita di ogni giorno come abbiamo descritto, godrà in genere il favore della gente e sarà stimato e rispettato a causa delle sue buone opere che scaturiscono da un cuore buono. Ovviamente ci saranno calunnia e persecuzione, e gli uomini chiameranno male il bene e bene il male con il rapido declino della nostra società: ma dove è conosciuta per chi è veramente, la guida biblica godrà di una buona reputazione.

19. …egli vive il vangelo nella chiesa

1 Pietro 5:3

Nella sua prima lettera, Pietro riassume il modo in cui i pastori sotto l’unico Pastore devono comportarsi dicendo che essi dovrebbero dare l’esempio al loro gregge. Questa magnifica espressione equivale all’“irreprensibile” di Paolo. Pensa a un aspetto della vita. Le guide della chiesa di Dio devono dare l’esempio in quell’aspetto. E in tutti gli altri. Essi sono diventati esperti nell’applicare il vangelo in tutti gli aspetti della vita. Non siamo sicuri che la logica di Pietro abbia il vangelo al centro come quella di Paolo in 1 Timoteo 3 o in Tito 2 -3? Sentite come Pietro introduce il suo insegnamento sugli anziani: “Esorto dunque gli anziani che sono tra di voi, io che sono anziano con loro e testimone delle sofferenze di Cristo e che sarò pure partecipe della gloria che deve essere manifestata… “. L’esortazione agli anziani è un’esortazione chiaramente alimentata dal vangelo!

20. …egli vive il vangelo insegnandolo ad altri

Tito 1:9; 1 Tim 3:2; Atti 20:1-38; Efesini 4:11; 1 Pietro 5:1-14

Solo chi vive secondo il vangelo in tutti gli aspetti presi in esame è capace di insegnarlo ad altri, di nutrire il gregge, di esortare e di correggere, di preparare tutti i membri della chiesa a servire e a dirsi la verità con amore in modo che il vangelo si espanda e sia glorificato e la chiesa sia edificata nell’amore. Ma l’insegnamento non è mai solo a livello d’informazioni e di teoria. Esso è profondamente radicato in una vita che mette in pratica il vangelo, come abbiamo visto. Chi, come Gesù, è chiamato a sacrificare la sua vita per la chiesa impara giorno per giorno come il vangelo trasforma la vita quotidiana nella comunità e nella missione, e lo trasmette con passione e in modo che le vite delle persone siano trasformate. Egli è consapevole del bisogno che ha di ravvedersi continuamente, e di credere continuamente nel grande mistero della pietà:

Colui che è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato fra le nazioni, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria.


Philip Moore è sposato con Rachel. Hanno cinque figli. Nel 2006 Phillip si è trasferito in Francia per essere il pastore di una chiesa nell’area di Parigi. Da allora, per grazia di Dio, la chiesa ha fondato tre chiese sorelle e ha formato una coppia per fondare una chiesa nel centro di Parigi. Attualmente è il Direttore di Acts 29 per l’Europa.