La prostituta, la vergine e la sposa: Come Dio ci rende sessualmente integri

Poche macchie si attaccano così ostinatamente all’anima come il peccato sessuale. Ricordi che persistono. Desideri distorti che sorgono spontaneamente. Vecchie tentazioni che rintracciano il tuo nuovo indirizzo e bussano alla porta.

Anche chi non ha un passato oscuro sa qualcosa dei danni provocati dal peccato sessuale. Sposato o single, credente da molto tempo o neoconvertito, ex adultero o vergine da sempre, nessuno di noi è ancora quello che dovrebbe essere. Non siamo ancora liberi dal pantano interiore che da origine a peccati sessuali grandi e “piccoli”: fantasie, sguardi che indugiano, apprezzamenti istintivi del corpo altrui, vanità, desiderio di intimità emotiva, curiosità eccessiva. Il cammino verso la piena purezza sessuale termina solo in cielo.

Durante questo cammino che dura per tutta la vita, possiamo facilmente perderci per strada. Il cammino è lungo, e ci stanchiamo. Il cammino è difficile, e desideriamo un po’ di sollievo. Il cammino è irto di tentazioni, e ci facciamo ingannare. Nella routine della rinuncia quotidiana a se stessi, possiamo dimenticare da dove veniamo e dove stiamo andando.

Di tanto in tanto, dobbiamo alzare gli occhi al di sopra delle tattiche e delle strategie — per quanto siano essenziali — e guardare indietro e in avanti: Non siamo quelli che eravamo un tempo, e non siamo ancora quelli che saremo. Dio ci ha già rivestiti della purezza di Cristo (Isaia 61:10), e un giorno ci renderà “simili a lui, perché lo vedremo  com’egli è” (1 Giovanni 3:2). La forza per avanzare ogni giorno verso la purezza sessuale viene, in parte, dal celebrare quello che Dio ha già fatto e dal ricordare dove Egli ci sta portando

Il libro del profeta Osea ci presenta una storia che cattura la nostra immaginazione: la grazia di Dio che giustifica trasforma una prostituta in una vergine, e la sua grazia che santifica trasforma la vergine in una sposa fedele.

La prostituta

Lei era una sposa stupenda. Liberata dalle afflizioni dell’Egitto, Israele scambiò la sua veste da schiava per un abito nuziale, e le sue catene per argento e oro (Osea 2:8). Viveva come una regina tra le nazioni, fino a quando pian piano dimenticò il marito che l’aveva salvata, e salì nel letto di altri amanti (Osea 2:13).

La caduta di Israele nell’adulterio è un’immagine caratteristica della follia del peccato, incluso il peccato sessuale. Israele abbandonò il suo Dio in cerca di intimità, dimenticando che le sue braccia erano aperte (Osea 2:5). Lei rifiutò il suo sposo per cercare piacere, non rendendosi conto che i piaceri migliori si trovano alla sua destra (Osea 2:8). Si diede ad altri amanti, solo per ritrovarsi nuda e schiava (Osea 2:10; 3:1-2).

Dio risponde due volte a questo tradimento con due perciò che mostrano le tragiche conseguenze e la giusta retribuzione per l’adulterio di Israele:

Perciò, ecco, io ti sbarrerò la via con delle spine; la circonderò di un muro, così che non troverà più i suoi sentieri. (Osea 2:6)

Perciò io riprenderò il mio grano a suo tempo, e il mio vino nella sua stagione; le strapperò la mia lana e il mio lino, che servivano a coprire la sua nudità. (Osea 2:9)

Non importa quanto sia piacevole al momento, i sentieri del peccato sessuale ci conducono inevitabilmente qui: nudi, abbandonati, e intrappolati nelle spine della nostra iniquità.

A meno che Dio non intervenga. Osea continua con un terzo perciò, ma stavolta esso è del tutto inaspettato — come un tizzone scagliato dalle fiamme della logica celeste, ardente di misericordia e grazia.

La vergine

Nel mezzo del giudizio, si ode la voce della misericordia: “Perciò, ecco, io l’attrarrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore” (Osea 2:14). Questa è una logica profonda che risale agli albori del tempo. Dio scopre la sua moglie infedele nel letto dell’impurità — ma, invece di condannarla, la salva. Una grazia irresistibile la strappa dalle braccia di chi l’aveva ridotta in schiavitù e la prende per sé.

 La salvezza è così completa che, per bocca di un altro profeta, Dio può chiamare il suo popolo: “Vergine d’Israele!” (Geremia 31:4). Non “Adultera Israele”, “Israele la svergognata”, e nemmeno “Avresti dovuto essere più giudiziosa, Israele”, ma “Vergine d’Israele” — Vergine d’Israele, senza macchia, incontaminata! Non contento di limitarsi a perdonare i suoi peccati, Dio la trasforma (non solo lei ma anche noi!). L’adultera è diventata una vergine.

 Solo nel Nuovo Testamento scopriamo la fonte di questo amore che redime. L’adultera può diventare una vergine solo perché il Marito si è disteso su una croce — nudo, abbandonato, portando sul capo le spine della sua iniquità. Solo alla croce possiamo udire la notizia di un nuovo inizio: “Siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio” (1 Corinzi 6:11). Ogni macchia scura e deforme che ci condanna svanisce immersa in questo fiume di grazia giustificante.

 La potenza per la purezza sessuale inizia dal Cristo crocifisso, e dal Cristo crocifisso rinnova la sua forza. Lì alla croce, coloro che combattono il peccato e si ravvedono ricordano che Gesù è la loro giustizia (2 Corinzi 5:21). Sentono l’amore di Dio sparso nei loro cuori (Romani 5:5-6). Ascoltano di nuovo quel glorioso e celeste perciò, e respirano ancora la grazia di Dio.

La sposa

La gloria di ciò che Dio ha fatto è tuttavia solo il primo verso del cantico di redenzione di Osea. Egli prende il tamburello e la lira, il flauto e l’arpa, e canta quello che Dio farà:

Io ti fidanzerò a me per l’eternità; ti fidanzerò a me in giustizia e in equità, in benevolenza e in compassioni. Ti fidanzerò a me in fedeltà, e tu conoscerai il Signore. (Osea 2:19-20)

Giustizia, equità, benevolenza, compassioni, e fedeltà. Questi non sono solo i doni che Dio porta in dote nel matrimonio, ma sono anche le qualità che egli crea in noi — progressivamente ora, pienamente in futuro (Osea 2:16). Ora lottiamo e agogniamo la purezza perfetta, e udiamo la grazia santificante di Dio dichiarare guerra alla nostra follia sessuale. In futuro, non dovremo più combattere e affliggerci per essere puri com’egli è puro, perché lo saremo (1 Giovanni 3:2).

Il risultato sarà la pace. Pace con noi stessi, pace con il mondo che ci circonda, e pace con il nostro Dio (Osea 2:18, 21-23). La nostra sessualità non sarà più un pantano di impurità e aberrazioni, ma diventerà come il giardino del Signore. Ogni nostro desiderio, pensiero e slancio dirà: “Mio Dio!” (Osea 2:23). La vergine diventerà, una volta per sempre, una sposa fedele.

La potenza per la purezza sessuale non viene solo dal guardare indietro al Cristo crocifisso, ma anche dal guardare in avanti al Cristo glorificato nei nuovi cieli e nella nuova terra. Quando la bellezza di quel luogo conquista i nostri cuori, avremo nuove forze per purificarci dai piaceri peccaminosi di oggi (1 Giovanni 3:3). Tremeremo al pensiero di rinunciare al cammino e farci una casa tra le spine (Ebrei 4:1). Ci aggrapperemo alla promessa di Dio di condurci a destinazione (1 Tessalonicesi 5:23-24). E in quel giorno scopriremo di essere entrati in un nuovo paese, nel quale il nostro Sposo regna in gloria.


Scott Hubbard si è laureato al Bethlehem College & Seminary ed è redattore per desiringGod.org. Vive a Minneapolis con sua moglie Bethany.

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