La necessità della sostituzione penale per i santi che soffrono

Recentemente qualcuno mi ha chiesto se sapevo che cosa volesse dire sentirsi come se la tua vita ti fosse stata tolta. Era una domanda retorica. Ad ogni modo, la mia risposta fu: “Sì, ne so qualcosa”.

Un breve ritratto della mia sofferenza

Circa quattro anni fa, io e mio marito abbiamo contratto la malattia di Lyme con le co-infezioni, i virus e gli stati infiammatori che l’accompagnano. Soffrivo di fatica debilitante, annebbiamento mentale, dolore diffuso, spasmi e tremori, insonnia, depressione, capogiri, nausea e infezioni dalla testa alle caviglie. Ci vollero due anni prima di arrivare alla diagnosi e ormai non ero più la donna attiva e dinamica che la gente conosceva e amava, ma la “moglie ammalata di Neal Woollard”. Mi sforzai di mantenere una vita attiva, ma con l’inizio delle cure tutto mi sfuggì di mano. Non riuscivo a rispettare le scadenze per inviare i miei articoli, dovetti cancellare gli incontri di discepolato e gli eventi formativi, e fui costretta a rinunciare a opportunità lavorative che avevo sempre sognato. Stavo perdendo tutto, ma tutto quello che mi interessava era dormire. Volevo solo dormire. Che cosa mi stava succedendo?

Ora sono sotto cura da due anni e rimango positiva, ma non mi aspetto di guarire nel futuro immediato. Anche se dovessi guarire, esiste sempre la possibilità di una ricaduta. Mi sono messa in aspettativa dal lavoro al quale avevo dedicato la mia vita in modo da poter stare a casa per trattare i sintomi, assumere i farmaci, svolgere gli esercizi previsti dalla terapia e la disintossicazione, andare alle visite mediche e telefonare alle assicurazioni. Ho 32 anni. La maggior parte delle mie coetanee sta facendo figli, comprando casa e consolidando la propria carriera. Io invece sto sperando che le mie vene reggeranno al prossimo prelievo di sangue. So quindi che cosa significa sentirsi come se la vita ti fosse stata tolta.

La buona notizia dell’espiazione sostitutiva penale

Tuttavia non mi è stata tolta. La dottrina dell’espiazione sostitutiva penale (ossia, un’abbreviazione teologica per spiegare che Gesù ha preso il posto dei peccatori per portare su di sé la condanna del peccato) è lì a ricordarmelo ogni giorno. Questa dottrina mi insegna che la mia perdita più grande non è quella della salute, delle forze, delle opportunità di ministero, e nemmeno quella della mia identità personale, ma la perdita della relazione con Dio a causa del peccato. All’infuori di Cristo, ero una peccatrice per natura e per scelta. Meritavo la giusta condanna del peccato—la morte e l’inferno. Ma Dio ha mandato suo figlio Gesù come sacrificio espiatorio per vivere la vita perfetta che io non ho mai vissuto e poi subire la morte che io avrei dovuto morire per riconciliarmi a se stesso. Sulla croce, Gesù prese volontariamente su di sé l’ira di Dio al posto mio per darmi la sua vita e la sua giustizia perfetta. Mediante la fede e il ravvedimento, ora sono riconciliata con Dio e godo di una comunione ininterrotta con lui, in questa vita e in quella futura. Anche se sembra che la malattia abbia preso la mia vita, la realtà è che in Cristo mi è stata donata la vera vita.

Questa dottrina, che è al centro del vangelo, mi impedisce di impazzire e mi mantiene al sicuro nel mezzo della sofferenza. Nonostante lo strano nome, l“espiazione sostitutiva penale” non è uno di quei paroloni teologici senza nessuna rilevanza nella vita reale; è la vita. Posso svegliarmi e affrontare un altro giorno tormentata dai sintomi della mia malattia con una fede intatta sapendo che i miei problemi più grandi—il peccato, la morte e il giudizio eterno—sono stati risolti attraverso Gesù.

Per esempio, quando sono costretta a letto e mi sento tormentata dalla colpa, la sostituzione penale mi dice che Gesù portò volontariamente tutta la colpa e l’ira di Dio per il mio peccato, perciò non c’è più nessun sacrificio da offrire per rendermi più accettata da Dio (Romani 3:25–26, 6:23 e 8:1–4). In parole semplici, Dio si compiace di me! Mediante Cristo posso riposare e guarire sotto il sorriso di Dio. Questo mi assicura anche che la condanna del mio peccato è stata pagata. Di conseguenza, nessuna mia sofferenza è una punizione o una condanna per qualcosa che ho fatto (Romani 8:1). Posso non conoscere tutti i modi in cui Dio sta usando il mio dolore, ma so che non lo sta usando per punirmi.

Potrei fare un esempio dopo l’altro di come ciò che Gesù ha compiuto per la mia salvezza mi sorregge durante la sofferenza, tant’è che ho scritto le seguenti verità su una grande lavagna bianca accanto alla mia scrivania, perché sono diventate molto importanti per come elaboro il mio dolore.

Poiché Gesù è morto al mio posto per i miei peccati:

  1. Non sono colpevole (Romani 3:25–26; 6:23; 8:1).

  2. Non sono sotto la maledizione (Galati 3:13–14).

  3. Non sono sconfitta (Colossesi 2:14–15; Ebrei 2:14–15).

  4. Non sono atterrata (Isaia 53:5; 2 Corinzi 4:8–10).

  5. Non sono abbandonata (Marco 15:33–36; Ebrei 13:5–6).

  6. Non sono impura (2 Corinzi 5:21; 1 Pietro 2:24).

  7. Non sono senza speranza (Romani 5:1–11; 8:18-39).

Queste verità non annullano né minimizzano l’esperienza reale del dolore, e non sono nemmeno una soluzione facile di tipo magico. Ho dovuto ancora mettere il ghiaccio sulle caviglie e indossare i guanti compressivi (oltre ad assumere la mia razione quotidiana di medicine, disintossicanti, ecc.) per poter scrivere stamattina. Sono tutta un dolore. Questo è reale! Ma esse sono come un’ancora dell’anima per non perdermi quando vado alla deriva nel mare dei miei sintomi. Ecco cosa intendo quando dico che la sostituzione penale è come un’ancora—essa mi fa vedere la realtà più profonda che sostiene la mia realtà attuale. Non importa ciò che devo affrontare, possono vivere ogni giorno con la speranza incrollabile che il mio bisogno più grande—scampare dalla giusta ira di Dio— è stato soddisfatto in Cristo. Se Dio nella sua bontà ha fatto la cosa più importante, allora ho fiducia che egli mi aiuterà in queste afflizioni meno importanti e momentanee.

Una dottrina che i santi che soffrono non possono rischiare di perdere

Perché tutto questo parlare della realtà oggettiva? E perché rendere pubbliche le mie debolezze e la mia fragilità con tanto dettaglio? Perché voglio mettere alla luce la natura soggettiva dell’esperienza quotidiana di chi soffre e parlare della potenza della sostituzione penale nel dare stabilità. Credo che il modo migliore per farlo è con un esempio concreto perché non soffriamo mai in modo generico; soffriamo personalmente e individualmente. La mia vita in questo momento è un caos a causa di una malattia cronica. La tua vita potrebbe esserlo a causa di una malattia mentale, di un lutto, del cancro, di relazioni difficili, della disabilità, di genitori anziani o di confusione nella sfera sessuale. O, più probabilmente, per tutta una serie di motivi. Le cause del nostro dolore sono diverse ma la sua natura soggettiva—il caos, la confusione, i dubbi, la disperazione, la frustrazione, tutto questo—è un’esperienza umana condivisa.

Ecco perché i santi che soffrono hanno bisogno della dottrina dell’espiazione sostitutiva penale. Abbiamo bisogno di qualcosa che ci tenga attaccati alla nostra speranza quando la vita ci sta sfuggendo di mano. E’ come la mia amica che paragona la sua esperienza con la sofferenza a quella di un astronauta sospeso nell’oscurità del vuoto cosmico agganciato alla navicella spaziale da un cavo d’acciaio. Ogni analogia viene meno, tuttavia considero la sostituzione penale (quando viene messa correttamente al centro del vangelo) come quel cavo di acciaio che ci impedisce di fluttuare nell’abisso delle false credenze. Quando il cancro, un lutto improvviso o il licenziamento vengono a bussare alla nostra porta, abbiamo bisogno di sapere con certezza che Dio è buono e che è per noi. La sostituzione penale ci assicura egli lo è.

E’ per questo che mi addolora vedere l’attuale tendenza evangelica ad allontanarsi dalla sostituzione penale verso teorie dell’espiazione più soggettive. Oggi le persone vogliono concentrarsi su come l’espiazione dimostra l’amore di Dio per noi o come essa offre un esempio da seguire nella sofferenza o come essa porti pace in un mondo decaduto. Tutte queste cose sulla croce sono vere, ma soltanto nella misura in cui la sostituzione penale ne è al centro. Senza la realtà oggettiva della sostituzione penale, queste posizioni spostano l’enfasi dell’espiazione dall’opera di Gesù sulla croce alla risposta basata sulla nostra esperienza—una risposta, si badi, che chi soffre spesso non è in grado di dare perché stremato dalla sofferenza. Lascio agli studiosi discutere i dettagli di ciò che questo significa per l’evangelicalismo in generale. Qui mi limito a osservare che chi soffre come me è stato privato di molta stabilità e che non possiamo permetterci di perdere la speranza certa che la sostituzione penale offre.

Permettetemi di spiegarmi. Se l’espiazione si regge sulla nostra capacità di rispondere ad essa, non è più una buona notizia. E’ semplicemente un’altra cosa in cui possiamo fallire quando le nostre vite vanno in fumo.

Teorie famose come la teoria dell’influenza morale, la teoria dell’esempio, o la teoria governativa ci dicono di meditare sulla croce finché non siamo toccati dall’amore di Dio per noi o di guardare all’esempio di Gesù nella sofferenza e fare altrettanto o di contemplare la croce e capire quanto il peccato è davvero grave. Sono tutte cose buone, ma al di fuori del soddisfacimento oggettivo della giustizia che viene attraverso Gesù, che muore in modo volontario la morte del peccatore placando così l’ira di Dio, come possono queste teorie non trasformare il vangelo in una legge? E se il vangelo viene cambiato in qualcosa che dobbiamo fare, che dire di quelli di noi che non sono in grado di fare nulla?

Voglio soffrire in modo perfetto come Gesù, ma non posso dirti quante volte sono ricorsa a Netflix e al letto invece che alla Bibbia. Voglio essere toccata dalla croce, ma molte volte il distacco emotivo causato dall’annebbiamento mentale mi impedisce di provare qualcosa. Ecco perché la sostituzione penale è davvero una buona notizia per i santi che soffrono. Essa ci dice che Gesù ha sofferto in modo perfetto al posto nostro e poi è morto per i nostri peccati affinché la giustizia fosse soddisfatta e noi potessimo liberamente godere la vita e l’amore di Dio indipendentemente dal fatto se stiamo avendo una “bella giornata” o una “brutta giornata”.

L’atto d’amore più’ grande che Dio poteva compiere

Non sono qui per erigere e smontare un’argomentazione pretestuosa. Credo che un nobile desiderio di mettere in risalto l’amore di Dio in una società che fortunatamente sta diventando sempre più sensibile all’ingiustizia, all’abuso e alla sofferenza è alla base di molte delle teorie soggettive dell’espiazione. Non è una cosa sbagliata. Anch’io desidero che il mondo sappia quanto Dio è buono e amorevole.

Ma come persona che si trova nel bel mezzo della sofferenza, voglio dire che il più grande atto d’amore che Dio ha compiuto per il genere umano è stato quello di stabilire una giustizia perfetta offrendo il suo Figlio perfetto come sacrificio per i nostri peccati. A causa di questo fatto storico innegabile, possiamo affrontare qualunque prova, incluse quelle più grandi (come la morte e il giudizio) sapendo che siamo salvati dall’ira e che ci è stata promessa una vita di gioia eterna alla presenza di Dio.

Quale bontà! Quale misericordia! Quale speranza incrollabile e vera vita per coloro che soffrono!


Whitney Woollard è una scrittrice, oratrice e insegnante della Bibbia alle donne che vive a Portland, Oregon, dove con il marito Neal fa parte della Hinson Baptist Church. Ha una laurea in studi biblici e teologici presso il Western Seminary e le piace condividere la sua passione per la Bibbia e la buona teologia con gli altri. Puoi leggere altri suoi articoli nel suo sito internet, www.whitneywoollard.com.

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