In che modo cantare con gioia ci influenza e ci forma

Esultare per un gol della tua squadra del cuore allo stadio, gridare "Sorpresa!" ad un amico ignaro della festa che gli hai preparato per il suo compleanno, urlare il brivido delle montagne russe. Noi esseri umani tendiamo ad esprimere a voce alta la gioia e l’eccitazione. 

Non è nemmeno un caso. Dio ci ha creati in questo modo. Egli ci ha dato le corde vocali, e vuole che le usiamo. Infatti, la Bibbia è piena di comandamenti che ci invitano ad usarle con il massimo dei decibel. Il popolo di Dio è invitato continuamente a gridare, esultare e cantare. Un brano in cui vediamo questo è il Salmo 100.

“Mandate grida di gioia al SIGNORE,
abitanti di tutta la terra!  
Servite il SIGNORE con letizia,
presentatevi gioiosi a lui!” (Salmo 100:1-2).

Nel Salmo 100, Dio ci chiede non solo di cantare, ma di farlo con tutto noi stessi. Egli vuole che togliamo i freni inibitori, e c’è una valida ragione per questo. 

Cantare ci influenza dal punto di vista fisiogico 

Gesù è venuto nel mondo, e lo ha lasciato, con un corpo fisico. Come uomo perfetto, Egli ci mostra che ciò che facciamo con il nostro corpo è importante. I nostri corpi non sono solo gli involucri per la nostra vera esistenza; ne sono parte integrale. Avere un corpo ed essere stati creati e plasmati in modo meraviglioso da Dio significa che tutti gli apparati del nostro organismo (ormonale, chimico, neurologico, ecc.) non sono lì per caso, ma di proposito. Perciò quando Dio ci dice cosa fare con i nostri corpi, è per una buona ragione. 

Gli scienziati stanno continuamente scoprendo gli effetti psicologici e fisiologici del cantare, e i benefici sono innumerevoli. Cantare innesca il rilascio di endorfine e abbassa la quantità degli ormoni dello stress, come il cortisolo. Permette al cervello di elaborare le emozioni e passare da un’emozione all’altra, cosa che le parole da sole non sono in grado di compiere. È stato dimostrato che cantare con altre persone è uno dei modi migliori per coltivare un senso di appartenenza e di comunità. 

Utilizzare le nostre corde vocali come Dio ci chiede di fare ci forma, ci guarisce e ci dona una grazia tangibile mentre cerchiamo di onoralo e seguirlo.  

Cantare ci forma spiritualmente 

Abbiamo un corpo, ma abbiamo anche uno spirito, e cantare gioca un ruolo nella nostra sfera spirituale. Le nostre menti e i nostri cuori sono dei campi di battaglia nei quali combattiamo contro il Nemico e il canto è una delle armi migliori nel nostro arsenale con le quali contrattaccare. 

L’altro ieri, ero stressato per una certa cosa che mi era accaduta, e mentre ero in auto con la mia famiglia, lo stress era palpabile. Mia figlia mi chiese come mai non stessi cantando con tutti gli altri la canzone di Shane and Shane che usciva dagli altoparlanti dell’auto a tutto volume. La verità era che non mi andava di cantare. La mia mente era concentrata sulle cose sbagliate; ero preso dal risentimento. Il mio spirito era turbato, e mi sentivo bloccato. Come solo una bambina di sei anni può fare, mia figlia continuò a tartassarmi finché mi misi a cantare anch’io. All’inizio timidamente, ma poi iniziai a cantare per davvero quelle lodi a Dio. Com’era prevedibile, la mia amarezza svanì. Il mio spirito si sentì più in pace. Sembrava impossibile cantare le lodi di Dio a tutto volume e allo stesso tempo serbare in cuore tutte le cose sulle quali il Nemico voleva che mi concentrassi. 

In ultima analisi, la ragione per cui Dio ci chiede di cantare è perché è un mezzo della grazia, che Egli usa per volgere di nuovo il nostro sguardo su di Lui e modellare i nostri cuori a Sua immagine. Egli utilizza i nostri canti come strumenti per cambiarci di gloria in gloria. Questa è la vera benedizione del Salmo 100. Essa non consiste semplicemente nel ricordarci di cantare, ma anche nel ricordarci il motivo per cui cantiamo.

“Entrate nelle sue porte con ringraziamento, nei suoi cortili con lode;
celebratelo, benedite il suo nome.
Poiché il SIGNORE è buono; la sua bontà dura in eterno,
la sua fedeltà per ogni generazione” (Salmo 100:4–5, enfasi aggiunta). 

Tendiamo a pensare al canto e alla lode come a qualcosa che scaturisce dalle nostre circostanze e dalle nostre emozioni. Ma è il contrario. Cantare è qualcosa che facciamo a prescindere della nostre circostanze e che ha lo scopo di guidare le nostre emozioni.

Il salmista basa la nostra ragione per cantare in qualcosa di oggettivo e costante: la bontà e l’amore di Dio. Qualunque siano le circostanze in cui mi trovo, qualunque cosa succeda nella mia vita, nelle mia mente e nel mio cuore, ho abbastanza motivi per alzare la mia voce più forte che mai, perché Dio non è mai meno buono o meno amorevole.

Quando abbiamo abbastanza fiducia in Dio da cantare, anche quando non ci sentiamo di farlo, Egli compie un’opera in noi. Come genitori, chiediamo ai nostri figli di mangiare le verdure, che ne abbiano voglia o meno. Perché? Perché il loro umore non determina se le verdure fanno loro bene o meno. La stessa cosa è vera con il cantare. Noi non cantiamo perché siamo dell'umore giusto per cantare; noi cantiamo perché anche quando non siamo dell'umore giusto, Dio rimane buono. E attraverso il potere fisico, emotivo e spirituale del canto, riconduciamo i nostri cuori alla verità della Sua bontà, una verità che in termini funzionali dimentichiamo sempre. In altre parole, non seguiamo i nostri cuori nel canto; guidiamo i nostri cuori con il canto.

Mandate grida di gioia

L’ambito più importante in cui possiamo praticare la disciplina del cantare è l’adorazione comunitaria. Se sei un pastore, vorrei incoraggiarti a riecheggiare con coraggio la chiamata del salmista nel Salmo 100. Pensa a come potresti incitare con amore la tua chiesa ad alzare il volume del canto. Mostra alla tua gente, dal Salmo 100 e da altri brani scritturali, che Dio desidera che usiamo tutta voce di cui siamo capaci—non perché ci interessi esibirci per Dio o per chi ci sta vicino, ma perché Dio ci ha creati per farlo e userà la nostra voce come un mezzo della grazia.

Se sei un membro di chiesa, pensa a come dovresti impegnarti nel canto nell’adorazione comunitaria. Non è casuale che ci riuniamo nei nostri corpi quando siamo riuniti come il corpo di Cristo. Utilizza le corde vocali che Dio ti ha dato con temerario slancio. È Lui che lo chiede. 

Quando la chiesa è riunita per cantare, ci uniamo agli angeli e ai santi nei luoghi celesti, e facciamo le prove per il giorno in cui canteremo fianco a fianco con loro. Cantiamo in modo tale da onorare questo incredibile privilegio.


Matt Hodges (MA, Dallas Theological Seminary) è il pastore per l’insegnamento della Risen Church a Houston. È l’autore di A Living Hope: Examining History’s Most Important Event and What It Means for the World. Puoi seguirlo su Twitter.

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