Il versetto che mi ha aiutato a diventare un genitore migliore

La mia playlist di genitore prevede brani multipli a ripetizione. “Hai lavato i denti?” è un brano dedicato ai miei quattro figli almeno due volte al giorno. “Non dimenticare di finire i compiti” è la melodia di ogni sabato mattina. “Metti in ordine le scarpe” è in coda un numero incalcolabile di volte. A questi brani aggiungo quasi ogni giorno “Hai letto la tua Bibbia?” e “Ricorda che abbiamo il culto di famiglia alle 7:30” .

Non devi stare a lungo a casa mia prima di sentirmi ripetere.

Per me questa è una delle cose più difficili dell’essere genitori. Se me l’avessero chiesto prima di avere figli, avrei risposto che probabilmente avrei dovuto ripetermi un paio di volte con un bambino di due anni, ma non avrei mai immaginato che, dopo quindici anni, avrei dovuto ancora ricordare ai miei figli di pettinarsi i capelli.

Molti anni e quattro figli dopo, fare il genitore ha bruscamente rivelato la mia tentazione a essere impaziente. Man mano che la giornata avanza, la mia voce si fa più stridula dopo ogni ripetizione. La mia bocca fa una smorfia mentre forma continuamente le stesse parole. I miei capelli si arruffano per l’affronto della terza persona di fila vuole sapere che cosa c’è per cena.

Sistemi migliori o un cuore migliore?

Forse potrei applicare sistemi più efficienti a casa mia per ridurre il numero di volte che devo dire la stessa cosa. Sono certa che da qualche parte ci sia un guru su Instagram che potrebbe vendermi una lavagnetta carina con una checklist quotidiana che possa farmi risparmiare il fiato materno.

Ma i miei figli non sono il prodotto di una catena di montaggio, e non sono sicura di voler delegare la ripetizione di verità importanti come: “Ti voglio bene”, e “Guarda a Gesù” e “Hai letto la tua Bibbia?” Certe cose vanno dette.

Come se non bastasse, nemmeno un’organizzazione di famiglia ottimale basterebbe a allontanare il mio cuore dall’impazienza. Una volta risolto il problema di ricordare ai miei figli di appendere i loro giubbotti, sono sicura che mi arrabbierei per il loro bisogno di essere aiutati con i compiti di matematica o di grammatica. Sarei frustrata per dovergli spiegare per l’ennesima volta i passi da fare per risolvere i conflitti tra loro. Potrei persino risentirmi per il fatto che continuano a pensare che la salvezza è qualcosa che devono meritarsi facendo i buoni, nonostante abbia detto loro tante volte che è solo per grazia.

Devo confessare che il mio problema con il dovermi ripetere è un problema che riguarda il mio cuore.

Paolo, il genitore paziente

A un genitore impaziente come me l’apostolo Paolo mostra una via più eccellente. Proprio nel mezzo della sua lettera alla chiesa di Filippi, Paolo dice: “Io non mi stanco di scrivervi le stesse cose, e ciò è garanzia di sicurezza per voi” (Filippesi 3:1).

Paolo sapeva che cosa voleva dire doversi ripetere. Mentre viaggiava nel mondo allora conosciuto, predicava sermoni, fondava chiese e scriveva lettere, egli raccontò ripetutamente il messaggio del Vangelo. Solo il cielo rivelerà esattamente quante volte Paolo annunciò “Gesù Cristo e lui crocifisso” (1 Corinzi 2:2).

In determinate chiese, egli dovette anche rivedere lezioni che i credenti avevano dimenticato o ignorato, e che erano particolarmente importanti. Ai Corinzi, egli ripetè le basi della fede cristiana (vedi 1 Corinzi 3:1-2). Ai Galati, egli lanciò diversi avvertimenti contro l’ascoltare i falsi insegnanti (vedi Galati 1:9). E ai Filippesi rivolse quattro volte nel volgere di quattro capitoli il comando “Rallegratevi!” (Filippesi 2:18; 3:1; due volte in 4:4).

Le lettere di Paolo sono piene di cose che egli aveva già detto. Ma, diversamente da me, quando ripeteva se stesso egli non lo faceva a denti stretti.

Che cosa possiamo dunque imparare dall’esempio di Paolo che può aiutarci a diventare dei genitori pazienti?

Le chiavi per la pazienza

Per prima cosa, in Filippesi 3:1 Paolo scrive che ripetere le stesse cose non lo stanca. Ciò sorprende perché spesso la nostra impazienza nasce dal fatto che ripeterci ci appare come un gran fastidio. Ricordare regolarmente ai miei figli di prepararsi il pranzo, lavarsi i denti e fare i compiti per casa è un peso, e non da poco.

Ma Paolo ci mostra che se amiamo il nostro prossimo, essere pazienti non dovrebbe essere un’imposizione. Giacobbe lavorò sette anni per Rachele, “e gli parvero pochi giorni, a causa del suo amore per lei” (Genesi 29:20). Paolo amava i Filippesi “con affetto profondo in Cristo Gesù” (Filippesi 1:8), perciò non lo infastidiva ripetere le cose diverse volte. Dovremmo amare i nostri figli a tal punto che dire continuamente le stesse cose non è una tragedia.

Secondo, Paolo dice che ripetere le sue esortazioni era per loro “garanzia di sicurezza” (Filippesi 3:1). Paolo comprendeva che poteva fare un gran bene ai Filippesi semplicemente mostrando pazienza con loro. In modo simile, quando parliamo con pazienza ai nostri figli possiamo incoraggiare i loro cuori, equipaggiarli con la verità, spronarli all’obbedienza e guidarli a Cristo.

Ricordare gentilmente ogni giorno ai miei figli di essere gentili, di impegnarsi e di guardare a Cristo non è una cosa marginale. Devo ricordare loro le cose perché loro —come me—tendono a dimenticare. Quando ripeto una cosa, i loro cuori sono condotti in un luogo sicuro.

Gesù, il genitore paziente

La pazienza del genitore Paolo rispecchia fondamentalmente quella di Gesù, di cui Isaia profetizzò: “Non frantumerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante” (Isaia 42:3). Se Dio non fosse stato paziente con noi, saremmo stati consumati all’istante dalla sua ira.

Ma il nostro Signore ha avuto pazienza con noi: perdonando i nostri peccati, dandoci il suo Spirito, ascoltando le nostre preghiere e istruendoci continuamente nella sua Parola. Egli ha fatto tutte queste cose senza stancarsi perché esse sono garanzia di sicurezza per noi, i suoi amati figli.

E così, in Cristo, posso rispondere a richieste continue di snack e ricordare ripetutamente il culto di famiglia con grazia. Ripetere le stesse cose ai miei preziosi figli non è affatto un fastidio per me, ed è una garanzia di sicurezza per loro.


Megan Hill è la moglie di un pastore e vive in Massachusetts. È redattrice di The Gospel Coalition ed autrice di diversi libri, tra cui: Partners in the Gospel: 50 Meditations for Pastors’ and Elders’ Wives e A Place to Belong: Learning to Love the Local Church . Fa parte della West Springfield Covenant Community Church (PCA). Puoi seguirla su Twitter o Instagram.

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