Il mio rimpianto sul modo in cui ho condiviso la visione
“Qual è il tuo più grande rimpianto nell’ultimo anno?” La domanda di mia moglie squarciò il silenzio. Per la prima volta dopo mesi avevamo trascorso una giornata tranquilla insieme. Iniziammo a parlare della pandemia di quest’anno, dei disordini, della confusione politica e di altro ancora.
La mia risposta mi sorprese. Ho molti rimpianti legati al nostro matrimonio, alla nostra famiglia, alla mia santità personale e alla nostra chiesa. Ma la cosa che mi ha sorpreso è stata la facilità con cui sono stato in grado di individuare un rimpianto che spiccava su tutti gli altri.
Il modo in cui ho condiviso la visione per la nostra chiesa.
Da persona con una mentalità imprenditoriale che ama passare il tempo con la testa tra le nuvole, la mia ammissione sorprese entrambi. Iniziando a scavare per capire quello che si nascondeva sotto quell’affermazione, una cosa divenne chiara: i membri della nostra piccola chiesa di nuova fondazione avevano sofferto quando le aspirazioni non si erano tramutate in realtà.
Ho trascorso un numero incalcolabile di ore a creare la visione perfetta, e il nostro nucleo di base aveva fatto molti sacrifici per accompagnarci in questo viaggio nella fondazione di una chiesa principalmente a causa di questa visione. Ma quando la visione e l’esperienza non sono andate di pari passo, tutto si è sgonfiato. Le persone si sono disilluse. Presto è subentrata la delusione. Avevo la sensazione che tutti stessero urlando in segreto: Non era questo quello che ci aspettavamo quando ci siamo imbarcati in questa avventura.
Condividere la visione per la nostra chiesa in via di fondazione è una cosa buona. Ma la visione non dovrebbe comunicare soltanto la nostra missione; essa dovrebbe essere al servizio della nostra gente. Ora che sono passati diversi mesi da quando ho stabilito il passo e il tono della nostra chiesa, sto riflettendo sui modi in cui avrei voluto fare le cose diversamente.
Se ne avessi l’opportunità, tornerei indietro ed eviterei questi tre errori nel condividere la visione.
1. Avere un focus limitato
Amo l’evangelizzazione tanto quanto il prossimo fondatore di chiesa. Il mio cuore batte per i perduti, e perdo la testa ogni volta che assisto ad un battesimo. Non tolgo mai il piede dal pedale del gas di sviluppare una cultura di moltiplicazione. Tuttavia, nel condividere costantemente una visione di chi volevamo raggiungere, stavo trascurando le persone che avevamo già raggiunto. Spesso mi lamentavo per le persone che non erano alle nostre riunioni anziché servire quelle che c’erano. Rimpiango di aver condiviso una visione con l’obiettivo principale dell’evangelizzazione. E’ una visione limitata del nostro ruolo nella missione. Il nostro obiettivo principale è il discepolato. L’evangelizzazione è soltanto la porta d’ingresso al discepolato (Matteo 28:16-20). E sono convinto che un intenso discepolato del popolo di Dio porti a un’evangelizzazione di ampia portata del futuro popolo di Dio.
2. Stabilire degli standard non realistici
La nostra chiesa è uscita in fretta dai cancelli, ed è stato esaltante! E questo ha stimolato anche il mio appetito. Volevo di più, e non era mai abbastanza. Nel condividere con le migliori intenzioni la visione di servizi multipli, un programma residenziale interamente finanziato, innumerevoli battesimi e moltiplicazione di chiese, i nostri membri si domandavano se fossero troppo ordinari per essere qui.
Ogni goccia di visione che instilliamo nella nostra congregazione crea standard e genera aspettative. Nella smania di mantenere la nostra chiesa piena di slancio, la mia visione si era concentrata sul portare frutto a spese della fedeltà. La nostra chiesa ha avuto difficoltà a fare in modo che la nostra identità ricevuta per grazia producesse azioni alimentate dalla grazia. Invece, abbiamo enfatizzato l’azione sull’identità, il fare sull’essere. Non c’è da stupirsi se poi le persone si sono stancate.
Gli standard creati dalla nostra visione devono confrontarsi innanzitutto con la grazia incredibilmente generosa che abbiamo nel Vangelo. Eravamo perduti, morti e orfani. Ma Cristo ci ha trovati, ci ha dato vita e ci ha adottati nella sua famiglia (Efesini 2:1-9). Voglio che la mia chiesa comprenda questo prima di ogni altra cosa.
3. Ignorare discrepanze evidenti
Alla Story Church, stiamo imparando la netta (e dolorosa) differenza tra aspirazione e realtà. Siamo una chiesa che prega, ma non siamo ancora una chiesa orante. C’è una differenza. Per la grazia di Dio, ci stiamo muovendo nella direzione di diventare una chiesa orante, ma fino a quando non lo saremo, c’è un vuoto che deve essere colmato nella nostra devozione alla preghiera.
Nel condividere la visione, occorre fare attenzione a sottolineare che solitamente sono necessari anni di duro lavoro prima che le nostre aspirazioni diventino realtà. E ciò richiede che tutti facciano la loro parte. Ancora peggio è quando le persone vengono in chiesa entusiaste della visione che abbiamo condiviso, ma che ben presto diventano scontente quando hanno la sensazione che gli è stata venduta aria fritta.
Sono dispiaciuto per il mio modo di procedere nel condividere la visione per la nostra chiesa. Ma anche nel mio dispiacere, il Signore è stato buono da ricordarmi che, alla fine, non riguarda me o la mia visione. Questa è la sua chiesa, ed è la sua visione esposta nella sua Parola che conta.
Dio riporterà in vita un immenso numero di peccatori morti (Apocalisse 7:9). Egli glorificherà se stesso attraverso un popolo che celebrerà la sua misericordia (Isaia 43:25; Salmo 25:11). Egli moltiplicherà la sua chiesa in ogni angolo di questo mondo redimendo gente da ogni tribù, lingua e nazione (Marco 16:15; Apocalisse 7:9). E per fare questo egli si servirà del suo popolo, armato con la sua Parola e ripieno del suo Spirito (Atti 1:8; Romani 1:16-17).
Fondatori di chiesa, investiamo meno tempo a condividere la visione perfetta per le nostre chiese, ed invece viviamo e guidiamo il gregge con la visione di Dio per la sua chiesa.
Travis Cunningham (MDiv, Western Seminary) e sua moglie, Katy, hanno due figli, Peyton e Owen. Nato e cresciuto a Rancho Cucamonga, ha avuto la visione di fondare un movimento del Vangelo nella sua città natale che si estende dalla California meridionale fino alle estremità della terra. Ha fondato Story Church, di cui ora è pastore per la predicazione e la visione. Ha servito il Signore in Oregon e in Texas, e più recentemente alla The Village Church di Flower Mound, Texas.
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