Il giorno che abbiamo visto il Campidoglio cadere

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Preambolo di JD Gilmore. 

Impensabile.

Pochi giorni fa il mondo ed io siamo rimasti allibiti vedendo scene inimmaginabili. Il celeberrimo Campidoglio, simbolo della democrazia, della terra della libertà, preso d’assalto da una orda fuori controllo. Spettacolo (davvero!) ripreso in diretta e rilanciato ovunque in tempo reale. Il culmine di mesi di tensioni, di batti e ribatti. Un giorno funesto per la democrazia statunitense, una sconfitta per tutti. 

Io non ho origini statunitensi e non ho quindi una chiave di lettura di prima mano. Vedere la protesta inferocita, mista con la mania dei selfie, delle riprese, di questo senso del ‘c’ero anch’io’ francamente mi ha lasciato di stucco. Mentalmente mi son fatto un’appunto: Oggi Washington. Domani Londra? Roma? 

Mentre guardavo mi frullava in testa: ma com’è possibile? Come si fa ad arrivare a tanto. Lasciamo stare tutto il contorno dibattuto di complotti e negazioni, di fake news e proclami velleitari. Lasciamo stare i toni roventi di commenti sprezzanti sugli altri. E lasciamo stare poi il fatto che tutto questo avviene in un momento drammatico di pandemia globale con proprio USA al n.1. Il dramma nel dramma. E lasciamo stare, ovviamente la pressoché totale assenza di mascherine e, neanche a pensarci, di distanziamento anti-Covid… 

Ma, come si fa, questa beffa suprema: striscioni e scritte con Christian, Jesus, God… - che c’entra con questo marasma? Paladini del vangelo? Crociata del 21° secolo? E le croci, poi? Mentre lì due passi si allestiva una ‘forca’ simbolica… 

Quale lettura dare a tutto ciò? 

Insomma, USA, è questo il cristianesimo di cui faccio parte, il ‘dio’ in cui credo, la ‘verità’ che trovo nel Libro Sacro? 

Pieno di pensieri, come, immagino, tanti di voi, mi è stato utile leggere l’articolo di Collin Hansen, che riportiamo di seguito. Una testimonianza ‘a caldo’, che propone una difficile e dolorosa lettura di quanto è accaduto. Traspare una grande perplessità, ma anche fondamentali elementi chiari, ineluttabili… Tante frasi cariche di significato. Una buona occasione per sentire ‘first-hand’ da un uomo di Dio. Buona, e attenta, lettura.

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6 Gennaio 2021. Il sesto compleanno di mio figlio. Una data che nessuno di noi dimenticherà facilmente.

Ho portato mio figlio nel mio ufficio perché potesse vedere gli eventi che si stavano svolgendo nel Campidoglio. Volevo che lui sapesse perché tutti avrebbero ricordato il suo compleanno. Il primo giorno di scuola virtuale del 2021 ha trascorso la mattina a studiare Abraham Lincoln e George Washington, poi ha trascorso il pomeriggio a studiare Donald Trump.

Da genitore guardi le cose in modo diverso. Ti preoccupi del futuro. Ti chiedi quale tipo di nazione, quale tipo di chiesa tuo figlio erediterà. Cerchi di immaginare come dev’essere guardare con gli occhi di un bambino che va ancora all’asilo, alle pistole spuntare nell’aula del Senato degli Stati Uniti. Cerchi di spiegare perché la bandiera confederata è stata fatta sfilare per i corridoi del Congresso degli Stati Uniti.

Cerchi di spiegare perché così tante famiglie e amici difendono la causa che ha portato questi dimostranti ad aprirsi un varco tra la Polizia del Campidoglio e occupare poi i banchi del Senato. Cerchi di spiegare perché queste persone considerano un loro dovere da cristiani impedire una pacifica consegna del potere.

Ma non riesci a spiegarlo, perché non riesci a trattenere le lacrime.

Sono stati quattro lunghi anni.

Una fede incrollabile

Circa 20 venti anni fa ho lavorato in quell’edificio, come semplice stagista per il membro del congresso, J. C. Watts e la House Republican Conference. La sera raccoglievo fondi per il Comitato Nazionale Repubblicano e il Presidente George W. Bush. Andai a Washington per servire la mia nazione nel periodo a ridosso degli attacchi del 9/11 che sconvolsero i miei anni del college. Vi andai per aiutare il deputato Watts a mettere a punto quello che sarebbe diventato il Dipartimento di Sicurezza Nazionale. Andai per mettere in pratica la mia fede - difendere gli Stati Uniti, proteggere i non nati e preservare la libertà dei cristiani di tutto il mondo di adorare Dio.

Alla fine lasciai, senza alcun desiderio di ritornare, almeno non per lavorare in politica.

Quattro anni fa molti di noi che seguono da vicino la politica eravamo rimasti sorpresi dalla vittoria del Presidente Trump. Persino molti di noi, pur non avendolo votato, speravamo e pregavamo che avvenisse il meglio. In passato ci eravamo sbagliati; forse ci saremmo sbagliati di nuovo. Conoscevamo molti amici e famiglie di buona fede che avevano votato per lui, pur a malincuore, e volevamo che avessero ragione. Volevamo giustificarli. Volevamo che il Presidente Trump si dimostrasse all’altezza. Volevamo che l’Ufficio Ovale lo potesse cambiare, che suscitasse riserve di coraggio e carità, di modestia e umiltà.

A volte questo lo abbiamo visto. L’ultima volta che ho invitato mio figlio ad assistere a un evento politico è stata la presentazione di Amy Coney Barrett come terza nominata dal Presidente Trump alla Corte Suprema. Volevo che lui sapesse della speranza che nutrivo che durante la sua carriera madri e padri non avrebbero più avuto il permesso di mettere a morte i loro figli, che il diritto di esercitare la nostra fede datoci da Dio e previsto dalla costituzione sarebbe stato tutelato, nonostante la nostra fede stia diventando sempre più emarginata.

Volevo che lui avesse una figura da poter ammirare, mentre lei serviva la sua nazione difendendo la nostra Costituzione.

Oggigiorno è difficile trovare figure di riferimento. Come si può provare ammirazione per un presidente che accoglie la violenza quando essa è al servizio della sua causa? O per il politico di turno quando dice bugie perché aspira all’apprezzamento delle sue folle che lo adorano? O per i leader di chiesa quando inoltrano le stesse bugie, o che stanno in silenzio e lasciano il discepolato politico alle trasmissioni radiofoniche?

Sono stati quattro lunghi anni.

Sono orgoglioso di essere un americano, ma non ho argomenti da presentare a nostra difesa a fratelli e sorelle nel mondo, curiosi e confusi mentre guardano il nostro Campidoglio sotto assedio. Non ho alcuna spiegazione per questo. Non so come questo sia potuto accadere. Non so come una nazione con così tante chiese abbia potuto permettere che questo accadesse. Non mi spiego come mai così tanti cristiani professanti abbiano voluto che questo accadesse.

E non so come questa cosa finirà.

Penso alla prossima generazione che guarderà la forca eretta nel lato ovest del Campidoglio. Sono nato poco dopo l’insediamento del Presidente Ronald Reagan, e solo una settimana prima del giorno in cui gli spararono. Sono cresciuto pensando che bisognava ammirare i politici.

Adesso so come stanno le cose. I politici ci rispecchiano. Hanno paura di noi. E il 6 Gennaio del 2021 ci fa capire il perché.

Dio non si vergogna

Non sta a me cercare di capire che cosa accadrà a Washington, D.C. Mi sono lasciato alle spalle quella vita 20 anni fa. Possiamo pregare affinché la legge e la giustizia prevalgano, e che Dio protegga la città e il governo che egli ha costituito per il nostro bene (Romani 13:1).

Mi concentro pertanto sulla chiesa. Non può piacerci quello che siamo diventati durante questi ultimi quattro anni. Non avrei mai sospettato di vedere ciò che ho visto da amici di vecchia data, da parenti, da mentori in cui avevo fiducia e che ho ammirato. Una cosa è difendere i valori conservatori —in cui credo tuttora e che condivido con molti che hanno votato per il Presidente Trump. Ma niente di quanto abbiamo visto oggi, e che abbiamo visto sin dal 3 Novembre, è conservatore. E non è neppure una sorpresa per chiunque abbia ascoltato il Presidente Trump. E’ stato lui a volere questo, e l’ha avuto.

Ci deve essere una via migliore.

C’è una via migliore.

A pochi isolati di distanza dal Campidoglio, in quell’estate del 2002, trovai un rifugio inatteso. Preso tra due lavori non avevo molto tempo libero. Tuttavia era un piacere adorare mattina e sera con i santi della Capitol Hill Baptist Church. Prima di andare lì per la prima volta non sapevo niente di quella chiesa. In quel periodo non conobbi il pastore senior, che predicò una sola volta quell’estate. Eppure in questa chiesa trovai ciò che non vidi mai nel Campidoglio degli Stati Uniti. Trovai una gioia reale e duratura. Trovai uno scopo eterno. Trovai unità all’interno del disaccordo politico. Trovai una buona notizia che nessuna elezione avrebbe potuto ribaltare. Trovai una chiamata a servire una causa molto più grande di me stesso, molto più grande di qualunque nazione.

Trovai una fede più profonda e incrollabile in Gesù Cristo.

Il mondo non ha bisogno di croci erette davanti al Campidoglio mentre gli spari riecheggiano dentro la camera del Senato. Il mondo ha bisogno di ciò che ho trovato in quella chiesa a Capitol Hill. Il mondo ha bisogno di una chiesa che vive per un altro mondo, per un “regno che non può essere scosso” (Ebrei 12:28-29). La chiesa ha bisogno di uomini e donne di fede, “forestieri e pellegrini sulla terra”, che cercano la loro patria nei nuovi cieli e nella nuova terra, che cercano una patria migliore, una patria celeste (Ebrei 11:13-16).

Provo vergogna per quello che ho visto oggi. Ma Dio non si vergogna del suo popolo. Ha preparato per noi una città—non Washington, ma la nuova Gerusalemme. Se insieme cercheremo questa città, se ci umilieremo per quello che siamo diventati, ci prostriamo ravveduti, affidandoci alla misericordia di Dio, allora potremo mostrare ancora a questo mondo la via migliore. Non una croce sotto la quale marciare sul Campidoglio, ma una croce sulla quale il nostro Salvatore ha sofferto con gioia affinché fossimo salvati dal peccato.


Collin Hansen è il vicepresidente per il contenuto e redattore capo di The Gospel Coalition. Ha scritto e contribuito a molti libri, il più recente dei quali è Gospelbound: Living with Resolute Hope in an Anxious Age, e conduce il podcast Gospelbound. Ha ottenuto un dottorato in teologia presso la Trinity Evangelical Divinity School e una laurea triennale in giornalismo e storia presso la Northwestern University. Ha curato la pubblicazione di Our Secular Age: Ten Years of Reading and Applying Charles Taylor e The New City Catechism Devotional, tra vari altri libri. Lui e sua moglie fanno parte della Redeemer Community Church a Birmingham, Alabama, ed è membro del consiglio consultivo della Beeson Divinity School.

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