Il desiderio pericoloso per la crescita della chiesa

Ogni fondatore di chiesa comincia la sua opera con il desiderio che la sua chiesa cresca.

Tuttavia, quello a cui spesso non facciamo caso—mentre corriamo su e giù con tutti i nostri piani, preghiere e strategie—è il desiderio letale di costruire il nostro impero. Questo desiderio per la crescita della chiesa, se lasciato senza controllo, porterà a conseguenze catastrofiche.

Esiste un tipo di desiderio per la crescita della chiesa che può rivelarsi mortale per te, per la tua famiglia e per la tua chiesa perché le motivazioni che ne stanno alla base sono mondane.

Esiste un’impostazione mentale nel ministero che appare ammirevole—che potrebbe anche usare la terminologia evangelica corretta—ma mentre ti avvicini, l’odore è inconfondibile. Profuma di Babele (Genesi 11:1-9).

Le motivazioni contano

Nel suo libro Il pastore imperfetto, Zack Eswine parla del potenziale esplosivo del desiderio nei leader di chiesa: “Il desiderio è come un fuoco d’artificio. Gestito con saggezza, riempie il cielo notturno di luce, colori, bellezza e gioia, ma se è gestito male può incendiare il tuo quartiere”.

Come fondatore di chiesa e pastore, devo combattere ogni giorno con l’egoismo e l’impazienza, respirando l’aria tossica di una cultura di chiesa che in generale è più pronta ad applaudire i risultati veloci rispetto ad una santa longevità. 

Sentimenti di esaltazione per i miei doni e senso di inadeguatezza si alternano contendendosi l’attenzione del mio cuore. E questo è solo lunedì mattina.

La battaglia è reale, e lo è pure la tragica realtà che molte chiese di nuova fondazione, per diverse ragioni, non sopravvivono. Questo spesso porta ad avere fondatori di chiesa che si sentono obbligati a dover crescere velocemente per sopravvivere alle fasi iniziali di una nuova chiesa.

Ma quando cercare di produrre risultati va a scapito di costruire su un fondamento evangelico con motivazioni bibliche, è come cercare di erigere un grattacielo su un lago ghiacciato.

Associa la tua identità ai tuoi successi, e il risultato sarà tanto prevedibile quanto evitabile. Che si tratti del fuoco delle prove, di una fase di stallo della nuova chiesa o della diminuzione della tua capacità di produrre risultati impressionanti, quando il ghiaccio congelato di un’identità messa nel posto sbagliato si scioglie, il risultato è la catastrofe. Ogni singola volta (Proverbi 16:18).

Potrebbero volerci mesi o decenni, ma alla fine, l’egoismo incontrollato romperà il ghiaccio, e le macerie colpiranno tutte le persone coinvolte.

Una lezione dal Dr. Seuss

Mentre pensiamo a come sarà la chiesa che fonderemo e preghiamo per essa, sogniamo (giustamente) una chiesa che cresce, porta frutto e si moltiplica. Quale pastore non desidera questo?

Il pericolo viene quando crediamo che Dio ci debba quel tipo di chiesa. Quando iniziamo a pensare che il successo nel ministero sia qualcosa che meritiamo per tutti gli sforzi che facciamo. Quando diventiamo come Yertle, la tartaruga creata dal Dr. Seuss, e supponiamo che i nostri doni siano sotto-utilizzati nella sfera di influenza del regno che ci è stata assegnata.

Ricordi come l’ambizione e la presunzione si sono insinuate sottilmente nel cuore della tartaruga re? La storia inizia così:

Su una lontana isola di Salamasond, Yertle la tartaruga era il re dello stagno.

Un bello stagno piccolino. Era pulito, era terso. L’acqua era tiepida. C’era abbondanza di cibo.

Le tartarughe avevano tutto ciò di cui avevano bisogno. Tutte erano felici, molto felici.

Finché un giorno il re di tutte loro decise che il regno che governava era troppo piccolo.

“Sono il padrone di tutto quello che vedo, ma non vedo abbastanza, ed è questo il problema.

Con questa pietra per trono, sono troppo in basso, non posso alzare lo sguardo verso i posti che sono oltre.

Il trono su cui siedo è troppo basso. Dovrebbe essere più alto!” disse con cipiglio.

“Se potessi sedermi in alto, quanto sarei più grande! Che re! Sarei governatore di tutto ciò che vedo!”

— Theodor Geisel (Dr. Seuss)

Yertle è l’emblema della supponenza. Coloro che egli era chiamato a servire furono trasformati in una piattaforma da cui poter essere visto. E i risultati furono, com’è prevedibile, catastrofici.

Ma quello che forse è ancora più spaventoso di Yertle è che la dimensione dello stagno è irrilevante.

Persone come Yertle possono trovarsi in una pozzanghera o nell’Oceano Pacifico. Persone come Yertle possono trovarsi in gruppi di 20 persone o in megachiese di 20.000 persone.

Il fascino dell’ambizione

Brennan Manning una volta avvertì che "l’ambizione di essere una star nel corpo di Cristo è allettante e seduttiva; è pure diabolica, l’affascinante nemico di ogni spirito di servizio e di amore”.

In cima alla scala dell’ambizione vanagloriosa non c’è una corona, ma un cappio. Se Aman insegna qualcosa ai fondatori di chiesa, è che coloro che esaltano se stessi di solito finiscono per essere appesi al cappio del loro successo (Ester 7:9-10).

Per contrasto abbiamo l’umile esempio del Salvatore incarnato. Noi seguiamo le orme di Cristo, che “non è venuto per essere servito, ma per servire” (Marco 10:45). Dobbiamo rifiutarci di usare la sua sposa per ricevere gli applausi. 

Se Dio ci chiama a fondare o guidare una chiesa, ricordiamoci che la nostra influenza pastorale non è al servizio dei nostri sogni, ma del popolo di Dio. Qualunque piattaforma ci dia Gesù, non va usata come un’opportunità per sfoggiare i nostri doni, ma per mostrare la sua gloria.

Molto da fare, niente da dimostrare

Tutto questo non significa che non dovremmo avere degli obiettivi, coltivare l’eccellenza nei doni di leadership, o desiderare di vedere i ministeri della chiesa crescere. Al contrario, Gesù loda un amministratore fedele (Matteo 25:20-211), e la santa aspirazione che più persone lo conoscano e si dilettino in lui è un desiderio suscitato dallo Spirito Santo.

Anche se le due cose si assomigliano in molti modi, la distinzione tra aspirazione santa e ambizione mondana è alla fine rivelata dalla nostra disponibilità a non essere visti. A non prendere nessun merito. Lasciare a Cristo ogni singolo applauso umano. 

Lasciatemelo dire in un altro modo, con una domanda che utilizzo per vagliare il mio cuore: Se Dio dovesse rispondere ognuna delle mie preghiere per un risveglio e un rinnovamento nella mia città—e scegliesse di farlo principalmente attraverso un’altra chiesa—mi rallegrerei semplicemente perché egli ha compiuto una grande opera? È una domanda che ci umilia e ci ricorda la prospettiva eterna che dobbiamo avere per fondare chiese sane.

Dopotutto, non possediamo già un’eredità di ricchezze infinite per il semplice fatto che siamo figli di Dio (Efesini 1:18-19)? Come dice Thomas Brooks: “Cristo non ha donato se stesso per te? Una sola goccia della sua grazia non vale più di diecimila mondi? Perché allora dovresti invidiare i doni che egli dà agli altri?”

Questo è quello che il Vangelo ci dichiara: Pur non avendo diritto a nulla, in Cristo, abbiamo ricevuto tutto. E a causa di questa realtà, possiamo darci a fondare, pascere e servire chiese con tutto quello che abbiamo (1 Corinzi 15:10).

Pastore, ricorda questo: Tu appartieni a Gesù. Hai molto da fare, e niente da dimostrare.


Adam Ramsey ama veramente Gesù e prende sul serio la gioia. È il pastore di Liberti Church a Gold Coast, Australia, ed è il direttore del network Acts 29 Australia, Nuova Zelanda e Giappone. Adam è pure l’autore di Truth on Fire: Gazing at God until Your Heart Sings. Le parti che preferisce della vita includono l’essere sposato con Kristina, creare ricordi con i loro cinque figli e ridere a tavola durante un buon pasto. Puoi seguirlo su Twitter.

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