I fondatori di chiesa sono amministratori, non padroni
Nei primi anni del 2000, fu trasmesso uno spot televisivo di una nota azienda americana di servizi finanziari in cui si vedevano diverse persone affacciarsi dalla finestra di casa e urlare: “Sono i miei soldi, e mi servono adesso!” Lo spot finiva con il testimonial aziendale che diceva: “Sono i tuoi soldi; usali quando ti servono”.
Molti considerarono la pubblicità insulsa, tuttavia si rivelò efficace, vincendo persino dei premi. Ad ogni modo, quello che più mi colpisce dello spot è la precisione con cui illustra la nostra inclinazione naturale verso i soldi e i possedimenti.
Come peccatori egoisti, tendiamo a credere alla bugia che tutto quello che ci è stato dato ci appartiene. Ho lavorato tanto per averlo. Ho sicuramente il diritto di farne ciò che voglio.
Il pastore di una chiesa che lui stesso ha fondato non fa eccezione. Potrebbe essere propenso a considerare la chiesa che ha fondato come una sua proprietà, anziché di Dio. Ma la Bibbia parla chiaro: siamo amministratori, non padroni.
Amministratori dei doni di Dio
Dio possiede ogni cosa. “Al SIGNORE appartiene la terra e tutto quel che è in essa” (Salmo 24:1). In altre parole, non esiste un singolo atomo nell’universo che non appartenga a Dio. Se questo è vero, allora la stessa cosa vale per ogni centesimo di euro.
Nella sua sapienza, Dio ci ha affidato ciò che gli appartiene per amministrarlo. L’amministrazione è l’uso diligente e la gestione attenta dei beni di una persona che sono stati affidati a un’altra persona. Gli amministratori non possiedono nulla. L’amministratore non deve far altro che agire nell’interesse del proprietario effettivo dei beni.
Una volta lavoravo per uno studio di consulenza finanziaria come direttore creativo e wealth coach. Ho imparato più sui soldi in un anno di quanto avessi imparato in tutta la mia vita. La relazione tra un consulente finanziario e un cliente è, in effetti, un’ottima illustrazione dell’amministrazione.
Il cliente ha un patrimonio che affida al consulente finanziario affinché questi gli faccia da fiduciario. Il fiduciario è obbligato dalla legge a fare gli interessi del suo cliente. Ogni violazione della responsabilità fiduciaria è pesantemente punita dalla legge.
In altre parole, se un consulente finanziario dovesse agire in modo da trarre un vantaggio per se stesso a discapito del cliente, il consulente finanziario è venuto meno al suo dovere di fiduciario e deve essere chiamato a rispondere del suo operato.
In un modo simile, il delitto più grande che possiamo commettere come amministratori è di trattare quello che appartiene a Dio come se fosse nostro. Quando abusiamo dei suoi doni buoni, dimostriamo una profonda incomprensione del nostro ruolo di amministratori.
Amministratori fedeli e amministratori infedeli
In Luca 12:42-48, Gesù racconta la parabola del servo fedele e del servo infedele. Il servo fedele e saggio è chiamato beato perché il padrone, al suo ritorno, lo trova intento a svolgere bene il proprio compito. Il suo padrone lo ricompensa affidandogli una responsabilità ancora maggiore.
Poi Gesù rivolge la sua attenzione al servo infedele. Presumendo che il padrone abbia ritardato la sua venuta, egli percuote i servi e si mette a mangiare e a ubriacarsi. Quando il padrone ritorna e scopre la pessima gestione del servo, lo punisce e gli assegna la sorte degli infedeli.
Gesù mette in risalto la necessità di essere bravi amministratori. Come amministratori del Signore sovrano, dovremo rendere conto di come abbiamo amministrato tutto quello che ci è stato affidato: soldi, tempo, famiglia, amicizie, possedimenti.
Se usiamo quello che Dio ci ha affidato per la sua gloria, al servizio degli interessi del suo regno, saremo beati. Ma se ci comportiamo da padroni —venendo meno alla nostra responsabilità di amministratori—saremo puniti.
L’amministrazione nella fondazione di chiese
L’avvertimento di Gesù può essere direttamente applicato al pastore fondatore di chiesa: come servo della casa di Dio, sotto la signoria di Cristo, è sua responsabilità pascere il gregge di Dio. Un bravo pastore del gregge di Dio sa di essere un amministratore, non un padrone.
Questo compito può mettere a dura prova i pastori che fondano chiese. Come un imprenditore, chi fonda una chiesa ha la tendenza ad avere uno spiccato senso di proprietà, forse anche di più di altri pastori. Spesso lavora a lungo e duramente: fonda la chiesa, provvede al nutrimento del gregge, e fa sacrifici. Tutto ciò è giusto e buono. Ma una volta che arriva il raccolto, è facile considerare tutto ciò per cui ha lavorato come se fosse suo.
In 1 Corinzi 3:5-9, Paolo spiega che lui ha piantato e Apollo ha annaffiato, ma Dio ha fatto crescere la chiesa. Paolo e Apollo erano dei semplici servi mediante i quali i Corinzi hanno creduto nel vangelo. Non erano i padroni della chiesa da prendersi il merito per la sua crescita; erano amministratori che Dio nella sua grazia ha usato per compiere i suoi scopi.
Se la storia della chiesa ci ha insegnato qualcosa, è questo: i pastori che fondano chiese sono più pericolosi per il loro gregge quando si comportano come se fossero padroni —uomini che credono che il popolo di Dio appartenga a loro, per servire i loro interessi egoistici—anziché servi che cercano il bene della chiesa e la gloria di Cristo.
Un modo pratico in cui i fondatori di chiesa possono evitare di comportarsi come padroni è essere disposti a rendere conto della propria vita agli altri. Un pastore che rifiuta di sottomettersi all’autorità di altri fratelli ha maggiori probabilità di nutrire i suoi desideri egoistici causando la rovina del suo gregge.
I tuoi anziani hanno il permesso di affrontare il peccato nella tua vita e sono incoraggiati a farlo? Ti sei circondato di uomini sempre pronti ad assecondarti, o i tuoi anziani ti sfidano costantemente? Sei disposto a ricevere critiche costruttive da parte del tuo gregge o hai creato un clima di paura e intimidazione che porta i membri della chiesa a tenersi per loro ciò che li preoccupa?
Ogni pastore che ha fondato una chiesa dovrebbe farsi queste domande. Se le risposte ti spaventano, è indispensabile fermarti per esaminare il tuo cuore. Vale la pena farlo, per il bene del tuo gregge e per la gloria del tuo Re.
Phillip Holmes è direttore della comunicazione e del marketing al Reformed Theological Seminary e consulente e stratega aziendale. Lui e la moglie Jasmine hanno un figlio e sono membri della Redeemer Church di Jackson, Mississippi. Puoi seguirlo su Twitter.
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