È Cristo il tuo influencer?
Se sei un genitore, sei in grado di capire quando i tuoi figli subiscono un’influenza esterna, anche a una giovane età. Forse iniziano a usare parole diverse, a comportarsi diversamente, o persino ad avere gusti diversi. Queste influenze possono essere positive, che li portano, per esempio, a mangiare le verdure, a pulire la propria camera da letto, e a fare i compiti per casa in tempo. Naturalmente, queste influenze potrebbero non essere così positive.
Hai mai notato però che pure tu ed io, da adulti, siamo influenzati —nel bene o nel male—dalle persone con cui trascorriamo più tempo? Forse a influenzarci è il nostro coniuge, un amico, un compagno di squadra o un collega di lavoro. Come avverte l’autore di Proverbi, non sono solo i figli ad imitare inconsciamente gli altri (Proverbi 22:24-25).
Il potere dell’influenza
Naturalmente, le influenze non sono necessariamente negative. La testimonianza di Pietro e Giovanni davanti al Sinedrio porta le autorità a riconoscere il loro influencer: “Essi, vista la franchezza di Pietro e di Giovanni, si meravigliavano, avendo capito che erano popolani senza istruzione; riconoscevano che erano stati con Gesù” (Atti 4:13).
Essi sono solo “popolani senza istruzione”, ma la compagnia che hanno frequentato li ha cambiati. Non ti piacerebbe essere riconosciuto dalle tue azioni coraggiose e controculturali come una persone che è stata con Gesù?
Nel suo famoso devozionale Meditazioni del mattino e della sera, Charles Spurgeon, pastore Battista del 19° secolo, parla di tre tratti specifici visibili nelle vite di coloro che sono in intima comunione con Gesù: “Un’intima comunione con Gesù produrrà tre benefici effetti: l’umiltà, la felicità e la santità. Che Dio possa concederteli, caro credente!” Esaminiamo ciascuno di questi benefici effetti.
Umiltà
Una vita vissuta in comunione con Colui che—non nonostante ma a causa della sua divinità—per amore umiliò se stesso, morendo per il suo popolo (Filippesi 2:5-11), ci porterà a vivere vite di umiltà. Stando accanto a un Salvatore che è morto per noi, è difficile essere orgogliosi. O almeno dovrebbe esserlo. Il mio problema, e forse anche il tuo, è che la vita può ben presto riguardare me. Gesù diventa una comparsa sul palco della mia vita, anziché il protagonista. Contrariamente all’affermazione umile di Giovanni il Battista (Giovanni 3:30), mi insuperbisco fin troppo facilmente, comportandomi come se io dovessi crescere e Gesù diminuire.
Ma la grazia del mio Salvatore è più potente del mio orgoglio. La grande meraviglia è che, nell’abbondanza della sua grazia, il Signore si avvicina a noi e ci umilia (Giacomo 4:6a; 8a; 10). Mediante l’opera dello Spirito, la comunione intima con Gesù non può che renderci umili.
Felicità
I seguaci di Gesù dovrebbero essere persone felici, persone caratterizzate dalla gioia! Pensiamo a Paolo quando scrisse ai Filippesi. Egli era pieno di gioia nonostante l’opposizione e la sofferenza.
Non voglio ignorare le frustrazioni e le difficoltà della vita, il bisogno di esprimere il nostro lamento a Dio in modo sincero e profondo, e la speranza del ritorno di Cristo a cui aneliamo. Tuttavia, poiché conosciamo la Parola eterna che si è fatta carne, poiché i nostri peccati sono stati perdonati e siamo stati riconciliati con il Dio che ci ha creati e in vista del quale siamo stati creati, possiamo essere veramente felici. Anche nei momenti peggiori, possiamo gioire nel Dio trino che sostiene tutte le cose. Abbiamo comunione con il Creatore dell’universo! La vicinanza a Cristo trasforma la nostra prospettiva.
Santità
Il piano di Dio è sempre stato che il suo popolo mostri a un mondo cinico il suo carattere. Non dovremmo mescolarci al mondo. Essere santi non è opzionale; è veramente importante. Essere santi significa letteralmente essere messi da parte per uno scopo. Significa che chiunque siamo, ovunque siamo e qualunque cosa facciamo, siamo diversi dal mondo e di grande utilità per il Padre nostro. Man mano che diventiamo sempre più simili a lui, diventiamo sempre più attraenti, rivelando sempre più la bellezza del nostro Dio. La santità—che cresce stando vicini al nostro Salvatore santo—porta con sé una grande dignità e un grande privilegio.
Ci stiamo accostando a Gesù?
“Un’intima comunione con Gesù produrrà tre benefici effetti: l’umiltà, la felicità e la santità. Che Dio possa concederteli, caro credente!”
Mi è piaciuto riflettere su questa frase di Spurgeon nelle ultime settimane, ma se devo essere onesto, spesso manco di umiltà, di felicità e di santità. Riflettere su questo mi porta a chiedermi se sono abbastanza “vicino a Gesù”. La mia frenesia e il mio attivismo, o la mia vita di preghiera spesso superficiale sono forse i responsabili della mia crescita stentata? Che cosa dice questo sulle mie priorità? Perché l’orgoglio, l’irritabilità e il compromesso mi caratterizzano fin troppo spesso?
L’umiltà, la felicità e la santità perdono vigore quando siamo più influenzati dal mondo che ci circonda che da Gesù. Dobbiamo compiere uno sforzo intenzionale per volgere il nostro sguardo verso il nostro Salvatore, contemplarlo, e accostarci a lui in fede.
Prendiamoci del tempo per riflettere e ravvederci. Molto spesso non viviamo vicino al nostro meraviglioso Salvatore nella vita quotidiana—siamo troppo indaffarati, troppo distratti, troppo autosufficienti. Che il nostro caro Signore Gesù, mediante il suo Spirito, possa farci rallentare e attirarci a sé, in modo che egli possa modellarci e plasmarci per essere più simili a lui.
Dan Steel è il pastore di Magdalen Road Church a Oxford, Inghilterra. Prima di ritornare nella sua città natale di Oxford, ha aiutato a fondare Grace Church Stirchley a Birmingham. Lui e sua moglie, Zoe, hanno quattro figli. Puoi connetterti con lui qui.
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