Dove vanno i cristiani quando muoiono?

Qualche tempo fa, i miei figli mi hanno riferito una conversazione che hanno avuto con alcuni loro amici del vicinato. Ad un certo punto, la discussione si è spostata al cielo, e i loro amici hanno iniziato a speculare su come sarebbe stato. Avremo tutti i soldi che vogliamo, giocattoli in abbondanza e le avventure non finiranno mai, insistevano.

Probabilmente noi adulti non immaginiamo il cielo pieno delle cose preferite dai bambini, anche se le nostre speculazioni potrebbero essere assai simili. Invece di giocattoli, immaginiamo montagne da scalare, viaggi interstellari e l’immensa gioia di un accesso senza restrizioni in biblioteca (o vale solo per me?), e così via.

Esiste quindi il pericolo che le nostre idee sul cielo abbiano più a che fare col santificare ciò che al momento amiamo di più sulla terra che con quello che le Scritture dicono su dove andiamo alla nostra morte. Dobbiamo pertanto rivolgerci alla Parola di Dio se vogliamo sapere come sarà veramente la nostra dimora celeste.

Com’è il cielo?

La maggior parte delle traduzioni usano la parola cielo (o cieli) per descrivere sia il cielo inteso come spazio siderale (Genesi 1:1, 8; ecc.) sia la dimensione in cui dimora Dio e i suoi angeli (Giobbe 22:12; Salmo 115:2-3; Isaia 66:1; Matteo 5:34; Romani 1:18). Queste due parole sono collegate, ma certamente non sono identiche. La sfera spirituale del cielo, come il cielo fisico, è descritta come qualcosa che si trova sopra la terra per indicare l’infinita differenza qualitativa tra Dio e tutto ciò che egli ha creato (Matteo 14:19; Marco 16:19; 2 Corinzi 12:2; Apocalisse 4:1; 11:12).

Tuttavia, la descrizione del cielo come un “luogo” spirituale non significa che Dio dimora letteralmente da qualche parte su nel cielo, o nello spazio cosmico. Dio è Spirito (Giovanni 4:24; Atti 7:48-50; Romani 1:20-23); egli non è composto di materia, né vive in un luogo fisico composto di materia. Dio dimora nei cieli, eppure i cieli non lo possono contenere né limitare in alcun modo (1 Re 8:27). Del resto, Dio ha creato il cielo (Colossesi 1:16). Dire che Dio è “in” cielo è un altro modo per dire che egli trascende la sua creazione, anche se egli la sostiene in ogni momento mediante la Sua parola (Ebrei 1:3).

Le cose si fanno più misteriose quando pensiamo al corpo risorto di Gesù Cristo, che ora è in cielo (Atti 3:20-21; 7:55-56; Ebrei 9:24; 1 Pietro 3:21-22). Sappiamo che Gesù ha un corpo fisico, gloriosamente risorto dai morti, che risiede da qualche parte, anche se sappiamo ben poco (fisicamente parlando) di che genere di posto esso sia. Certamente non possiamo indicarlo su una mappa.

Anche se si può essere tentati di speculare su tutto questo, è saggio attenersi a ciò che è chiaramente rivelato nella Bibbia. In ultima analisi, le Scritture non si preoccupano di individuare il luogo fisico del cielo. Sulla base di ciò che osserviamo nella Scrittura, la soluzione migliore è spiegare il cielo non come un luogo concreto nel normale spazio-tempo, ma come un posto di un genere completamente diverso. È una sfera che trascende il nostro universo, anche se spesso vi fa irruzione (per esempio, quando gli angeli appaiono agli uomini, o quando Dio si manifesta al suo popolo).

Ciò che è centrale per l’insegnamento biblico non è dov'è il cielo, ma che cosa esso è. Il cielo è il luogo in cui Dio dimora nella luce inaccessibile della sua stupenda maestà (1 Timoteo 6:16). La morte è un “guadagno” per i credenti perché ci fa entrare in cielo, il luogo in cui accediamo alla pienezza della presenza amorevole di Cristo in un modo completamente nuovo, che è cosa migliore più della vita stessa (Filippesi 1:21-23). È anche un luogo in cui il peccato (Apocalisse 21:8), la malattia (1 Corinzi 15:42, 52-57), e il cordoglio (Apocalisse 21:4) non ci saranno più, e in cui vivremo in comunione perfetta con Cristo per sempre.

Contrariamente all’insegnamento secondo cui i credenti entrano in uno stato di “sonno dell’anima”, o riposo inconscio, fino al giorno del ritorno di Cristo, la Bibbia insegna che dopo la morte entreremo in una comunione consapevole con Cristo. Come Gesù disse al ladro sulla croce: “Oggi tu sarai con me in paradiso” (Luca 23:43). Paolo dice che servire fedelmente Cristo in questa vita porta con sé grandi benedizioni, ma questo significa anche essere “assenti dal Signore” (2 Corinzi 5:6). Egli sa di avere ancora del lavoro da compiere per il vangelo, ma il suo desiderio supremo è di arrivare finalmente a quel giorno in cui egli andrà ad “abitare con il Signore” (2 Corinzi 5:8).

La risurrezione del corpo

Tuttavia, per quanto il cielo sia meraviglioso, non è il luogo di riposo finale per il popolo di Dio. Dio non lo ha mai inteso in questo modo. Le conseguenze del peccato in questo mondo non sono del tutto superate fintantoché i nostri corpi giacciono nella tomba. Dio ha creato il mondo intero, inclusi i nostri corpi, “molto buono” (Genesi 1:31). La morte del corpo fa parte della maledizione del peccato originale (Genesi 2:17). Non è una cosa naturale; non è come le cose dovevano essere. L’ultimo nemico che deve essere sconfitto da Dio è la morte stessa, quando i corpi dei credenti saranno risuscitati nell’ultimo giorno (1 Corinzi 15:26, 54-57). Anche i non credenti saranno risuscitati, anche se con corpi adatti per la punizione eterna (Giovanni 5:29).

La risurrezione è una realtà fisica. Dopo la sua risurrezione, Gesù mangiò cibo (Luca 24:42-43) e poteva essere toccato (Giovanni 20:17, 27). Nella sua risurrezione, egli è la “primizia” (1 Corinzi 15:20) della risurrezione futura di tutti i credenti. Questo è un altro modo per dire che Gesù (nella sua risurrezione fisica, corporea) è già entrato nello stato in cui tutti i credenti entreranno quando egli ritornerà per inaugurare la pienezza della nuova creazione. A motivo della nostra unione indissolubile con Gesù in vita e morte (Romani 6:5; 1 Tessalonicesi 4:14), ciò che è vero di Lui sarà certamente vero anche di noi: risusciteremo corporalmente (1 Corinzi 15:12-19; Filippesi 3:20-21; Romani 8:11). I nostri corpi saranno spirituali (1 Corinzi 15:44), non nel senso che saranno immateriali, ma nel senso che saranno interamente controllati dalla potenza dello Spirito Santo.

Nuovi cieli e nuova terra

La risurrezione del corpo ci mostra perciò che non era intenzione di Dio che un cielo incorporeo durasse in eterno. Ci deve essere una dimensione fisica nella quale i corpi risuscitati fisicamente possono dimorare. Questa è la nuova creazione che, come il corpo di risurrezione, è una realtà fisica. La nuova creazione è la terra trasformata dalla potenza di Dio in tutto quello che egli aveva originariamente inteso che essa fosse quando la creò nel principio. È il cielo che scende sulla terra (Apocalisse 21:1-8).

La gloria della nuova creazione trascende di gran lunga la gloria della creazione presente, una creazione che in se stessa è una stupefacente testimonianza della bontà, della bellezza e della gloria di Dio (Salmo 19:1-6). Il mondo che Dio aveva creato in origine era “molto buono” (Genesi 1:31) ma incompleto. Non era ancora stato portato nello stato in cui Dio voleva che fosse, uno stato in cui Adamo, Eva e i loro discendenti sarebbero entrati se Adamo fosse stato fedele al mandato che Dio gli aveva assegnato inizialmente. Questa verità è visibile molto chiaramente in Apocalisse 22:1-5, in cui il popolo di Dio, nella pienezza della nuova creazione, mangia dall’albero della vita e vive per sempre, senza la possibilità che questo stato di beatitudine possa mai più essere perduto.

Come sarà la nuova creazione? Come per il cielo, molte delle nostre domande sulla nuova creazione semplicemente non trovano risposta nella Bibbia. Abbiamo ogni motivo di credere che essa sarà fisica, ma anche qui è necessario essere cauti. Ci sarà un collegamento organico tra il nostro corpo attuale e il nostro corpo risorto. Nondimeno, ci sarà pure una trasformazione radicale dei nostri corpi alla risurrezione. Paolo mostra sia la continuità sia la discontinuità nei nostri corpi di risurrezione usando l’immagine della trasformazione di un seme in una pianta matura (1 Corinzi 15:35-49). È lo stesso corpo a essere risuscitato, eppure è molto di più del semplice corpo com’era in questo mondo di peccato e morte. È un corpo incorruttibile, glorioso, potente (1 Corinzi 15:42-44).

Allo stesso modo, il mondo buono che Dio creò all’inizio non sarà gettato via e rimpiazzato da un sostituto immateriale, spirituale. Piuttosto, la sua corruzione sarà rimossa mediante la purificazione da ogni contaminazione dovuta al peccato (vedi 2 Pietro 3:10-13, che non parla di un annientamento ma di un fuoco purificatore). Romani 8:18-25 ci mostra che il mondo presente, soggetto com’è alla vanità e al decadimento a causa della caduta, nell’ultimo giorno sarà “liberato dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio” (Romani 8:21).

La nuova creazione sarà fisica, nuovi cieli e una nuova terra (Isaia 65:17; 66:22; 2 Pietro 3:13), ma la Bibbia non si concentra sulla costituzione fisica della nuova creazione, o sulla presenza o assenza delle ordinarie attività terrene che apprezziamo particolarmente in questo mondo. La Bibbia si concentra piuttosto sulle realtà spirituali della nuova creazione: la guarigione dai danni causati dal peccato tra le nazioni, l’assenza di cose maledette, ma soprattutto, vedere e adorare Cristo faccia a faccia, e gioire perché il suo volto dolcissimo e amorevole risplenda su di noi (Apocalisse 22:1-5). Ci è stato detto solo ciò che abbiamo bisogno di conoscere sulla natura della nuova creazione in modo da motivare il nostro servizio fedele a Dio nel presente. Dobbiamo accontentarci di questa conoscenza e disciplinare la nostra immaginazione secondo quanto ci è stato effettivamente rivelato nella Parola di Dio (Deuteronomio 29:29; 1 Corinzi 4:6).

La gloria ci attende

In 1 Corinzi 2:9, l’apostolo Paolo, scrivendo del cielo, dice che “le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore dell'uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano”. In questo testo, comprendiamo che le descrizioni bibliche del cielo, della risurrezione del corpo e della nuova creazione, per quanto gloriose esse siano, non possono descrivere pienamente la gloria che attende i credenti dopo la morte. Alla fine, non possiamo fare altro che unirci a Paolo nel meravigliarci per le gioie eterne che ci attendono quando vedremo il nostro Salvatore faccia a faccia per la prima volta.

La parola cielo, come la parola Dio, è una parola che comprendiamo realmente, eppure siamo ben lungi dal comprendere pienamente. Come scrisse l’apostolo Giovanni: “Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand'egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com'egli è” (1 Giovanni 3:2). Saremo davvero trasformati (1 Corinzi 15:51). E in quel momento glorioso: “Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate” (Apocalisse 21:4).


Ben C. Dunson è un ministro della Presbyterian Church in America. Ha insegnato Nuovo Testamento presso diverse istituzioni, tra cui il Reformed Theological Seminary (Dallas). È l’autore di Individual and Community in Paul’s Letter to the Romans. Vive nella periferia nord di Dallas (Texas) con sua moglie, Martha, e quattro figli maschi. 

Il presente articolo è un’opera di elaborazione di traduzione di IMPATTO ITALIA. Il suo utilizzo totale o parziale è proibito in ogni forma previa richiesta e autorizzazione di Impatto Italia (impattoitalia@gmail.com). Il contenuto del presente articolo non è alterabile o vendibile in alcun forma.

L’uso del presente articolo è autorizzato dall’editore originale ©DesiringGod. La risorsa originale può essere consultata al seguente link: https://www.desiringgod.org/articles/where-do-christians-go-when-they-die

© IMPATTO ITALIA