Disciplinami Signore, costi quel che costi

Quando ero bambino, chiedevo a mio padre tante cose. Ma non ho mai chiesto la sua disciplina. Sfortunatamente, “Parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino” (1 Corinzi 13:11). Ciò significava che la disciplina correttiva e formativa andava generalmente evitata.

Mi piaceva avere una casa ordinata, un giardino curato, pasti pronti, vestiti puliti e un’atmosfera di amore, rispetto reciproco e pace nella casa della mia infanzia, ma ovviamente non mi piacevano le discipline necessarie per avere queste cose. Spesso cercavo di sottrarmi a esse. Mi piaceva anche l’idea di fare bene a scuola, nello sport e nella musica, ma ovviamente non mi piacevano molti degli esercizi necessari per sviluppare le mie capacità. Li evitavo troppo spesso.

Se le mie autorità esteriori (i miei genitori, gli insegnanti e gli allenatori) non mi avessero saggiamente e amorevolmente imposto delle discipline spiacevoli e spesso indesiderate, non avrei mai goduto molti dei benefici che esse mi hanno recato. E i benefici sarebbero stati ancora maggiori se fossi stato più maturo e saggio da apprezzare e accogliere di più la loro disciplina ed evitarla di meno. Non riuscivo a capire i benefici a lungo termine del dolore temporaneo, o forse non credevo che ce ne fossero.

La maturità accetta la disciplina

“Ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino”, ho smesso cioè di pensare in questo modo riguardo alla disciplina (1 Corinzi 13:11). Beh, è un’esagerazione. Comunque, ho imparato ad apprezzare i benefici della sottomissione alla disciplina molto di più di quando ero bambino e ad accettarla, specialmente se si tratta della disciplina del Signore.

Attorno ai vent’anni, divenni ben consapevole della mia incapacità di cambiare il mio carattere e i miei sentimenti. Anche tutti i miei sforzi nell’autodisciplina, benché necessari, non potevano in ogni caso colmare il divario tra quello che la Scrittura descriveva e la mia esperienza. Iniziai quindi a chiedere seriamente al mio Padre celeste di disciplinarmi, a qualunque costo.

Nel suo amore, Dio rispose con una serie di avvenimenti che non avrei mai potuto orchestrare e nemmeno immaginare, che portarono a un lungo periodo di lotta spirituale intensa e dolorosa. Dio mi sistemò per bene nelle aree dove sapevo di dover cambiare, e mise anche in luce aree di cui non ero consapevole. E, meraviglia delle meraviglie, incontrai Dio in un modo personale e potente mentre egli faceva diventare la mia fede più profonda e più forte. In seguito, vidi chiaramente che i benefici erano di gran lunga superiori alle mie dolorose lotte.

Questa esperienza mi ha incoraggiato negli anni successivi a pregare ripetutamente, e a volte a digiunare, per la disciplina di mio Padre quando avevo bisogno di fare dei passi in avanti. Ed egli ha risposto fedelmente e amorevolmente. Un po’ della sua disciplina è stata più dura rispetto alla prima volta, altre volte lo è stata meno. In ogni caso, non ho mai dovuto rimpiangere di avere fatto quelle preghiere, né ho smesso di farle, perché, per mezzo di esse, Dio ha spinto il mio amore per lui a profondità e altezze che altrimenti non avrei mai conosciuto.

Ho imparato che chiedere a Dio di disciplinarmi è la preghiera di un cristiano edonista; infatti consiste nel chiedergli una maggiore capacità di dilettarsi in lui.

Il Signore corregge quelli che ama

Questo è il senso di Ebrei 12:3–11, la più chiara spiegazione nella Bibbia del bene profondo che riceviamo quando Dio ci disciplina.

Spesso non apprezziamo la disciplina di Dio quando la stiamo vivendo, anche se l’abbiamo chiesta in preghiera. Questo succede perché di solito è diversa da come ce l’aspettavamo. Perciò gridiamo a Dio nella nostra angoscia e nel nostro disorientamento. E Dio risponde:

“Figlio mio, non disprezzare la disciplina del Signore, e non ti perdere d’animo quando sei da lui ripreso; perché il Signore corregge quelli che egli ama, e punisce tutti coloro che riconosce come figli”. (Ebrei 12:5–6)

In altre parole: “Non temere. Tutto questo viene da me, perché ti amo”. Spesso rispondiamo: “Ma Padre, questa disciplina è troppo dura! Fermati, ti prego!” E Dio risponde:

Sopportate queste cose per la vostra correzione. Dio vi tratta come figli; infatti, qual è il figlio che il padre non corregga? Ma se siete esclusi da quella correzione di cui tutti hanno avuto la loro parte, allora siete bastardi e non figli. Inoltre, abbiamo avuto per correttori i nostri padri secondo la carne e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo forse molto di più al Padre degli spiriti per avere la vita? Essi infatti ci correggevano per pochi giorni come sembrava loro opportuno; ma egli lo fa per il nostro bene, affinché siamo partecipi della sua santità. (Ebrei 12:7–10)

In altre parole: “Ti amo troppo per non darti il bene che ti verrà tramite questa disciplina”. Noi potremmo rispondere: “Voglio il bene che viene da te, Padre, ma non credo di riuscire a sopportare tutto questo! E’ troppo doloroso!”. A tale obiezione Dio replica in modo fermo, ma benevolo e saggio:

E’ vero che qualunque correzione sul momento non sembra recare gioia, ma tristezza; in seguito tuttavia produce un frutto di pace e di giustizia in coloro che sono stati addestrati per mezzo di essa. (Ebrei 12:11)

In altre parole: “Abbi fede in me. La mia grazia ti basterà in questa sofferenza, e un giorno non rimpiangerai mai questo addestramento doloroso” (2 Corinzi 12:9).

Il Signore corregge quelli che ama. Questo significa che ci sono dimensioni dell’amore di Dio che possiamo conoscere soltanto mediante la sua disciplina. E c’è un frutto di pace e di giustizia che conosceremo solo tramite il suo addestramento saggio e rigoroso, un programma tagliato a nostra misura da lui.

Signore, costi quel che costi!

E’ per questo che un edonista cristiano accetta in preghiera la disciplina del Padre e addirittura la cerca. Desirare i veri tesori più dei brevi piaceri mondani è un segno di maturità spirituale (Ebrei 11:25–26).

Se vogliamo evitare la disciplina del nostro Padre, e non gliela chiediamo per timore che egli ci possa rispondere, stiamo pensando e ragionando come bambini spirituali. Stiamo in effetti dicendo: “No, grazie” all’offerta che Dio ci fa di un bene strabiliante, che arricchisce l’anima, rafforza la fede e accresce la gioia, la gioia inesprimibile di essere partecipi della santità di Dio e di tutti i benefici che ne derivano. Rifiutiamo il guadagno di essere resi capaci di conoscere l’amore di Dio che sorpassa ogni conoscenza perché dobbiamo sopportare un costo temporaneo (Efesini 3:18–19).

Ricerchiamo la maturità spirituale. Non permettiamo alle obiezioni a breve termine della nostra carne e alle sue concupiscenze di dettare il nostro avanzamento spirituale (Romani 6:12). Non accontentiamoci di gioie superficiali in Dio. “Sforziamoci di conoscere il Signore” (Osea 6:3) per ottenere la vera vita (1 Timoteo 6:19) pregando assiduamente in questo modo:

Signore, disciplinami per il mio bene, costi quel che costi, affinché io possa essere sempre più partecipe della tua santità e produrre un frutto di giustizia.


Jon Bloom (@Bloom_Jon) è autore, Presidente del consiglio di amministrazione e co-fondatore di Desiring God. Ha scritto tre libri: Not by Sight, Things Not Seen, e Don’t Follow Your Heart. Lui e la moglie vivono nelle Twin Cities (Minneapolis-Saint Paul) con i loro cinque figli.

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