Come pregare nello Spirito

Lo Spirito è qui 

La frase di Paolo: “Pregando . . . nello Spirito” (Efesini 6:18, Nuova Diodati) ti rende perplesso? Non sei il solo. “Pregare nello Spirito” sembra qualcosa che non richiede sforzo, qualcosa di spontaneo, stimolante e liberatorio. Che differenza (e che liberazione!) da una vita di preghiera intenzionale e disciplinata, con la sua necessità di essere sollecitata, con la sua routine e i suoi sforzi. Lo Spirito non ci dà forse le ali che ci elevano al di sopra della fatica della preghiera e della battaglia per concentrarsi e credere?

No. Quando preghiamo nello Spirito, obbediamo a ciò che lo Spirito desidera, e portiamo questi desideri a Dio in preghiera. Obbedire a ciò che lo Spirito desidera implica la scoperta di un conflitto tra lo Spirito e i desideri della nostra natura indolente e peccaminosa, ossia mettere al primo posto noi stessi e fare affidamento sulle nostre risorse. Quando lo Spirito è all’opera, egli ci conduce a Gesù, alle priorità del suo regno, e ci mette nel cuore di pregare per ciò che egli desidera. Lo Spirito ci fa uscire da noi stessi e ci porta a un amore più profondo per Gesù, in un mondo di adorazione e intercessione.

Una preghiera disciplinata dallo Spirito  

Una preghiera disciplinata dallo Spirito è ciò che io (Lewis) ho potuto vedere nella vita di Ellen. Ellen voleva sposarsi, avere un lavoro gratificante ma che non fosse estenuante, essere coinvolta nel ministero della chiesa e rimanere in contatto con gli amici e la famiglia. Tuttavia, lo Spirito non voleva che i suoi sogni si avverassero senza operare anche un cambiamento profondo in lei. Egli voleva prendere il suo cuore sensibile e il suo animo gentile e riempirlo di un amore più completo per Cristo che l’avrebbe spinta a pregare. 

Come lo ha fatto? La vita di Ellen, nonostante avesse un lavoro e un marito, iniziò a trascinarsi stancamente. Il lavoro era più fonte di lacrime che di gioia. Certo, il matrimonio era un dono, ma molto più impegnativo di quanto lei avesse mai pensato. Gli amici non potevano portare i suoi pesi, la chiesa non capiva sempre i suoi affanni, e anche una famiglia spinta da buone intenzioni spesso sbagliava. La vita non stava andando secondo i suoi piani. 

Tuttavia, la sua vita stava procedendo perfettamente secondo il piano di Dio. Sembrava che il cielo stesse aspettando che lei scoprisse la potenza dello Spirito, che la stava guidando a dedicare se stessa alla preghiera in un modo nuovo. Iniziò a pregare come una credente che aveva veramente bisogno della grazia di Dio. Chiedendo l’aiuto di Dio, iniziò a vedere quanti segni del suo amore la circondavano, segni che lei aveva chiesto e segni che erano sempre stati lì. Inoltre, lo Spirito aprì i suoi occhi per mostrarle come poteva sostenere gli altri e servirli in modo pratico. In altre parole, il suo dolore la portò ad aprire il suo cuore al Signore e agli altri, ad affidarsi e a consacrarsi a lui. Fu difficile, ma la fede di Ellen veniva costantemente rafforzata, e lei la metteva in opera attraverso un ministero di preghiera e di servizio per gli altri. 

Quando preghiamo nello Spirito, viviamo deliberatamente sotto la signoria di Cristo. I nostri cuori si sottomettono al suo regno. Quando facciamo questo, scopriamo che Dio è all’opera, allontanandoci dai nostri desideri terreni e rivolgendo i nostri occhi su ciò che egli vuole. È una lotta, e tutti noi sappiamo quanto è difficile lasciarci alle spalle certe abitudini di pensiero e di comportamento. Ma è una lotta nella quale lo Spirito è impegnato. La preghiera non è l’ultimo tassello di una vita altrimenti piena e appagante, nella quale il Signore e il suo regno sono un elemento secondario. Allo stesso modo, è qualcosa di più del grido angosciato quando la vita va male e siamo finalmente “messi alle strette” e abbiamo bisogno di parlare con Dio. È la colonna portante di una vita che Dio sta guidando e mettendo in ordine. Una vita di preghiera non è una vita affascinante, libera dal dolore, ma è una vita nella quale Gesù si fa conoscere nel dolore e manifesta il suo amore per mezzo del suo Spirito.

Una preghiera vigilante

Un poeta romano vissuto ai tempi di Paolo è famoso per aver detto: “Ogni amante è un guerriero”.1 L’amore cerca di esprimersi dovendo fare i conti con nemici, ostacoli e opposizione. Gesù ha combattuto il peccato, Satana, la morte e l’inferno per la sua sposa, la chiesa. Come persone che amano Gesù, noi credenti scopriamo che i nostri nemici sono reali e incutono spavento. Satana è potente, e il mondo è un luogo difficile. Vivere per fede può essere molto, molto arduo. Siamo tutti in una guerra spirituale, e a volte la battaglia più grande si combatte nei nostri cuori, quando siamo tentati e scoraggiati. Che cosa dobbiamo fare? 

“Vegliate” è il comando dell'apostolo, in Efesini 6:18. In altre parole, sforzatevi di fare il contrario di quello che per natura vogliamo fare quando la vita è difficile, ovvero dimenticare le promesse e gli incoraggiamenti spirituali e cercare gratificazione nelle cose fisiche (schermi, cibo, acquisti, e così via). Resisti e vigila. Reagisci, prestando attenzione alle promesse di Dio, e contrattacca con la preghiera. Porta i tuoi bisogni, e i bisogni di un mondo lacerato, al tuo Padre celeste mentre il suo Spirito ti chiede di farlo. Veglia e prega come Gesù chiese ai suoi discepoli di fare nel Getsemani (Matteo 26:36–46).

Una preghiera completa

Paolo desidera che i cristiani si dedichino seriamente alla preghiera. Ecco cosa significa vegliare, ed è fondamentale capire questo. Vegliare non significa vivere in modo iper-consapevole di ogni possibile pericolo nella vita o avere costantemente paura che qualcosa di terribile accadrà. Se viviamo così andremo incontro all’esaurimento e finiremo col perdere di vista la benignità di Dio. In alcune occasioni io (Lewis) ho commesso questo errore, diventando talmente consapevole dei problemi nella mia vita, nella mia famiglia e nella chiesa da diventare un concentrato di energie nervose, il che ha esaurito me—e tutti quelli che mi circondavano! Piuttosto, è meglio vegliare parlando continuamente al Padre nostro nei cieli. Quattro volte in Efesini 6:18, Paolo usa la parola “ogni”: preghiamo in ogni tempo, con ogni preghiera, con ogni perseveranza, per tutti i santi. Ci immergiamo nella preghiera, portando continuamente persone e pesi a Dio. Vivere per fede significa fare uno sforzo consapevole nella forza dello Spirito continuando a guardare a Gesù.

Andiamo al sodo e allo specifico. Che aspetto potrebbe avere questo genere di preghiera nelle nostre vite? Analizziamo i quattro obiettivi prioritari di Paolo per la preghiera: 

Ogni tempo: Questo significa momento per momento, facendo preghiere brevi, mirate e convinte. Può essere in auto, in cucina, camminando, persino in doccia. Preghiamo mentre portiamo a passeggio il cane, andiamo a fare una corsetta, prendiamo il treno o il bus per andare al lavoro o a scuola, o possiamo pregare come ultima cosa prima di andare a dormire o come prima cosa appena svegli. 

Ogni preghiera: Le nostre preghiere possono essere brevi e lunghe, preghiere simili a delle frecce durante una crisi, preghiere più lente e più intenzionali quando abbiamo il tempo per riflettere. Intercediamo per situazioni urgenti, ma preghiamo anche strategicamente per il futuro delle persone che amiamo. Preghiamo in movimento, ma ci prendiamo anche del tempo per concentrarci sulla preghiera. 

Ogni perseveranza: Iniziare a pregare può essere difficile e continuare a pregare può essere altrettanto difficile. Ma dobbiamo farlo! Lo Spirito combatte contro la nostra incredulità innata e ci esorta continuamente a vivere per fede e non per visione. Perseverare nella preghiera significa fidarsi di Dio. Significa pregare ancora ancora e ancora: a volte chiedendo le stesse cose, altre volte modificando le nostre preghiere, come ci sentiamo guidati. Ma significa continuare a pregare. Letteralmente, a non smettere mai. 

Tutti i santi: Un cristiano ama gli altri cristiani, e riconosce che ognuno di questi santi-peccatori è stato acquistato con il sangue di Cristo, condivide lo stesso Spirito e invoca lo stesso Padre celeste. Perciò dobbiamo pregare gli uni per gli altri. La famiglia locale e mondiale di Dio reclama le nostre preghiere, di cui ha un bisogno disperato. Famiglia, amici, chiesa, santi in difficoltà, santi perseguitati, ministeri importanti che portano la grazia ad altri—tutti hanno bisogno delle nostre preghiere e della nostra perseveranza in preghiera. Se intercediamo soltanto per le persone che conosciamo, o per le quali sentiamo una certa affinità, allora molti non riceveranno la grazia che il Signore vuole concedere loro in risposta alle nostre preghiere. Facciamo nostra questa visione più grande di pregare seriamente per “tutti i santi”. 

L’esempio dell’apostolo Paolo è una grande sfida. Leggendo l’ultimo capitolo di Romani, o l’elenco di nomi alla fine di 1 Corinzi o Colossesi, colpisce vedere quante persone sono nel cuore di Paolo. Certamente egli pregava anche per loro. Nelle sue lettere Paolo cita anche persone che non aveva ancora incontrato e che non incontrerà fino alla gloria celeste; eppure, egli prega comunque per loro. Può Dio aprire il tuo cuore affinché tu impari a prenderti cura e intercedere per molte più persone di quanto tu faccia attualmente? Certo, egli può farlo. Immagina la persona che potresti essere, libera di servire gli altri con un amore radicale intercedendo per loro.

Note:

  1. Ovidio, Amores, 1.9

Il presente articolo è tratto da Resilient Faith: Learning to Rely on Jesus in the Struggles of Life di Lewis e Sarah Allen.


Lewis Allen (ThM, Westminster Theological Seminary) è pastore senior di Hope Church a Huddersfield (West Yorkshire, Inghilterra) che ha contribuito a fondare dopo essere stato per dodici anni il pastore di una chiesa nella zona ovest di Londra.

Sarah Allen (MTh, Union School of Theology) è un’insegnante di Inglese e direttrice di Flourish Course (un’iniziativa di formazione nel Vangelo). Guida anche il ministero delle donne di Hope Church a Huddersfield (West Yorkshire, Inghilterra). 

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Lewis Allen, Sarah Allen