Come cercare la tua gioia in Dio

O voi tutti che siete assetati,

     venite alle acque; . . .

Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò che è buono,

     gusterete cibi succulenti. (Isaia 55:1-2)

E’ quasi troppo bello per essere vero sapere che Dio non solo ci salva dalla punizione eterna che meritiamo per il nostro peccato, ma anche ci soddisfa per sempre dandoci se stesso. E questa è la gioia per la quale siamo stati creati. Dio non è il guastafeste cosmico che molti di noi da giovani temevamo fosse. Anzi, egli è il Dio che, in Cristo, ci tende la mano dicendo: “Venite, voi tutti che siete assetati”.

Ma come possiamo “venire alle acque” giorno dopo giorno nella vita cristiana? Come possiamo “mangiare ciò che è buono” e gustare cibi succulenti per la nostra anima? Come posso cercare in modo pratico la mia gioia in lui?

La risposta parte dalla verità imprescindibile che Dio ci dà dei mezzi. Egli ci dà la dignità di partecipare in tale processo, di ricorrere ai mezzi specifici che egli ci ha messo a disposizione. Nella nostra ricerca di gioia in lui, egli opera in noi per farci coltivare e assumere varie “abitudini della grazia”, basate sui mezzi della grazia che egli ha rivelato.

Abitudini per edonisti

Negli anni, ho constatato che lunghi elenchi di pratiche e discipline specifiche (siano esse dodici, quindici o più) sono ben poco utili, e molto spesso scoraggianti. Avevo bisogno di andare oltre gli specifici atti pratici e scoprire i principi biblici che li collegavano.

Un modo, tra gli altri, per descrivere la fonte della grazia di Dio per la vita cristiana è l’uso di questi tre grandi mezzi: (1) ascoltare la voce di Dio (nella sua parola), (2) ottenere la sua attenzione (nella preghiera), e (3) appartenere al suo corpo (attraverso la comunione nella chiesa locale). Per quanto ne so, tutte le “discipline spirituali” indicate dalla Scrittura possono essere raggruppate attorno a uno o più di questi tre poli: parola, preghiera e comunione fraterna. Per fare un esempio, il libro degli Atti li mette insieme quando riassume le abitudini della chiesa primitiva: “Ed erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere” (Atti 2:42).

Le varie abitudini della grazia sono pertanto pratiche che sviluppiamo (individualmente e comunitariamente) per avere quotidianamente e settimanalmente accesso ai mezzi della grazia che Dio ci fornisce continuamente per sostenere e soddisfare le nostre anime in Cristo. In particolare, queste tre categorie della grazia incessante di Dio hanno un ruolo fondamentale nell’alimentare la nostra gioia in un modo che dimostra agli altri che Dio è buono.

Ricevere la sua parola

Le parole che Dio stesso ci ha trasmesso mediante i suoi apostoli e i suoi profeti nelle Scritture sono il primo e più importante mezzo della sua grazia verso di noi. Il Dio che è è un Dio che parla. Egli parla per primo. Come Creatore, egli prende l’iniziativa di rivolgersi a noi, le sue creature. Come nostro Salvatore, egli prende l’iniziativa di rivelarci la nostra salvezza. Suo Figlio è la manifestazione suprema della sua Parola (Giovanni 1:1; Ebrei 1:1-2), ed egli ha scritto per noi  — dalla Genesi all’Apocalisse — un Libro con le sue parole esterne e oggettive che parlano di lui, della nostra razza umana, del nostro mondo e della nostra redenzione.

Mediante la sua parola, egli ci concede la gioia speciale di essere guidati, di accettare l’iniziativa che egli ha preso nei nostri confronti. Ed egli è glorificato nella gioia che riceviamo mediante la Scrittura in diversi modi. Per prima cosa, egli riceve onore per il fatto che noi ci rivolgiamo a lui (e non altrove) e reputiamo le sue parole verità — per il fatto che diciamo a lui, come fece Pietro con Gesù: “Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna” (Giovanni 6:68). Anche il quando andiamo a lui lo onora (o lo disonora), in termini di frequenza e priorità. Andiamo a lui in modo regolare o saltuario? Mettiamo la sua parola prima delle altre influenze e delle altre attività?

Come andiamo a lui è altrettanto importante. Dio vuole che ci presentiamo davanti alla sua parola affamati e trepidanti. Vuole che andiamo a lui in modo edonistico, cercando consapevolmente di soddisfare la nostra anima in lui, desiderando lui come neonati che desiderano “il puro latte spirituale, perché con esso cresciate per la salvezza” (1 Pietro 2:2). Dio vuole che ci avviciniamo a lui, mediante la sua parola, come a una “sorgente d’acqua viva” (Geremia 2:13); vuole che veniamo umilmente, e che riceviamo le sue parole (Giacomo 1:21) anche quando ci sembrano strane e sconvolgenti, e che cerchiamo di obbedire alla sua parola, non soltanto ascoltandola, ma mettendola in pratica (Giacomo 1:22).

Dio è glorificato non solo nel nostro venire affamati, ma anche nel nostro gustare il banchetto, quando le sue parole diventano il nostro diletto (Salmo 1:2; 119:16), la “gioia del mio cuore” (Salmo 119:111), “la delizia del mio cuore” (Geremia 15:16), la legna che accende il fuoco della nostra  gioia. Dio è onorato quando ci accostiamo alla sua parola come fece Davide nel Salmo 19: come a una parola che ristora l’anima (versetto 7) e rallegra il cuore (versetto 8), più desiderabile dell’oro (versetto 10), più dolce del miele (versetto 10) e che dà una grande ricompensa (versetto 11).

Avvicinarsi alla parola di Dio significa avvicinarsi a Dio stesso. Egli alita le sue parole sotto forma di iniziative, inviti e istruzioni affinché possiamo conoscere lui. Il modo in cui trattiamo le sue parole è il modo in cui trattiamo Dio stesso. E mentre ci dilettiamo nell’ascolto della sua parola, egli ci invita pure a rispondere.

Avere la sua attenzione

La preghiera è quindi il prossimo mezzo distintivo della sua grazia. Aprendoci le porte del cielo attraverso la persona e l’opera di suo Figlio, Dio ci fa l’incredibile dono di avere la sua attenzione. Possiamo parlare a lui. La preghiera ci dà la gioia speciale di essere importanti per il Dio onnipotente. Egli non solo ci parla, ma si ferma e si china, inclinando il suo orecchio per ascoltare la nostra risposta. Dio vuole sentirci parlare.

La preghiera glorifica Dio quando ci avviciniamo a lui come al Dio che egli dice di essere: un tesoro, non un guastafeste; un Dio buono, non crudele; un Dio premuroso, non distratto; un Dio vicino, non distante; un Dio attivo, non apatico; e, ricorda questa, un Signore magnanimo, non il nostro domestico. Come scrive John Piper sul come coltivare questo slancio edonistico nella preghiera: “Quando ci umiliamo come bambini e non assumiamo arie di autosufficienza, ma corriamo felicemente nella gioia dell’abbraccio del nostro padre, la gloria della sua grazia è magnificata e il desiderio della nostra anima è soddisfatto. Il nostro interesse e la Sua gloria sono uno” (Desiderare Dio, 169–170).

Dio è glorificato quando chiediamo a lui (questa è la preghiera) di soddisfare i nostri bisogni, come egli dice nel Salmo 50:15: “Invocami nel giorno della sventura; io ti salverò, e tu mi glorificherai”. Mediante la preghiera, riceviamo la gioia della liberazione, mentre egli riceve la gloria come Liberatore. La preghiera serve a perseguire la nostra gioia — “Chiedete, e riceverete, affinché la vostra gioia sia completa” (Giovanni 16:24) — e allo stesso tempo a perseguire la sua gloria — “Quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio” (Giovanni 14:13).

Amare la sua chiesa

Infine, ma non meno importanti, ci sono le abitudini comunitarie della grazia, che comprendono sia il suo parlare a noi sia il suo ascoltare noi. Non siamo da soli nella vita cristiana. Dio ci fa il dono di appartenere a un corpo chiamato chiesa, la sposa di suo Figlio.

La realtà della chiesa e il vivere la chiesa ci dà la gioia dell’appartenenza e dello stare insieme. Dio ci ha creati per vivere insieme, non solo per ricevere la sua grazia attraverso altri, ma anche per essere dei mezzi viventi della sua grazia gli uni verso gli altri. In tutto questo, Dio stesso è il fine supremo e la fonte della nostra gioia. I suoi doni, ricevuti nel modo giusto, ci indirizzano a lui quale fonte più profonda e più duratura di gioia — della nostra gioia.

Dio è glorificato nella gioia del suo popolo mediante la chiesa nella nostra unità nel suo Figlio, mentre con uno stesso animo e con una stessa bocca glorifichiamo Dio, il Padre del nostro Signore Gesù Cristo (Romani 15:6). Egli è glorificato mentre riceviamo la sua grazia attraverso i doni che egli ha dato a ciascuno di noi (1 Corinzi 12:4-11). La chiesa è il contesto primario in cui viviamo l’obbedienza a cui Cristo ci chiama e il cambiamento di vita che egli produce in noi. La nostra gioia in lui ci cambia, ed egli vuole che mostriamo agli altri questo cambiamento, che inizia nella comunione con altri che vivono la loro gioia in lui, per poi estendersi nel mondo.

Una seria ricerca della gioia in Dio non ci porta a vivere un’esistenza solitaria. Per molti di noi sarà infatti un percorso comunitario scomodo. Indubbiamente, abbiamo bisogno dei nostri momenti per stare “da soli con Dio” nella sua parola e nella preghiera, ma dobbiamo però anche ricevere con regolarità le sue parole insieme e rispondere a lui in preghiera insieme, come facciamo durante l’adorazione comunitaria. Coloro che intendono ricercare seriamente la loro gioia in Dio non saranno tra quanti abbandonano “la comune adunanza come alcuni sono soliti fare”, ma si esorteranno a vicenda costantemente, con urgenza e con gioia (Ebrei 10:25).

Lo spirito di squadra dell’edonismo cristiano non è un dono che dobbiamo aspettarci di ricevere nel mondo futuro. Dio ce lo offre ora, in questa vita, e tale dono rende le vite e l’influenza dei nostri fratelli e sorelle cristiani un mezzo insostituibile della nostra ricerca di gioia in lui, mentre insieme riceviamo le sue parole nella Scrittura e otteniamo la sua attenzione nella preghiera.


David Mathis (@davidcmathis) è il capo redattore del sito desiringGod.org, pastore della chiesa Cities Church a Minneapolis/Saint Paul. E’ sposato e ha quattro figli. E’ l’autore di “Le abitudini della Grazia. Dilettarsi in Gesù attraverso le discipline spirituali” (Adi-Media). 

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