Cinque miti sulla scienza

Mito n°1: La scienza ci offre una conoscenza più certa rispetto alla filosofia o alla teologia.

Consideriamo queste due affermazioni: (1) Gli elettroni esistono. (2) E’ sbagliato torturare bambini per il gusto di farlo. Quale delle due conosciamo con maggiore certezza? La risposta corretta è la seconda. Perché? La storia dell’elettrone ha conosciuto diversi cambiamenti in ciò che si suppone essere un elettrone. Nessuno oggi crede che gli elettroni Thompsoniani esistono (J. J. Thompson è stato lo scopritore degli elettroni) perché le nostre teorie sono molto cambiate. Non è irrealistico immaginare che tra cinquanta-cento anni, la descrizione scientifica dell’elettrone sarà cambiata così tanto che gli scienziati non crederanno più a ciò che oggi intendiamo per elettrone. Riguardo la seconda affermazione, qualcuno potrebbe non sapere perché è vera, eppure di fatto tutti sappiamo che è vera. Se qualcuno nega che è vera, ha bisogno di essere curato, non di una discussione. Non è difficile pensare che tra cinquanta o cento anni, la maggioranza delle persone non crederà più (2). Quello che è difficile è capire quale tipo di considerazioni razionali potrebbero essere scoperte che renderebbero (2) un convincimento irrazionale. Per questo, abbiamo più certezza sulla seconda affermazione che sulla prima.

Lo stesso è vero per talune asserzioni teologiche, ad esempio l’esistenza di Dio. La teologia naturale ci dice che l’universo ha avuto un inizio, che non avrebbe potuto venire all’esistenza dal nulla, e che doveva provenire da qualcosa di infinito, eterno, immateriale, soprannaturale (qualcosa che trascende l’universo e che non è limitato dalle leggi della natura), e che avesse in sé la potenza di agire spontaneamente per dare origine al tempo da una posizione di atemporalità. Soltanto una Persona è compatibile con tutto questo. L’evidenza in nostro possesso per tutto ciò è maggiore di quella di molte asserzioni della scienza, ad esempio che tutte le nostre informazioni genetiche sono codificate nel DNA.

Mito n°2: Non è mai ragionevole andare contro le idee della stragrande maggioranza degli esperti in un ambito scientifico.

La maggior parte dei cristiani accetterebbe di sottoporsi ad una terapia per curare il cancro se il 95% degli oncologi la approvasse e la considerasse la migliore terapia possibile. Tuttavia, il 95% dei biologi, dei paleontologi e degli scienziati in settori correlati accettano la teoria generale dell’evoluzione, mentre la maggior parte dei cristiani no. Le visioni dei cristiani sull’evoluzione sono ragionevoli e, se sì, perché? Ci sono almeno quattro criteri per stabilire quando è ragionevole andare contro la stragrande maggioranza degli esperti in un ambito scientifico, per esempio contro quanti accettano l’evoluzione:

(1) Verificare che non ci sia un’interpretazione alternativa della Bibbia plausibile dal punto di vista interpretativo in grado di risolvere la tensione.

(2) La presenza di un gruppo di studiosi altamente preparati e accademicamente qualificati che possono vantare un ottimo curriculum di articoli pubblicati su riviste prestigiose o per case editrici rinomate, e che sono uniti nel rigettare la visione adottata anche dalla grande maggioranza degli esperti nel settore.

(3) La presenza di valide spiegazioni di tipo storico, sociologico, o teologico del perché la maggioranza degli esperti adotta la posizione problematica (per esempio, l’evoluzione) invece di essere prevalentemente un impegno razionale basato su numerosi validi argomenti e solide evidenze.

(4) Poiché il cristianesimo è una visione del mondo estremamente razionale con molte evidenze e argomentazioni a suo sostegno, ogni posizione che nega gli elementi fondamentali della visione del mondo cristiana andrebbe respinta proprio per questo fatto.

Mito n°3: Il successo della scienza dimostra che altri campi come la filosofia e la teologia non ci danno la conoscenza della realtà.

E’ difficile capire come i progressi nella conoscenza della chimica dimostrino che non c’è Dio. A mio parere, il 95% delle scoperte scientifiche non ha nulla a che fare con l’insegnamento cristiano. Del 5% restante, direi che circa il 3% di queste scoperte sono a sostegno del cristianesimo (per esempio, la scoperta che l’universo ha avuto un inizio), e il 2% intaccano il cristianesimo. E’ interessante notare che quel 2% è costituito in gran parte da problemi relativi ai capitoli iniziali di Genesi, non sull’esistenza di Dio, sulla risurrezione di Gesù, o sulle verità del puro cristianesimo. La chiesa deve mettere in chiaro questo punto con le persone e inoltre deve cercare di capire come rispondere a quel 2%.

Mito n°4: I progressi delle neuroscienze hanno dimostrato che la coscienza è solo una condizione fisica del cervello e che non è necessario postulare una cosa spirituale come l’anima.

Niente potrebbe essere più lontano dal vero. La metodologia neuroscientifica cerca di scoprire le correlazioni, i nessi causali e le dipendenze funzionali tra la coscienza e gli stati cerebrali. Ma essa non è in grado di formulare domande sulla natura della coscienza e della persona che la possiede, tanto meno di rispondere ad esse. Per capire questo, si consideri quanto segue:

(1) Teorie empiricamente equivalenti presuppongono lo stesso insieme di dati osservativi, pertanto i dati empirici non possono essere usati per stabilire quale sia la teoria migliore. Bene, se i neuroni specchio di una persona sono danneggiati, quella persona non può provare empatia nei confronti di altre persone. Tre teorie empiricamente equivalenti sono compatibili con questa scoperta: fisicalismo stretto (l’accensione dei neuroni specchio è la stessa cosa del sentimento di empatia), dualismo di proprietà (l’accensione dei neuroni specchio provoca la condizione non-fisica di provare empatia ed entrambi gli eventi si verificano nel cervello), e il dualismo di sostanza (l’accensione dei neuroni specchio provoca la condizione non-fisica di provare empatia: il primo evento si verifica nel cervello, il secondo nell’anima). Sono le osservazioni filosofiche, e non i dati neuroscientifici, ad essere i fattori rilevanti nel giudicare tra le teorie.

(2) La metodologia neuroscientifica si basa su informazioni in prima persona di ciò che si verifica all’interno di un paziente perché lo scienziato ha accesso soltanto al suo cervello e non alla vita cosciente interiore del paziente. La natura della coscienza e del sé viene scoperta dal punto di vista personale e privato; la natura del cervello viene scoperta in terza persona, da un punto di vista generale.

Mito n°5: Non è necessario che la chiesa insegni ai fedeli la scienza; il suo compito è concentrarsi sulla vita spirituale e morale delle persone.

Gran parte dell’insegnamento e del discepolato della chiesa consiste principalmente nel far conoscere ed esaminare quali sono le idee più diffuse che spingono le persone di una cultura ad abbandonare il cristianesimo. Ciò comporta insegnare una visione del mondo. Le presunte scoperte della scienza sono usate da molti leader della cultura per sostenere lo scientismo (che in sostanzia è l’idea secondo cui la scienza è l’unico modo o quello nettamente superiore per ottenere la conoscenza della realtà; la religione e l’etica sono questioni di sensibilità e opinioni personali, non di conoscenza). E lo scientismo sta insidiando la chiesa. Da un sondaggio è emerso che uno dei sei motivi per cui la gente sta lasciando la chiesa è la sua mancanza di interazione con gli avanzamenti della scienza. La chiesa deve insegnare su questo con intelligenza e fedeltà biblica.


J. P. Moreland (PhD, University of Southern California) è professore eminente di filosofia alla Biola University. Ha scritto e curato oltre novanta libri, tra cui The Soul: How We Know It's Real and Why It Matters.

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