Cinque caratteristiche che resero unica la chiesa primitiva
Nei primi tre secoli, i cristiani erano perseguitati più di ogni altro gruppo religioso. Poiché si rifiutavano di adorare altri dèi o l’imperatore, erano considerati troppo esclusivi, troppo intransigenti e una minaccia all’ordine sociale.
Allora perché la gente si convertiva al cristianesimo se i cristiani erano considerati offensivi ed erano esclusi dalle cerchie di influenza, dal mondo degli affari e spesso venivano anche messi a morte? Larry Hurtado analizza questa domanda in due libri: Why on Earth Did Anyone Become a Christian in the First Three Centuries? e Destroyer of the gods: Early Christian Distinctiveness in the Roman World.
Una delle ragioni principali, spiega Hurtado, era che la chiesa cristiana era un “progetto sociale” unico. Era una comunità antitetica, una contro-cultura offensiva e al tempo stesso attraente per molti.
Ma che cosa rendeva la comunità cristiana così diversa?
Una nuova identità
Hurtado osserva che alla base di questo inedito progetto sociale c’era la particolare identità religiosa dei cristiani. Prima del cristianesimo, non c’era un’“identità religiosa” distintiva, perché la tua religione era semplicemente un aspetto della tua identità etnica o nazionale. Se venivi da quella città, da quella tribù, o da quella nazione, adoravi gli dèi di quella città, di quella tribù o di quel popolo. In pratica, la tua religione ti veniva assegnata.
Il cristianesimo portò per la volta volta nel pensiero umano il concetto che sei tu a scegliere la tua religione, a prescindere dalla tua razza e ceto sociale. Inoltre, il cristianesimo asseriva radicalmente che la tua fede in Cristo diventava la tua nuova e più profonda identità, ma allo stesso tempo non cancellava né eliminava la tua razza, la tua classe sociale e il tuo genere. La tua relazione con Cristo le metteva invece in secondo piano. Questo significava, con grande scandalo della società Romana, che tutti i cristiani—siano essi schiavi, liberi o nobili, e qualunque fosse la loro razza e nazionalità—erano ora uguali in Cristo (Galati 3:26–29). Questa era una sfida radicale per la struttura consolidata della società Romana e per le sue divisioni sociali, da cui derivano almeno cinque caratteristiche uniche.
1. La chiesa primitiva era multirazziale e conosceva una stupefacente unità che andava oltre i confini etnici.
Per fare solo un esempio, si osservi la descrizione delle guide spirituali della chiesa di Antiochia (Atti 13). In tutto il libro degli Atti notiamo una straordinaria unità tra persone di razze diverse. Efesini 2 testimonia l’importanza della riconciliazione tra le razze quale frutto del vangelo tra i cristiani.
2. La chiesa primitiva era una comunità di perdono e riconciliazione.
Come già detto, i cristiani erano spesso esclusi e criticati, ma erano anche perseguitati, imprigionati, attaccati e uccisi. Ciononostante, i cristiani insegnavano il perdono e rifiutavano di vendicarsi contro i loro oppositori. In una cultura di onore/disonore in cui la vendetta era prevista, questa cosa era impensabile. I cristiani non ridicolizzavano né deridevano i loro oppositori, né tantomeno li ripagavano con la violenza.
3. La chiesa primitiva era nota per la sua ospitalità verso i poveri e i sofferenti.
Mentre ci si aspettava che ci si prendesse cura dei poveri della propria famiglia o tribù, l’aiuto “promiscuo” che i cristiani davano a tutti i poveri—anche di altre razze e religioni, come insegnato da Gesù nella parabola del Buon Samaritano (Luca 10:25-37)—non aveva precedenti nella storia. (Si veda il saggio di Gary Ferngren “The Incarnation and Early Christian Philanthropy”). Durante le pestilenze nelle aree urbane, i cristiani non abbandonavano le città ma vi rimanevano prendendosi cura degli ammalati e dei moribondi di tutti i gruppi, spesso a costo delle loro vite.
4. Era una comunità impegnata a difendere la santità della vita.
Non si trattava soltanto del fatto che i cristiani si opponessero all’aborto. L’aborto era pericoloso e relativamente raro. Una pratica più comune era l’“esposizione dei neonati”. I bambini non voluti venivano letteralmente gettati nei cumuli della spazzatura, dove morivano o venivano raccolti da mercanti per avviarli alla schiavitù e alla prostituzione. I cristiani salvavano questi neonati e li accoglievano nelle loro famiglie.
5. Era una contro-cultura sessuale.
La cultura Romana esigeva che le donne sposate di qualunque ceto sociale si astenessero dal sesso al di fuori del matrimonio, ma permetteva agli uomini (anche agli uomini sposati) di fare sesso con persone che si trovavano più in basso nella scala sociale —schiavi, prostitute e bambini. Non era solo permesso; era considerato inevitabile. Ciò era dovuto in parte al fatto che in quella cultura il sesso era sempre considerato un’espressione della posizione sociale di una persona. Il sesso era perlopiù considerato un mero appetito fisico a cui non si poteva resistere.
Le norme sessuali dei cristiani naturalmente erano diverse. La chiesa proibì ogni attività sessuale al di fuori del matrimonio eterosessuale. Eppure le vecchie, in apparenza più “emancipate” pratiche sessuali pagane alla fine lasciarono posto alle più rigorose norme cristiane, perché la “logica più profonda” della sessualità cristiana era così diversa. Essa considerava il sesso non soltanto un appetito ma un modo per darsi interamente a un’altra persona, e così facendo, imitare ed essere in sintonia con il Dio che ha dato se stesso in Cristo. La sessualità cristiana era anche più egalitariana, perché trattava tutte le persone in modo uguale e rifiutava la doppia morale del genere e del ceto sociale. Infine, il cristianesimo considerò la continenza sessuale come un esercizio della libertà umana, una testimonianza del fatto che non siamo semplici pedine in mano ai nostri desideri o al nostro destino.
Una sfida amorevole
E’ stato perché la chiesa primitiva non si adattava alla cultura che la circondava, bensì la sfidava con amore, che alla fine il cristianesimo ebbe un tale effetto su di essa.
Potrebbe un progetto sociale essenzialmente identico avere un effetto simile se fosse realizzato oggi?
Tim Keller (MDiv, Gordon-Conwell Theological Seminary; DMin, Westminster Theological Seminary) è il fondatore della chiesa Redeemer Presbyterian Church (PCA) a Manhattan, presidente di Redeemer City to City, e fondatore di The Gospel Coalition. E’ autore di numerosi libri, tra cui Ragioni per Dio. Lui e la moglie Kathy hanno tre figli.
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