Cinque benefici del fondare chiese avendo la fine in mente

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Poche cose sono per me più divertenti e piacevoli che le demolizioni. Recentemente ho buttato giù un muro per iniziare i lavori di ristrutturazione della nostra cucina, ma non l’ho fatto solo per il gusto di prendere in mano un martello e dare dei colpi al muro. Io e mia moglie abbiamo prima pensato a quale sarebbe stata la soluzione migliore per la nostra famiglia e poi abbiamo fatto un progetto dettagliato. Dovevamo avere il risultato finale in mente prima di metterci all’opera.

In modo simile, l’escatologia è importante nella fondazione di chiese. Il 2020 ha certamente portato con sé molta incertezza e confusione, ed è per questo che molti sono alla ricerca del marchio della bestia e dei segni della fine dei tempi. Ma non è questo che intendo. L’escatologia biblica ci preannuncia le doglie di un mondo devastato che porteranno alla restaurazione di tutte le cose (Romani 8:18-25; Apocalisse 21).

È per questo motivo che andiamo avanti in mezzo alla sofferenza e all’opposizione, perché sappiamo che ogni chiesa fondata è un avamposto del regno futuro di Cristo, un avamposto che porta luce, pace, speranza e giustizia qui e ora. NT Wright disse: “Quello che fai nel Signore non è vano. Tu sei, per quanto strano possa sembrare, difficile da immaginare quasi quanto la risurrezione stessa, perché stai compiendo qualcosa che diventerà a suo tempo parte del nuovo mondo di Dio”.

Fratelli, dobbiamo diffidare della tentazione di mutilare il vangelo ignorando la fine della storia. Andiamo ora a considerare cinque benefici del fondare chiese avendo la fine in mente.

1. Ci dà pazienza nell’urgenza

Il Nuovo Testamento fu scritto nella speranza del ritorno imminente di Cristo, con un forte senso che il tempo era poco e il lavoro molto. Tuttavia, l’espansione della chiesa fu guidata dallo Spirito Santo che individuava e inviava uomini qualificati (Atti 13) e apriva e chiudeva le porte cambiando i piani su dove il vangelo sarebbe stato annunciato (Atti 16:6-10).

La fondazione di chiese odierna spesso è orientata verso dati di mercato e strategie umane che creano una fissazione per l’immediatezza. Fondare avendo la fine in mente ci dà pazienza nella nostra urgenza. L’urgenza è necessaria, ma mai senza la fiducia che Gesù è il re, e che l’avanzamento del suo regno, che le porte dell’Ades non potranno vincere, non dipende dai nostri sforzi.

2. Stimola il nostro impegno presente

Fondare avendo la fine in mente ci spinge ad impegnarci per il bene della comunità in cui viviamo. Se la nostra escatologia è escapista, non c’è ragione di pensare a questioni come la giustizia, l’oppressione, la povertà o qualsiasi altra sofferenza immediata. Possiamo limitarci a nasconderci nel nostro angolino cercando di non fare troppi danni prima che arrivi la fine.

Ma questa non è la nostra identità. Siamo stranieri e pellegrini pienamente coinvolti (Geremia 29; 1 Pietro 2), chiamati a lavorare per il bene dei nostri vicini come ambasciatori del regno futuro (2 Corinzi 5:20-21). Dio ci ha messi qui e ci ha incaricato di parlare agli altri della sua grazia salvifica. Egli ritornerà per noi, e questo ci spinge a fondare chiese che annunciano la buona notizia a persone schiave del peccato.

3. Crea collaborazioni più ampie

Fondare chiese avendo la fine in mente fa nascere collaborazioni evangeliche più ampie. Ci impedisce di fondare chiese reazionarie che pensano soprattutto a prendere posizione contro le nostre esperienze ecclesiali negative o le altre chiese intorno a noi.

Le nostre città hanno bisogno di chiese Cristo-centriche di ogni genere per raggiungere ogni genere di persone, e la bellezza del corpo di Cristo sta nel fatto di essere composto da molte parti. Siamo più inclini a celebrare la manifestazione della chiesa di Cristo nelle altre chiese locali quando abbiamo in vista il regno di Cristo e non il nostro.

4. Ci prepara a soffrire bene

Il ministero pastorale ci arruola in una guerra spirituale (2 Timoteo 2:3-4), e i fondatori di chiesa servono Dio in prima linea. Comprendere questo ci aiuta a evitare narrative e aspettative trionfali mentre fondiamo chiese, e a perseverare quando arrivano le prove. Fondare avendo la fine in mente ci prepara a soffrire bene.

Dobbiamo ricordare che, come disse Frederick Buechner: “Il peggio non è l’ultima parola sul mondo. È  la penultima cosa. L’ultima cosa è la migliore. È la potenza dall’alto che scende giù nel mondo, che sgorga dal peggio del peggio del mondo come una sorgente nascosta. Riesci a crederci? L’ultima cosa, la cosa migliore è la profonda risata nei cuori dei santi. Sì, sei grandemente amato e perdonato. Sì, sei guarito. Va tutto bene”.

5. Ci aiuta a perseverare

Dieci anni fa, mi sono trasferito con la mia famiglia a Washington, D.C. per fondare una chiesa. La fondazione di chiese era un grande movimento e Acts 29 stava crescendo rapidamente. La confluenza di una ricca teologia e di un ministero intraprendente che raggiungeva le città del mondo era entusiasmante! Sembravano gli ingredienti giusti per un risveglio.

Guardando indietro, è terribile vedere quanti pastori e fondatori abbiamo perso per strada. L’unico modo in cui possiamo finire in bellezza la nostra corsa è fissare il nostro sguardo sul premio, e guardare a Cristo e alla gloria del suo regno (1 Corinzi 9:24-27; Colossesi 3:1-4; Ebrei 12:1-4).

Qualunque siano le prove, la gloria del vangelo è che non siamo mai senza speranza. Gesù sa che cosa stiamo affrontando, e soltanto lui può sostenerci fino alla fine. Ricorda la sua promessa in 1 Pietro 5:10-11: “Or il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente. A lui sia la potenza, nei secoli dei secoli. Amen”.


Bill Riedel è il fondatore e il pastore principale della chiesa Redemption Hill a Washington, D.C. Ha ricevuto la formazione formale presso Trinity International University (BA) e Trinity Evangelical Divinity School (MDiv), e serve nel ministero dal 1998. È direttore di zona di Acts 29 per il District of Columbia e fa parte del team direttivo di Acts 29 North Atlantic, ed è anche membro del consiglio di distretto di EFCA. Puoi seguirlo su Twitter.

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