Cattolici Romani e Protestanti: visioni dell’autorità a confronto

Udito in una conversazione tra un devoto cattolico e un protestante: “Almeno noi cattolici sappiamo chi è il capo della nostra Chiesa! La nostra Chiesa ha molta autorità. Voi protestanti siete come tante tribù senza un capo, come barche senza timone. ‘La Bibbia, solo la Bibbia!’ è il vostro motto, ma guardate dove vi ha portato: Anglicani, Presbiteriani, Metodisti, Luterani, Battisti. Vuoi che continui? Non avere autorità porta al caos nel quale vi trovate!”

Questa conversazione è comune quando si affronta il tema dell’autorità nella chiesa, e mostra una delle maggiori differenze tra il Cattolicesimo Romano e il Protestantesimo: le loro rispettive visioni sull’autorità. In quest’articolo, accennerò a entrambe le visioni di autorità, poi darò una valutazione della posizione cattolica e suggerirò un’applicazione per la posizione Protestante.

L’AUTORITA’ NELLA CHIESA CATTOLICA ROMANA

La visione Cattolico Romana dell’autorità può essere immaginata come uno sgabello a tre piedi: Scrittura, Tradizione, Magistero. Un piede è la Scrittura, la Parola di Dio ispirata in forma scritta. (Ricordiamo che il Vecchio Testamento della Bibbia Cattolica, che contiene i libri Apocrifi, è diverso da quello dei Protestanti).

Un altro piede dello sgabello, la Tradizione, consiste dagli insegnamenti trasmessi oralmente da Gesù ai suoi apostoli, che a loro volta li trasmisero oralmente ai loro successori, i vescovi. Questa Tradizione è tramandata all’interno della Chiesa Cattolica e, a volte, assurge a dottrina ufficiale (per esempio, l’Immacolata Concezione di Maria [1854], e l’Assunzione corporea di Maria [1950]).

E’ importante sottolineare che la Scrittura e la Tradizione “sono tra loro strettamente congiunte e comunicanti. Poiché entrambe scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo una cosa sola e tendono allo stesso fine” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 80). Scrittura e Tradizione insieme formano l’autorevole rivelazione divina per la Chiesa Cattolica.

Questa rivelazione divina dev’essere interpretata, e “l’ufficio di interpretare autenticamente la Parola di Dio scritta o trasmessa è stato affidato al solo Magistero vivente della chiesa” (CCC 85). Questo terzo piede dello sgabello è l’ufficio chiamato Magistero, che comprende il papa e i vescovi. La loro funzione è di interpretare autorevolmente la Scrittura, proclamare la Tradizione e interpretarla autorevolmente, e di esercitare l’autorità di guide di tutta la Chiesa e di sacerdozio che amministra la grazia mediante i suoi sette sacramenti. Il capo della Chiesa è il Papa, che è il vicario (rappresentante) di Cristo sulla terra e il successore dell’apostolo Pietro; secondo la tradizione Cattolico Romana, il Papa è nella successione apostolica (una sequenza ininterrotta di guide autorevoli) con Pietro e tutti i papi dopo di lui.

Riassumendo, la struttura di autorità nella Chiesa Cattolica Romana è come uno sgabello con tre gambe, con la Scrittura, la Tradizione e il Magistero. Ciascuna delle tre, e le tre insieme, sono necessarie e agiscono uniformemente come autorità per la Chiesa.

AUTORITA’ PROTESTANTE

La visione Protestante dell’autorità della chiesa si fonda sull’autorevole rivelazione divina, che è la Scrittura. Il principio formale Protestante sola Scriptura (solo la Scrittura) significa che la Scrittura è l’autorità finale nella chiesa, principio che contraddice la posizione Cattolica di Scrittura più Tradizione.

Il principio di Sola Scrittura non significa che i Protestanti ignorino tutti gli altri contributi del passato. Essi formano una tradizione con la “t” minuscola, come ad esempio i credi della chiesa primitiva, le confessioni di fede storiche del protestantesimo, e le dichiarazioni evangeliche. Queste guide forniscono ai Protestanti una grande quantità di ammaestramenti e intuizioni profonde. Va però notato che esse svolgono una funzione ministeriale (di servizio), non di magistero (guida). Nelle chiese Protestanti, l’autorità finale appartiene solo alla Scrittura.

Quest’attaccamento alla Scrittura è la base dell’enfasi Protestante sul rapporto tra la Parola di Dio e la predicazione, l’insegnamento, il discepolato, la consulenza pastorale, l’adorazione, la conduzione della Chiesa, la preghiera, la traduzione, la distribuzione e altro ancora. Poiché la Scrittura è la Parola di Dio, ubbidire alla Scrittura significa ubbidire a Dio stesso. Disubbidire alla Scrittura significa disubbidire a Dio stesso. Ciò non significa mettere la Scrittura allo stesso livello di Dio, ma evidenziare come l’autorità di Dio è espressa mediante la sua autorevole Parola.

In conformità a questa Scrittura e sotto la sua autorità, una chiesa locale è governata da guide qualificate chiamate pastori o anziani. Queste guide hanno la responsabilità e l’autorità da parte di Dio di (1) insegnare la Scrittura e trasmettere la sana dottrina; (2) guidare sotto la Signoria di Cristo; (3) pregare (specialmente per i malati); e (4) pascere la chiesa facendo da esempi (benché imperfetti) di somiglianza a Cristo, proteggendo in questo modo la chiesa dall’eresia e dal peccato mediante la predicazione, il discepolato, e l’esercizio della disciplina.

Secondo alcune denominazioni Protestanti, esistono forme di governo che hanno autorità al di sopra delle singole chiese locali. Per esempio, nelle chiese episcopaliane, i vescovi esercitano autorità sopra le chiese della loro giurisdizione. Nelle chiese presbiteriane, gli anziani delle sessioni locali esercitano un ruolo di autorità sulle chiese del loro presbiterio, sinodo, e assemblea generale. Che siano organizzate in forma congregazionalista, episcopaliana, o presbiteriana, l’autorità nelle chiese Protestanti non ha niente che assomigli al Magistero della Chiesa Cattolica: nessun Papa, nessuna successione apostolica, nessuna infallibilità della chiesa o del papa, nessuna autorità allo stesso livello della Scrittura.

VALUTAZIONE DELLA VISIONE CATTOLICO-ROMANA DELL’AUTORITA’ DELLA CHIESA

La prima critica della visione Cattolico Romana dell’autorità si concentra su Scrittura più Tradizione. Una tale visione non ha basi bibliche, per non dire che si tratta di un tardo sviluppo nella storia della chiesa, associato alla pretesa che la Chiesa/Papa è infallibilmente guidato dallo Spirito Santo. E’ una posizione di per sé precaria, come appare chiaro quando la Scrittura e la Tradizione entrano in conflitto (naturalmente la Cattolica Chiesa sostiene che tale conflitto non ci può mai essere).

La formula Scritture più Tradizione contraddice anche due altre importanti dottrine Protestanti: la sufficienza delle Scritture (la Scritture è tutto ciò che occorre alla chiesa per piacere a Dio) e la necessità delle Scritture (la chiesa si smarrirebbe senza la Scrittura).

La seconda critica è incentrata sul ruolo di autorità attribuito alla Chiesa, specialmente al suo Magistero. Questo ruolo è fondato sul principio dell’interrelazione Cristo-Chiesa: la Chiesa Cattolica Romana si considera la continuazione dell’incarnazione di Gesù Cristo, il quale è presente nella Chiesa nella sua totalità (natura divina, natura umana, e corpo) attraverso i membri della Chiesa, specialmente la sua gerarchia. Questa nozione di continuazione dell’incarnazione non ha alcun sostegno biblico. Oltretutto, crea confusione con l’ascensione, la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste, e il ritorno futuro di Gesù. Secondo la Scrittura e la Cristologia ortodossa, Cristo nella sua natura umana è stato esaltato alle gloriose sfere celesti. Egli ha mandato lo Spirito Santo per prendere il suo posto come altro Consolatore. Egli ritornerà corporalmente un giorno. Ossia, Gesù non è qui ora. Sostenere che l’intero Cristo è continuamente presente nella Chiesa Cattolica significa fare confusione su queste realtà così essenziali alla fede cristiana.

Riassumendo, la visione Cattolica dell’autorità consistente di Scrittura, Tradizione e Magistero è errata.

APPLICAZIONI DELLA VISIONE PROTESTANTE DI AUTORITA’

La visione Protestante dell’autorità è vissuta concretamente in molti modi. Ne menzionerò tre.

Primo, i Protestanti sono attenti alla Scrittura, pronti a ubbidire, confidare, essere avvertiti, offrire lodi, e a tutte le altre applicazioni che sorgono dalla sua comprensione.

Secondo, i Protestanti si concentrano sulla Scrittura per ogni aspetto della vita ecclesiale e del ministero: predicazione, insegnamento, adorazione, discepolato, e altre attività. Come comunità della Parola, si sottomettono gioiosamente alle Scritture e ripongono in esse la loro fiducia.

Terzo, i Protestanti ubbidiscono e rispettano le loro guide stabilite da Dio in possesso delle qualifiche indicate dalla Scrittura. Da esse, i membri ricevono la Parola di Dio sotto forma di predicazione e insegnamento, e sono aiutati dai loro pastori a metterla in pratica nella vita di tutti i giorni. I membri sono anche istruiti ed esortati dalla Scrittura a impegnarsi nel servizio cristiano sotto la direzione delle loro guide, in modo da “[crescere] in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo. Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso nell’amore” (Ef. 4:15–16).


Gregg Allison è professore di teologia cristiana al Southern Baptist Theological Seminary a Louisville (Kentucky) e co-autore del libro “The Unfinished Reformation: What Unites and Divides Catholics and Protestants After 500 Years”.

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