Anche per le donne è necessario rendere conto
Rimasi seduta sveglia, con la faccia avvolta dal freddo bagliore del mio telefono. Sullo schermo c’era un messaggio di testo vuoto. Delle scuse mi corsero per la mente—devo veramente confessare il mio fallimento della sera scorsa?
Ehi, le mie dita alla fine batterono, ho combinato un pasticcio. Possiamo sentirci presto? Contorcendomi lo stomaco, premetti “invia”.
La prima volta che presi l’iniziativa di confessare il mio peccato a un’amica, mi era sembrata una cosa strana, per non dire pericolosa. Ma ero ricaduta, per l’ennesima volta, in un peccato ricorrente che non riuscivo a scuotermi di dosso. Era giunto il momento di chiedere aiuto alla mia amica saggia e amorevole. Era tempo di confessare.
Negli ultimi decenni, gli uomini della chiesa americana sono stati spesso benedetti con la pratica del rendere conto: confessare i peccati gli uni agli altri e aiutarsi a crescere nel ravvedimento.
Ma il comandamento di Dio in Giacomo 5:16 (“Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti”) si applica a tutti, non solo agli uomini. È incoraggiante vedere come anche un numero crescente di donne cristiane si stia impegnando a perseguire il duro lavoro della confessione reciproca.
Tuttavia, ogni volta che un cristiano si propone di fare una cosa difficile, bugie e dubbi possono insinuarsi e soffocare le migliori intenzioni. Esaminiamo alcune delle bugie più comuni che dissuadono le donne dal praticare la confessione, e le verità di cui le donne hanno bisogno.
1. “Il mio peccato è solo tra me e Dio”.
È una delle prime verità che si imparano quando si ascolta il Vangelo per la prima volta: il perdono viene da Gesù, e solo da Gesù. Quando deponiamo il nostro peccato davanti a lui, egli è fedele da purificarci da ogni iniquità (1 Giovanni 1:9). Perché allora egli ci chiederebbe di confessare il nostro peccato ad altri oltre a lui?
Per farla semplice, queste due forme di confessione hanno uno scopo diverso. Quando condividiamo il nostro peccato nascosto con le nostre sorelle, non stiamo mirando alla redenzione, ma alla riflessione. Ogni credente fa parte del corpo di Cristo, e quando confessiamo gli uni agli altri i peccati di cui ci vergogniamo con grazia e misericordia, questo ci porta a contemplare la sua grazia e misericordia. Quando ci rassicuriamo gli uni gli altri con la speranza inalterabile che abbiamo in Cristo, mostriamo il suo perdono in azione.
Come Dane Deatherage scrive, la confessione è “un’opportunità di sperimentare in modo dinamico il perdono di Dio”.
2. “Il mio peccato non è così grave da avere bisogno di essere confessato”.
Ogni cultura tende a concentrarsi su alcuni peccati e a minimizzarne altri. Nel mio contesto attuale, per esempio, indulgere nella pornografia tende a suscitare un particolare tipo di vergogna per le donne, mentre l’invidia spesso viene minimizzata, se non completamente ignorata. Al contrario, Romani 1:29 mostra che una vita caratterizzata dall’invidia alla fine subirà la stessa condanna dal Signore.
Dobbiamo ricordare che il peccato, di qualunque genere esso sia, è come una carie nei nostri cuori, e ogni piccola particella, se non curata adeguatamente, può divorare le nostre vite fino a renderle vuote. La confessione regolare ad un’altra persona ci offre l’opportunità di esaminare regolarmente i nostri cuori in base allo standard divino ed estirpare il male fin dall’inizio.
3. “La confessione rovinerà ciò che gli altri pensano di me”.
Confessare i tuoi peccati a un’altra persona ti renderà senza alcun dubbio vulnerabile. La confessione ci apre a ricevere una santa correzione, e anche a subire conseguenze del caso. Anche se affrontare queste cose è doloroso, la Parola di Dio ci assicura che un richiamo amorevole da parte di un’altra sorella è un favore, persino un onore (Salmo 141:5).
Tuttavia, il più grande ostacolo che trattiene le donne dalla confessione sembra essere il timore molto reale che un’altra sorella possa tradire la nostra trasparenza. Ci chiediamo se i nostri segreti, messi nelle mani sbagliate, diventeranno motivo di pettegolezzo. Alcune di noi potrebbero avere già affrontato questa amara realtà, e potrebbe sembrare avventato riprovarci.
È vero che alcune sorelle cristiane potrebbero non essere sufficientemente mature per gestire le nostre parole in modo affidabile, per cui è bene scegliere con cura la persona a cui confessare i nostri peccati (Erik Raymond ha scritto un articolo utile a riguardo).
Ciononostante, ogni volta che nella nostra vita ci troviamo di fronte a un rischio, il nostro unico obiettivo deve essere quello di seguire e temere Dio. Ogni atto di umiltà, per quanto utilizzato in modo improprio da altri, un giorno sarà ricompensato da lui (Salmo 7:8). Non avere paura di perdere la tua reputazione a rischio di perdere la tua anima.
Ti può incoraggiare sapere che, quando cerchi un’ascoltatrice matura, puoi avere fiducia che lo Spirito Santo sta portando frutto nella sua vita, perciò lei saprà come tenere celata la tua confessione (Proverbi 11:13). Inoltre, un’ascoltatrice matura sa che la sua natura non è meno peccatrice della tua. Niente di ciò che confessi umilmente mostrando un sincero ravvedimento dovrebbe sconvolgere un’altra persona a tal punto da indurla ad amarti di meno. Se ciò dovesse accadere, vuol dire che lei aveva un’immagine sbagliata di te e di se stessa.
Cosa più importante, un’ascoltatrice saggia non lascerà che nessuna di voi due resti nel proprio peccato per troppo tempo. Riporterà invece la tua attenzione su Gesù, Colui che ha rinunciato alla sua reputazione affinché la nostra venisse ripulita. Egli ha portato su di sé la pienezza della nostra vergogna. Siamo liberati dal timore di ciò che gli altri pensano di noi ricordando che la confessione alla fine non riguarda la nostra storia, ma la sua.
Il fine della confessione
Alcune di noi potrebbero non scontrarsi con nessuno di questi ostacoli, anzi, potrebbero avere il problema opposto di condividere troppo, confessando i nostri peccati nei minimi dettagli a chiunque sia disposto ad ascoltarci. Potremmo avere la falsa impressione che solo quando un certo numero di persone sono al corrente dei nostri fallimenti possiamo veramente sentirci “perdonate”.
Se questa è la nostra abitudine, forse non abbiamo ancora capito il bisogno fondamentale dietro la confessione. È vero che sbarazzarci dal peso del peccato può portare un’ondata di sollievo, ma dobbiamo ricordare che la gestione del dolore non è il nostro obiettivo finale.
Infatti, la parola Greca tradotta con “affinché siate guariti” (Giacomo 5:16), a volte si riferisce alla guarigione fisica. Altrettanto spesso, tuttavia, la parola si riferisce al ristabilimento totale della relazione. Giacomo si appoggia al doppio significato, offrendoci una meravigliosa speranza: quando prendiamo parte al corpo di Cristo, riconoscendo la profondità del nostro peccato e mettendo coraggiosamente a nudo i nostri cuori, la malattia che ha bloccato il nostro cammino con Cristo viene rimossa, e siamo nuovamente liberi di camminare nelle vie del nostro unico Guaritore.
Tori Campbell frequenta l’ultimo anno del programma Master of Divinity presso Trinity Evangelical Divinity School. È una specializzanda nel ministero delle donne presso la chiesa Christian Fellowship a Itasca, Illinois, e collabora con il programma di studi biblici per l’editore David C. Cook. In precedenza ha scritto per The Yale Logos e ha fatto la trascrittrice per il Jonathan Edwards Center. Puoi trovarla su Twitter su @solideotoria.
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