Packer sulle 3 tipologie di evangelici che potrebbero imparare dai puritani

J. I. Packer scriveva più di 30 anni fa in A Quest for Godliness: The Puritan Vision of the Christian Life (Crossway, 1990), 31–34:


Sembra che il nostro numero sia cresciuto negli ultimi anni e che ci sia un rinnovato interesse per i sentieri antichi della teologia evangelica. Di questo dovremmo essere grati a Dio.

Ma non tutto lo zelo evangelico è secondo conoscenza, né le virtù e i valori della vita cristiana biblica si fondono sempre come dovrebbero. Tre gruppi in particolare nel mondo evangelico di oggi sembrano avere bisogno in modo molto evidente dell’aiuto che i puritani, come li conosciamo nei loro scritti, sono in grado di offrire.

Questi tre gruppi li chiamo:

  • Esperienzialisti irrequieti

  • Intellettualisti irriducibili, e

  • Deviazionisti delusi.

Naturalmente non si tratta di correnti di opinione organizzate, ma di singole persone con una mentalità caratteristica che si incontrano continuamente.

Esaminiamoli in ordine.

1. Esperienzialisti irrequieti  

Quelli che definisco esperienzialisti irrequieti sono una specie familiare, a tal punto che gli osservatori esterni a volte sono tentati di definire l’evangelicalismo in questi termini.

La loro visione del mondo li porta a essere superficiali, disordinati, irrequieti e impazienti, a rincorrere le novità, l’intrattenimento e gli ‘alti’ della vita, e a preferire i sentimenti profondi ai pensieri profondi.

Non amano molto lo studio serio, l’umile auto-esame, la meditazione disciplinata e l’ordinario lavoro duro nelle loro vocazioni e nelle loro preghiere.

Essi concepiscono la vita cristiana come una serie di straordinarie esperienze emozionanti anziché una ferma giustizia razionale.

Si soffermano continuamente sui temi della gioia, pace, felicità, soddisfazione e riposo dell’anima senza alcun riferimento allo scontento divino di Romani 7, al combattimento della fede del Salmo 73, o ai ‘bassi’ dei Salmi 42, 88 e 102.

Attraverso la sua influenza, l’allegria spontanea di chi è naturalmente estroverso viene equiparata alla vita cristiana sana, mentre i santi dal temperamento meno sanguigno e più complesso sono portati quasi alla follia perché non sono in grado di entusiasmarsi nel modo previsto. Nella loro irrequietezza queste persone esuberanti diventano dei creduloni privi di senso critico, convinti che più un’esperienza è strana e sensazionale, più essa debba essere divina, soprannaturale e spirituale, e difficilmente si danno pensiero della virtù scritturale della stabilità.

Queste pecche non sono controbilanciate dal loro appellarsi alle tecniche specializzate di counselling che gli evangelici estroversi hanno elaborato a scopi pastorali negli anni recenti; perché la vita spirituale è favorita, e maturità spirituale è generata, non da tecniche ma dalla verità, e se le nostre tecniche si reggono su una nozione difettosa della verità da trasmettere e dell’obiettivo da raggiungere, esse non sono in gradi di renderci pastori o credenti migliori di quelli che eravamo prima. La ragione per cui gli esperienzialisti irrequieti sono sbilanciati è che sono caduti vittima di una forma di mondanità, di un individualismo che mette al centro l’uomo, anti-razionale, che trasforma la vita cristiana in un viaggio egoistico alla ricerca di emozioni. Questi santi hanno bisogno di quel genere di ministero per la maturazione dei credenti in cui la tradizione puritana è specializzata.

Quali enfasi puritane possono rendere stabili e calmare gli esperienzialisti inquieti? Cominciamo co queste.

Prima, l’accento sulla centralità di Dio come requisito divino fondamentale per la disciplina della rinuncia di sé.

Seconda, l’insistenza sul primato della mente e sull’impossibilità di obbedire alla verità biblica senza averla compresa.

Terza, la necessità di umiltà, pazienza e stabilità in ogni tempo, e di riconoscere che il ministero principale dello Spirito Santo non è quello di suscitare emozioni ma di formare un carattere simile a Cristo.

Quarta, il riconoscere che i sentimenti vanno su e giù, e che spesso Dio ci mette alla prova conducendoci in deserti di piattezza emotiva.

Quinta, l’adorazione quale attività primaria della vita.

Sesta, il ribadire il nostro bisogno di esaminarci regolarmente alla luce della Scrittura, nei termini stabiliti dal Salmo 139:23-24.

Settima, la consapevolezza che la sofferenza santificata ha un posto importante nel piano di Dio per la crescita nella grazia dei suoi figli. Nessuna tradizione dottrinale cristiana somministra questa medicina purificante e corroborante con più autorità e sapienza di quella dei puritani, la cui dispensazione ha fatto fiorire un tipo di cristiano incredibilmente forte e resiliente per oltre un secolo, come abbiamo visto.

2. Intellettualisti irriducibili  

Passiamo ora agli intellettualisti irriducibili del mondo evangelico: una seconda tipologia familiare, sebbene non altrettanto comune della precedente.

Alcuni di essi appaiono vittime di un temperamento insicuro e di un senso di inferiorità, altri lo sono a causa di una reazione dettata dall’orgoglio o dal dolore contro quella che considerano l’indolenza dell’esperienzialismo. Tuttavia, qualunque sia l’origine della loro sindrome, il modello di comportamento in cui essi la manifestano è peculiare e caratteristico.

Si presentano costantemente come cristiani inflessibili, polemici, critici, paladini della verità per i quali l’ortodossia è tutto.

Il loro interesse principale è sostenere e difendere la loro visione della verità, siano essi calvinisti o arminiani, dispensazionalisti o pentecostali, o qualunque sia la loro dottrina, dedicandosi a tale compito senza risparmiarsi.

Sono persone con poco calore umano; relazionalmente sono distanti; le esperienze non contano molto per loro; vincere la battaglia per l’accuratezza intellettuale è uno dei loro scopi principali.

Sanno, a ragione, che nella nostra cultura anti-razionale, orientata ai sentimenti e che ricerca la gratificazione istantanea la conoscenza concettuale delle cose divine è svalutata, e cercano con passione di ristabilire il giusto equilibrio su questo punto.

Comprendono bene la priorità dell’intelletto; il problema è che l’intellettualismo, che si manifesta in battaglie infinite a favore del modo corretto di pensare, è praticamente tutto ciò che essi hanno da offrire, perché è praticamente tutto ciò che essi hanno.

Anch’essi, questo è il mio invito, hanno bisogno di entrare in contatto con l’eredità puritana per poter maturare.

Quest’ultima affermazione potrebbe apparire paradossale, dal momento che non sarà sfuggito al lettore che il profilo indicato corrisponde a ciò che molti ancora oggi ritengono sia stato il classico puritano. Tuttavia, quando ci si chiede quali enfasi contiene la tradizione puritana per combattere l’arido intellettualismo, tutta una serie di punti balzano agli occhi.

Primo, la vera religione richiede sentimenti oltre all’intelletto; essa consiste essenzialmente, per usare le parole di Richard Baxter, ‘nell’attività del cuore’.

Secondo, la verità teologica ci è stata data per essere praticata. William Perkins definì la teologia come la scienza per vivere in modo benedetto in eterno; William Ames la chiamò la scienza del vivere per Dio.

Terzo, la conoscenza dei concetti uccide se non si passa dall’accumulare nozioni al conoscere le realtà a cui esse si riferiscono—in questo caso, dal conoscere alcune cose su Dio ad avere una relazione con Dio.

Quarto, la fede e il ravvedimento, che sfociano in una vita di amore e di santità, ossia di gratitudine che si manifesta in benevolenza e in opere buone, sono esplicitamente richieste nel vangelo.

Quinto, lo Spirito ci è stato dato per portarci in compagnia intima con altri fratelli in Cristo.

Sesto, la disciplina della meditazione discorsiva ha lo scopo di mantenerci ferventi e adoranti nel nostro amore per Dio.

Settimo, è una cosa empia e scandalosa diventare un agitatore e causare divisioni nella chiesa, e di solito non c’è nulla di più rispettabile dell’orgoglio spirituale nella sua forma intellettuale che porta gli uomini a creare partiti e divisioni.

I grandi puritani erano tanto umili e amorevoli quanto possedevano una mente lucida, erano completamente interessati alle persone quanto lo erano alla Scrittura, e appassionati per la pace quanto lo erano per la verità. Avrebbero sicuramente definito spiritualmente rachitici gli intellettualisti cristiani di oggi, non nel loro zelo per l’uso delle parole corrette ma per la loro mancanza di zelo per tutto il resto; e la forza dell’insegnamento dei puritani sulla verità di Dio nella vita dell’uomo è ancora potente da far diventare tali anime esseri umani completi e maturi.

3. Deviazionisti delusi  

Per ultimi tratto coloro che chiamo deviazionisti delusi, ossia le vittime del movimento evangelico moderno che si sono ritirate da esso e che in molti casi gli si sono rivoltati contro, accusandolo di essere una devianza nevrotica del cristianesimo. Anche questa è una specie che conosciamo fin troppo bene. E’ penoso pensare a queste persone, dal momento che la loro esperienza a tutt’oggi mette in discredito il nostro evangelicalismo e anche perché sono davvero tante. Chi sono?

Sono persone che un tempo si consideravano evangelici, o perché sono cresciute come tali o perché si sono convertite mediante l’influenza degli evangelici, ma che sono rimaste disilluse dal versante evangelico e gli hanno voltato le spalle, sentendosi delusi.

Alcuni hanno abbandonato l’evangelicalismo per motivi intellettuali, ritenendo che ciò che è stato loro insegnato era talmente semplicistico da reprimere le loro menti e talmente irrealistico e sganciato dai fatti da sembrare, senza volerlo, una bugia.

Altri ancora hanno lasciato perché gli è stato fatto credere che da cristiani avrebbero goduto di salute, ricchezza, assenza di circostanze difficili, immunità da ferite nelle relazioni, tradimenti e fallimenti, dal commettere errori e prendere decisioni sbagliate; in breve, un comodo letto fiorito su cui sarebbero stati felicemente condotti fino in cielo—e queste grandi aspettative sono state a tempo debito smentite dagli eventi.

Feriti e arrabbiati, sentendosi vittime di un raggiro, ora essi accusano l’evangelicalismo che hanno conosciuto di averli delusi e abbindolati, e pieni di risentimento, rinunciano ad esso; è una grazia se con ciò non accusano e abbandonano anche Dio.

L’evangelicalismo moderno ha molto di cui rendere conto per il numero di vittime di questo tipo che esso ha causato negli ultimi anni con la sua ingenuità e le sue aspettative irrealistiche.

Ma anche in questo caso l’evangelicalismo più sobrio, profondo e saggio dei giganti puritani può svolgere una funzione correttiva e terapeutica al nostro interno, se soltanto siamo disposti ad ascoltare il loro messaggio.

Che cosa hanno da dirci i puritani da poter aiutare a guarire le vittime deluse dell’insensatezza evangelica moderna? Chiunque legga gli scritti degli autori puritani troverà molto aiuto in tal senso.

Primo, gli autori puritani parlano spesso del mistero di Dio: che il nostro Dio è troppo piccolo, che il vero Dio non può essere rinchiuso in una scatola concettuale creata dall’uomo in modo da essere pienamente compreso; e che egli era, è, e sarà sempre sorprendentemente inscrutabile nei suoi rapporti con coloro che hanno fiducia in lui e lo amano, in modo che ‘le croci e le rinunce’, ossia le perplessità e le delusioni in relazione a determinate speranze che uno ha, devono essere accettate quale elemento ricorrente nella propria vita di comunione con Dio.

Secondo, ci parlano poi dell’amore di Dio: che esso è un amore che redime, converte, santifica e infine glorifica i peccatori, e che il Calvario è stato il solo posto nella storia umana dove esso è stato pienamente e inequivocabilmente rivelato, e che per quanto riguarda le nostre circostanze possiamo sapere con certezza che nessuna cosa potrà separarci da questo amore (Romani 8:38), anche se nessuna circostanza in questa vita sarà mai esente da cose negative e spine nella carne.

Terzo, sviluppando il tema dell’amore di Dio, i puritani ci parlano della salvezza di Dio: che il Cristo che ha tolto i nostri peccati e ci ha portato il perdono di Dio ci sta guidando da questo mondo alla gloria in vista della quale egli ci sta preparando fin d’ora, infondendo nei nostri cuori il desiderio per essa e la capacità di goderla, e questa santità, sotto forma di servizio consacrato e obbedienza nella buona e nella cattiva sorte, è la strada maestra per la felicità futura.

Quarto, dopo questo essi ci parlano del conflitto spirituale, i diversi modi in cui il mondo, la carne e il diavolo cercano di distruggerci;

Quinto, ci parlano della protezione di Dio, con cui egli domina sul conflitto e lo santifica, spesso permettendo che un male tocchi le nostre vite, per proteggerci in tal modo da mali peggiori;

e, sesto, ci parlano della gloria di Dio, che diventa nostro privilegio da portare avanti celebrando la sua grazia, sperimentando la sua potenza nella perplessità e nello stress, abbandonandoci completamente al suo disegno benevolo, e facendo di lui la nostra gioia e diletto in ogni tempo.

Esponendoci queste preziose verità bibliche, i puritani ci forniscono le risorse necessarie per affrontare ‘colpi di fionda e dardi d’atroce fortuna’, e offrono alle vittime una visione di ciò che è successo loro in grado di elevarle al di sopra della loro reazione di autocommiserazione e risentimento e ristabilire completamente la loro salute spirituale. I sermoni puritani ci fanno capire che i problemi sulla provvidenza non sono affatto nuovi; anche il 17° secolo ha avuto la sua parte di vittime spirituali, santi che hanno pensato in modo semplicistico e che hanno avuto speranze irrealistiche e che si sono ritrovati delusi, frustrati, scoraggiati e disperati, e il ministero dei puritani nei nostri confronti a questo proposito è semplicemente un derivato di ciò che essi andavano dicendo continuamente per sollevare e incoraggiare i cuori feriti della gente che servivano.

Conclusione

Credo che la risposta alla domanda: “Perché abbiamo bisogno dei puritani?” sia ora piuttosto chiara, e a questo punto concludo la mia argomentazione. Io, che sono debitore verso i puritani più di quanto lo sia verso tutti gli altri teologi che ho letto, e che so di avere ancora bisogno di loro, ho cercato di persuaderti che forse anche tu hai bisogno di loro. Riuscire in questo scopo, Io confesso, mi renderebbe felicissimo, e ciò principalmente per il tuo bene, e per amore del Signore. Ma anche questa è una cosa che devo lasciare nelle mani di Dio. Nel frattempo, continuiamo a scoprire insieme l’eredità dei puritani. C’è ancora molto oro da estrarre, più di quanto io non abbia già accennato.


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Teologia, StoriaJustin Taylor