Tutto trema, ma Dio....
La tragedia è immane. La sofferenza indicibile. Viene la voglia di abbracciare e confortare tutta la gente angosciata, colpita così duramente lì nel centro Italia, ad Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto. Già, confortare.
Ma come si fa a trovare conforto in momenti così sconfortanti? Esiste un senso in una tragedia così? Dove trovare la forza per andare avanti, per affrontare oggi o domani? Una giornalista della CNN, ripresa mentre avveniva un’altra forte scossa, ha esclamato: ‘O Gesù!’ Già. Gesù. Ma è davvero plausibile pensare a un Gesù presente e attivo, a questo Dio che a tanti adesso pare essere molto distante e che per tanti altri, proprio come per la giornalista, è quasi esclusivamente una esclamazione scaramantica e nient’altro?
In occasioni come questa, si propende sia per una reazione rabbiosa nei confronti del silenzio di Dio, sia per un risveglio dell’interesse religioso – almeno fin quando finisce la crisi, fin quando il pericolo è scampato e l’accaduto tragico rimane solo un fievole ricordo. Poi si può, in qualche modo, tornare alla vita ‘normale’ di ogni giorno.
Assistendo sgomenti a quanto accade cerchiamo risposte e, francamente, non ne troviamo – o per lo meno, non le spiegazioni che vorremo. Sì, è possibile parlare di colpe umane laddove sono state prese delle scorciatoie per motivi finanziari, a discapito della sicurezza. Semmai qualcuno ha fallito dovrebbe affrontare la giustizia. Ma, onestamente, aldilà di colpe, qui si tratta di un evento ‘naturale’ – di quella natura tanto maestosa quanto spietata.
E a questo punto dobbiamo chiederci quale narrativa abbiamo non solo per spiegare l’accaduto, ma anche per poi continuare ad affrontare la vita che ci sta avanti. E, appunto, quale narrativa adottare per valutare una vita che può essere spezzata in pochi secondi, in mezzo alla notte. Così, senza preavviso. Possiamo prendercela con Dio, accusandolo di impotenza, ma il nostro dilemma rimane. Come e dove trovare conforto? Possiamo dare la colpa ad un crudele destino, ma questo rimane una ‘’spiegazione’ davvero di poco conforto.
Ecco, quindi, che vorrei permettermi di dare una prospettiva forse diversa dal consueto, sperando che sia di aiuto e consolazione.
1. Il mondo è rovinato. Su questo non ci piove. Da un lato abbiamo questi eventi naturali che ci travolgono – terremoti, tsunami, tifoni, valanghe, inondazioni. E dall’altro abbiamo la cattiveria di dittatori, killer seriali, maniaci, egoisti. Non a caso viene la vita viene chiamata ‘una valle di lacrime’. E in questi giorni ci sentiamo tutti colpiti duramente fino alle lacrime. E vaghiamo alla ricerca di conforto.
2. Non capiamo. Troppo spesso, credo, ci inerpichiamo in tentativi fantasiosi e speculativi per capire perché ciò che accade, accade. Cerchiamo di capire e spiegare. Di definire l’indefinibile, iniziando proprio da Dio. Cercando di obbligarlo a darci spiegazioni. Anche se non abbiamo le carte in regola per capire, visto che noi, fino a prova contraria, non siamo Dio.
Per quanto possa apparire una affermazione retorica, rimane la straordinaria rilevanza del testo biblico: “«Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie», dice il SIGNORE. «Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri.” (Isaia 55:8-9). E’ questo è anche vero per la tragedia di fine agosto 2016. Non so voi, ma il fatto che non ho bisogno di capire per forza mi conforta. Così come mi conforta il fatto che Dio capisce.
3. Tutto andrà bene. Parole straordinarie nella Scrittura: “E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e non ci sarà più la morte, né cordoglio né grido né fatica, perché le cose di prima son passate.” (Apocalisse 21:4). Già: una nuova terra. Una realtà dove la morte, ultimo nemico, sarà sconfitto. Avere questa prospettiva cambia la narrativa attuale. Pensandoci, sono distrutto quando alcune centinaia di persone muoiono in un’istante.
Ma la morte rimane elemento quotidiano con cui convivere. Se non per vecchiaia, sarà per malattia, o altra forma di incidente imprevedibile. Ma noi tendiamo a crearci una scala di valutazione, rimanendo scioccati da certe morti, ma non da altre. Eppure il problema è la morte. E non si scappa. Tutto non andrà bene. Troveremo cure, aumenterà il benessere, la longevità si allungherà ancora, ma la morte rimane lì, in un’attimo, un istante. Solo la prospettiva di un giorno quando non ci sarà morte, ci consola, ci permette di ri-narrare quanto accade oggi, tenendo presente che un giorno: tutto andrà bene.
4. Consolati. Per me, in queste ore di travaglio personale davanti a immagini tristi di vite spezzate e di tragedia indicibile, diventa essenziale trovare una autentica consolazione. E’ questa la notizia più importante. Una nuova narrativa, un modo diverso di ri-narrare l’accaduto di questi giorni, di ogni giorno. E’ la notizia è che per quanto duro, difficile ed arduo possiamo andare avanti con la consolazione che Dio stesso ci da’. E la consolazione non sta nella spiegazione, ma sta in chi Lui è – è davvero Dio, davvero in controllo. E la ‘lente di lettura’ della vita di ogni giorno è il vangelo – la buon notizia, che afferma che il mondo è rovinato e noi siamo in uno stato di grande bisogno, ma Gesù da’ se stesso per darci una relazione con Sé che nessuna cosa potrà togliere. Ne’ terremoto, ne tsunami, ne malattia, ne vecchiaia.
“Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.” (Romani 8:38-39).
Al punto che ogni cosa diventa una opportunità per vivere il vangelo – questa storia di grazia immeritata che viene offerta liberamente. Ed ecco che non diventiamo più vittime della vita, ma protagonisti di una narrativa di redenzione. L’apostolo Paolo la spiega così: “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione, affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione.” (2 Cor. 1:3-4)
Non voglio sembrare semplicista con un approccio di apparente facile riduttismo. Ma voglio dirti che sono consolato avendo una narrativa vangelocentrica che mi permette, ci permette, laddove lo abbracciamo, di essere consolati. Forse ti pare poco. Eppure laddove rigetti questa grande consolazione ti ritrovi con un profondo dolore, una paura percepita e una paralizzante insicurezza davanti a quell’attimo che tutto cambia, che tutto porta via.
“Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà. Perciò non temiamo se la terra è sconvolta, se i monti si smuovono in mezzo al mare, se le sue acque rumoreggiano, schiumano e si gonfiano, facendo tremare i monti. C’è un fiume, i cui ruscelli rallegrano la città di Dio, il luogo santo della dimora dell’Altissimo.Dio si trova in essa: non potrà vacillare. Dio la soccorrerà al primo chiarore del mattino.” (Salmo 46:1-5)”
JD Gilmore, Direttore at Impatto Italia