Scorre Venom nelle nostre vene?

Quando era giornalista, Eddie Brock indagava sulla corruzione, si batteva per gli oppressi e cercava di cambiare il mondo. Voleva sconfiggere il male, fino a quando fu il male a sconfiggerlo, impossessandosi di lui.

Venom è un alieno, un simbionte, una bestia affamata di carne umana avida di sangue e violenza. Parassita che assorbe i poteri di chi lo ospita con un appetito inesauribile, inizialmente terrorizza Eddie, ma presto diventa per lui un piacere colpevole, un redentore, un amico. Il mostro alieno, determinato a sopravvivere e a cercare soddisfazione, trova un compagno nel malcapitato Eddie. Benché lontano milioni di chilometri dal suo pianeta, le sue tenebre distruttive trovano una dimora nel cuore umano.

Sedotto dai suoi poteri, Eddie cerca di scendere a patti con il mostro. Ma il parassita ha delle regole diverse: “Noi facciamo quello che noi vogliamo”. Afferrando un uomo per il collo, la creatura dal costume nero risponde dicendo chi lui e Eddie sono: “Noi siamo Venom”.

Siamo Venom?

Classificato PG-13 (dieci anni fa sarebbe stato classificato “R”, ma ho seri dubbi che un tredicenne possa guardarlo), il film è uno dei thriller più cupi della Marvel fino ad oggi. Il protagonista non è un supereroe, ma un antieroe — un cattivo che flirta con la redenzione facendo del bene, con motivazioni miste, a cattivi un po’ più nefandi di lui.

Questa commedia nera/thriller descrive la relazione tra l’alieno divora carne e l’uomo che lo ospita, Brock. Il dialogo tra i due costituisce la trama centrale del film, assumendo dei toni coinvolgenti. Nonostante il linguaggio e la violenza, il film cerca (peraltro riuscendoci) di parlare dell’umanità, del conflitto interiore che c’è in ognuno di noi.

Al pari di Dottor Jekyll e Mister Hyde di Robert Louis Stevenson che lo ha preceduto, Eddie Brock combatte contro la “voce interiore nella sua mente”, la propensione al male che c’è in ognuno di noi, che nel film assume le sembianze di una vita aliena. Il mostro è una finzione, ma ciò che rappresenta non lo è. L’attore (Tom Hardy) afferma che il suo personaggio, come noi, impara a negoziare un quadro etico in un mondo pieno di zone grigie. La storia di Brock è quella di tutti noi, in un modo o nell’altro.

Che cos’è che fa uscire Venom (veleno) da te? Questa domanda è stata rivolta ad alcuni attori del cast in un’intervista prima dell’uscita del film nelle sale. Tom Hardy e Riz Ahmed (che interpreta un personaggio ancora più malvagio del cattivo principale) hanno così confessato la loro impazienza e rabbia. Ahmed ha persino rivelato il suo bisogno di fare meditazione per combattere il suo alieno interiore. Anche loro hanno un lato oscuro, che conferma il modo in cui Dio li descrive: peccatori.

L’hashtag scelto dal film (#wearevenom) è azzeccato. La Bibbia ci dice quello che già sappiamo: Venom vive in ognuno di noi. Forse è per questo che il genere antieroe (nei film e in televisione), così come i film di supereroi più oscuri in generale, ha guadagnato popolarità negli ultimi anni. L’energico e rispettoso della legge Capitan America e l’eticamente incrollabile Superman sembrano essere fuori dalla nostra realtà. Sotto sotto sappiamo che l’antieroe non è un travestimento come quello dei supereroi Marvel con cui ci mascheriamo per Halloween. Anche se ci travestiamo da cavalieri, siamo i Cavalieri Neri.

Fare il male è una cosa molto naturale per la nostra razza. Con menti inclini alla concupiscenza, lingue che prendono a pugnalate le nostre relazioni più intime, occhi ostinatamente rivolti verso noi stessi, pugni agitati contro il Creatore, cuori che troppo spesso ospitano i nostri demoni interiori, noi siamo Venom. E Dio è d’accordo. Gesù è venuto come Luce nelle “tenebre”, non perché il sole aveva smesso di splendere, ma perché la malvagità del cuore umano proietta la sua ombra su tutta la creazione (Giovanni 1:5; Romani 8:20–21).

Combattere contro le tenebre

Per alcuni cristiani, questo concetto della doppia personalità (Jekyll e Hyde, Venom e Brock) favorisce un comune fraintendimento della nostra identità.

Molto spesso si pensa al cristiano come a una persona che ama Gesù, che cerca di trascorrere tempo con il suo Signore, che si sforza di amare il suo prossimo come se stesso e di condividere il vangelo quando si presenta l’opportunità. A giudicare dalle apparenze, è un seguace impegnato, e il più delle volte egli direbbe di esserlo.

Ma in altre occasioni, si trasforma in una creatura che ha poco di umano (Salmo 73:12). Le sue viscere si contorcono, le tenebre gli fanno accapponare la pelle. “La firma di Satana sembra essere scritta sul suo volto” (Stevenson). Può fare a pezzi i membri della sua famiglia con le sue parole, riempirsi gli occhi di immagini pornografiche, o bere il sangue della mondanità prima che la sua follia abbia fatto il suo corso. In quei momenti, egli vive per se stesso e sminuisce il suo Dio. Egli è, in assenza di un vocabolo più tragico, diventato il vecchio uomo.

Dopo aver consumato la sua depravazione, il suo vecchio io velenoso scompare nella notte, lasciando il nuovo io a fare i conti con la colpa e le conseguenze. E poiché l’alieno vive alla sua ombra, non ha mai una vittoria duratura (come potrebbe?). Egli è diviso in due; è uno schizofrenico diviso tra il bene e il male, un antieroe. Non può mai avere la certezza di essere salvato (come può entrare nel regno dei cieli assieme a questo mostro)? E’ libero dal peccato o ne è schiavo (Romani 6:16–22)? E’ tenebre o luce? E’ un seguace del Salvatore o di Satana (1 Giovanni 3:8–9)?

Potremmo aver paura, come Eddie Brock, che le tenebre distruggeranno anche noi. Ci domandiamo che ne sarà di noi quando l’eroe ritornerà per distruggere finalmente il male. Le nostre tenebre ci saranno tolte, o saremo perduti insieme alle nostre tenebre?

Il vecchio uomo

Eccoci arrivati al punto: il cristiano non ospita più Venom. Se partiamo dal presupposto che il vecchio uomo abita ancora in noi, ci lasciamo sfuggire alcuni aspetti fondamentali della nostra identità in Cristo.

Il mondo è pieno di Jekyll e Hyde. Anche se il cristiano certamente combatte ancora contro la carne, il suo cuore non è tenebre: “in passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore” (Efesini 5:8). Paolo, pur conoscendo le nostre lotte contro il peccato residuo (la caduta di questa settimana e la tentazione della prossima) ci guarda negli occhi e ci proclama questa incredibile verità: siete luce. Non siete in parte luce. Non siete una lampadina tremolante. Non siete un buco nero. Siete luce.

Potremmo esitare di credere alla nostra nuova identità perché abbiamo paura di prendere alla leggere il peccato residuo. Ma tutta questa prudenza era estranea agli apostoli (e con loro, allo Spirito) che bombardano la chiesa primitiva (e noi) con un’identità singolare. Ci chiamano audacemente santi. Eletti da Dio. Amati da Dio. Nuove creature. Il tempio di Dio. Il corpo di Cristo. Luci del mondo. Sale della terra. Figli di Dio. Il profumo di Cristo. Alberi buoni. Una stirpe eletta. Un sacerdozio regale. Un popolo che Dio si è scelto. Più che vincitori. Amanti di Dio. Servi fedeli. Luce. Figli della luce. Luci del mondo. Coeredi dell’Eroe dell’eternità.

Anche se Satana chi chiama malvagi irrecuperabili, e la nostra esperienza ci dice che siamo degli antieroi, Dio ci chiama giusti. Noi siamo ciò che egli dice di noi. Una farfalla può trascinarsi per terra come un bruco per qualche tempo, ma non può essere ciò che era un tempo. Noi siamo nuove creature.

Salvati in modo definitivo, non a malapena

Il cristiano combatterà contro la carne fino a quando non vedrà Gesù faccia a faccia, ma le tenebre non rappresentano più la sua identità.

Questa è una distinzione fondamentale per vivere una vita santa, poiché come un uomo pensa, così si comporta. La nuova prospettiva della grazia ci insegna a vederci come Dio ci vede per vivere come Dio ci chiama a vivere: “in passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce” (Efesini 5:8). Sei luce; vivi ciò che sei.

Quando crediamo a ciò che Dio dice di noi, prenderemo il peccato più sul serio, non meno. Quando ci consideriamo mezza-luce e mezze-tenebre, urlare contro il nostro compagno di stanza non sarà una cosa del tutto inaspettata: è ciò che siamo. Ma quando ci vediamo come Dio ci vede, e crediamo in ciò che dice di noi; quando ci rendiamo conto del vero rinnovamento prodotto dalla rigenerazione mediante la potenza dello Spirito che dimora dentro di noi, considereremo il peccato fuori luogo. La luce non ama le tenebre.

Laddove i non credenti combattono con la loro identità, sappi che in Cristo tu non sei l’antieroe. Tu non sei Venom; sei luce. Non credere alla bugia che come cristiano devi andare in cielo strisciando come uno salvato a malapena, perlopiù depravato, asservito alle tenebre, che si comporta come Venom. Dio stesso, e non un alieno depravato, vive in te.


Greg Morse scrive per desiringGod.org e si è laureato al Bethlehem College & Seminary. Lui e sua moglie Abigail vivono a St. Paul (Minnesota).

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