Scomodamente umano: Quando Gesù può comprenderti
Gesù Cristo era sia pienamente Dio che pienamente uomo. Quando leggiamo del Dio-Uomo nel Vangelo, vediamo il Dio ma non l’uomo.
Forse abbiamo sentito altri mettere più enfasi sul Gesù Dio che sul Gesù uomo. Forse abbiamo uno zelo (legittimo) nel difendere la sua divinità da quelli che la negano, o forse abbiamo difficoltà nel comprendere come possa un Dio eterno e onnipotente vivere una vita umana genuinamente con tutte le sue limitazioni.
In ogni caso, quando leggiamo il Vangelo, molti di noi sono più inclini a vedere la sua divinità che la sua umanità. Spesso vediamo il Creatore del cielo e della terra, ma non il falegname di Nazareth. Vediamo il Figlio di Dio ma non il figlio di Maria.
Ma quando perdiamo la piena e vera umanità di Cristo, perdiamo una preziosa parte del nostro Salvatore. Perdiamo colui che può comprendere le nostre debolezze. Perdiamo il Cristo, il cui cuore si scaldava in presenza di deboleze, problemi e tentazioni. Perdiamo l’uomo che, per amore nostro e di Suo Padre, “doveva diventare simile ai suoi fratelli in ogni cosa” (Ebrei 2:17)
Quindi cosa significa quando diciamo che Cristo diventò pienamente e interamente umano? Intendiamo che ebbe un corpo umano, una mente umana, emozioni umane e una volontà umana.
Un corpo umano
Alcuni dei primi attacchi contro il Gesù-uomo riguardavano il suo corpo. Alcune persone, specialmente quelli influenzati profondamente dalla filosofia greca, non riuscivano proprio a tollerare l’idea che un Dio immortale sarebbe venuto in carne ed ossa.
Matteo, Marco, Luca e Giovanni non sentirono questo imbarazzo. Ci dicono che Gesù, mangiò e bevve (Matteo 11:19), si riposò e dormì (Giovanni 4:6; Marco 4:38), sanguinò e pianse (Luca 22:20; Giovanni 11:35). Non avrebbero potuto dirci altrimenti. Come potevano negare quello che avevano visto, sentito e toccato con le loro mani? (1 Giovanni 1:1)
Il corpo che Cristo aveva assunto era apparentemente ordinario. Niente del suo aspetto suggeriva che fosse più di un tipico Galileo - la consistenza dei suoi capelli e il colore della sua pelle erano come quelli di coloro che gli erano intorno e i suoi lineamenti ricordavano quelli di sua madre. La donna che afferrò l’orlo della sua veste non notò alcun bagliore sotto di essa, ma solo i sandali impolverati di qualcuno che “non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi” (Isaia 53:2)
Non lasciò neppure il suo corpo quando resuscitò dalla morte per ascendere al Padre. Il suo sangue coagulato dopo tre giorni iniziò a scorrere di nuovo, le sinapsi del suo cervello, dormienti nella morte, iniziarono a emettere di nuovo impulsi; i suoi arti, rigidi a causa del rigor mortis, ripresero a flettersi nuovamente (Luca 24:39). Il corpo che una volta aveva assunto, adesso lo conserva per sempre. Il Cristo sul trono celeste, sebbene glorificato, è ancora umano come noi (Colossesi 2:9).
Una mente umana
Proprio come fece per il suo corpo, Gesù assunse anche una mente umana. Donald Macleod spiega la semplice ma sorprendente verità: “Nacque con l’intelletto di un bambino normale, provò i soliti stimoli e attraversò l’ordinario processo dello sviluppo intellettuale” (The Person of Christ, 164).
È anche vero che il Gesù adolescente ogni tanto sorprese, chi lo ascoltava, con la sua saggezza (Luca 2:41-50). Ma Gesù non era nato con quelle conoscenze; come gli altri ragazzi, aveva bisogno di “crescere in saggezza” attraverso l’ascolto delle Scritture, le istruzioni dei suoi genitori, e l’insegnamento dello Spirito Santo (Luca 2:52).
Anche nel suo ministero, Gesù non sapeva tutto. Trovò necessario chiedere “Chi mi ha toccato?” quando notò la potenza che era emanata da lui (Marco 5:31) e “Quanti pani avete?” quando preparò il cibo per la folla (Matteo 15:34). Ammise liberamente che non conosceva tutto, come per esempio il memorabile momento del suo ritorno (Marco 13:32).
Ma allora, cosa ne facciamo dell’abilità di Gesù di smascherare i pensieri degli uomini e, a volte, anticipare i più piccoli dettagli degli eventi futuri (Marco 2:8; Matteo 21:1-3)? Ricordiamoci che Gesù, come noi, aveva in lui lo Spirito Santo “senza misura” (Giovanni 3:34). Per la virtù dell’unzione dello Spirito (Atti 10:38), Gesù ricevette la rivelazione di cui aveva bisogno per adempiere la sua missione.
Ma, come noi, non era onnisciente. Macleod scrive “L’onniscienza era un lusso sempre a portata di mano, ma incompatibile con le sue regole di coinvolgimento. Doveva servire entro i limiti della finitezza” (The Person of Christ, 169). Andò avanti, volontariamente, in un futuro che a volte non gli sembrava chiaro, fidandosi del Padre passo per passo (Matteo 26:42; 1Pietro 2:23).
Le emozioni umane
Con un corpo umano e una mente umana si hanno emozioni umane; un fatto che ci viene presentato in ogni pagina del Vangelo. Il nostro Signore Gesù non ha vissuto nel mondo con serenità e con distacco da dolore, amarezza, perplessità e gioia di quelli che erano accanto a lui. Giovanni Calvino scrive “Cristo ha messo i nostri sentimenti insieme alla nostra carne” (Epistle of Paul the Apostle, 55).
Qualcuno è mai stato toccato, più sinceramente di lui, dalla sofferenza dei peccatori? “Ebbe compassione” appare ancora e ancora nel Vangelo, mostrando come Gesù si sentiva riguardo i malati (Matteo 14:14), riguardo chi era in lutto (Luca 7:13), riguardo i perduti (Marco 6:34) e altre vittime della Caduta. La compassione lo ha fatto piangere (Giovanni 11:35), sospirare (Marco 7:34), gemere (Giovanni 11:33) e prendere le nostre sofferenze su di sè (Isaia 53:4).
E qualcuno è mai stato più arrabbiato di lui per l’ipocrisia, la miscredenza e l’ingiustizia? Di fronte alle assurdità, Gesù “guardò tutt’intorno con indignazione” (Marco 3:5). Di fronte allo spettacolo della religiosità, Gesù tuonò sette volte dicendo “Guai a voi!” (Matteo 23:13-36). Di fronte al percorso della sua passione, Gesù paragonò i suoi discepoli a Satana. (Marco 8:33).
Insieme a compassione e rabbia, c’erano anche amore e gioia (Marco 10:21; Luca 10:21), gratitudine e dolore (Giovanni 6:11; Marco 14:34), desiderio e la più profonda angoscia (Luca 22:15,44). Tutto questo senza la contaminazione del peccato.
La volontà umana
Finalmente, e forse la più misteriosa di tutte, Gesù portò con sé una volontà umana. In Giovanni 6:38 disse “Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato”. Non dobbiamo dedurre da tale affermazione che Gesù abbia mai trovato in sé stesso una volontà incline alla ribellione; il suo cibo era fare la volontà del Padre (Giovanni 4:34). Ma possiamo dedurre che la volontà di Gesù, basata sul suo desiderio umano, a volte indietreggia dal dolore a breve termine dell’obbedienza.
Nel giardino di Getsemani, Gesù tremò quando si ritrovò da solo ad affrontare il suo destino. Da una parte, Gesù non voleva ricevere quello che il Padre gli stava porgendo: “”Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice!” (Matteo 26:39). Vide la croce, insieme all'ira e all'abbandono, e come scrive Stephen Wellum, "lui esitò al pensiero".
Tuttavia, "come il Figlio obbediente che ama suo Padre, e nella sua umanità, allinea la sua volontà umana alla volontà di suo Padre" (God the Son Incarnate, 347). Con l’amore supremo e un’ineguagliabile umiltà, Gesù pronuncia le parole che ci ha insegnato a pregare: “Sia fatta la tua volontà” (Matteo 26:42). E per la gioia posta davanti a lui, va sulla croce.
La comprensione del Salvatore
Quando riflettiamo sulla piena e vera umanità di Cristo, non ci stiamo avventurando nell’astrazione di una riflessione teologica. I nostri piedi sono a terra. Abbiamo a che fare con questioni che riguardano peccatori ordinari.
La dottrina dell’umanità di Cristo è una dottrina per il capezzale, per le ore silenziose di una notte solitaria, per i momenti in cui la tentazione ci mette con le spalle al muro. Qui, sentendo il peso di tutto quello che significa essere umano, abbiamo un Salvatore che può comprenderci. Abbiamo un Salvatore che è stato fatto proprio come noi in ogni aspetto “ma senza peccato” (Ebrei 4:15). Colui che ha sentito la stanchezza fino in fondo, che è stato frainteso, calunniato e abbandonato, ha sopportò la morte sulla croce e l'apparente desolazione del Padre che amava così tanto.
Quando dimentichiamo l’umanità del Salvatore, sottovalutiamo la comprensione del Salvatore. Ma quando consideriamo che era (ed è!) umano come noi, allora forse possiamo imparare a dire come Charles Spurgeon che “La comprensione di Gesù è la cosa migliore dopo il suo sacrificio... Per me è stato di estremo conforto, nei periodi di grande dolore, sapere che in ogni dolore che tormenta il suo popolo, il Signore Gesù ha un sentimento simile al nostro. Non siamo soli, poiché il Figlio dell'uomo cammina con noi nella fornace.”
Ti senti solo e hai paura? Gesù può comprenderti perchè ha subito l’abbandono. Ti senti inghiottito dal dolore che nessuno può comprendere? Gesù può comprenderti perché è stato distrutto dal dolore. Senti che il tuo corpo è dolorante? Gesù può comprenderti perché è stato picchiato e crocifisso.
Se siamo in Cristo, abbiamo un Salvatore in Cielo il cui cuore batte ancora per i suoi fratelli quaggiù. Vai al suo trono di grazia. Lì troverai uno come te. Ti farà sentire benvenuto e ti comprenderà. E gradualmente, conformerà te, un figlio o una figlia di Adamo profondamente imperfetto, all’immagine della sua perfetta umanità.
Scott Hubbard si è laureato alla Bethlehem College & Seminary ed è un editor di desiringGod.org. Lui e sua moglie Bethany vivono a Minneapolis.
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