Non hai bisogno di conoscere la volontà di Dio

Non hai bisogno di conoscere la volontà di Dio se hai fiducia nella parola di Dio.

Se quest’affermazione solleva obiezioni, credimi, lo capisco. Come te, ho domande importanti alle quali non ho risposta. Ho dilemmi personali, dilemmi sul mio ruolo di genitore, dilemmi sul ministero, dilemmi finanziari, ecc. Alcuni sono enormemente importanti e non sono sicuro di quello che dovrei fare. Questa insicurezza può indurmi ad avere paura. Ho pregato per queste cose, per alcune di esse da un bel po’ di tempo. Ma non ho ancora avuto chiarezza su cosa fare.

Ma durante i decenni in cui l’ho seguito, Gesù mi ha fatto capire una cosa molto evidente nelle Scritture, nelle vite di noti santi, e nei miei stessi passi falsi: Vivere nella volontà di Dio ha più a che fare con conoscere e confidare nelle sue promesse specifiche che ricevere una guida speciale (Ebrei 11:8). Ha più a che fare con il riposare nella sua sovranità che lottare con le mie incertezze (Salmo 131:1-2).

Ho imparato (e sto continuando a farlo) che accettare la volontà di Dio per me consiste in gran parte nel trasferire la mia fiducia dalla mia piccolissima capacità di capire quello che sta succedendo e perché sta succedendo alla conoscenza onnisciente e totalmente saggia di Dio (Proverbi 3:5–6).

Il nostro bisogno percepito spesso non è il nostro bisogno fondamentale

Come conseguenza della caduta, tutti noi ci addentriamo nel mondo con una fiducia irrazionale ed eccessiva in noi stessi. Quando Dio ci redime in Cristo, ci iscrive a un corso di discepolato tagliato a nostra misura per gli scopi che egli ha per ciascuno di noi. Egli sa che per farci vivere secondo la sua volontà, il nostro bisogno fondamentale è una perdita consistente di fiducia in noi stessi e un aumento consistente di fiducia in Dio.

Ma di solito non pensiamo che questo sia il nostro bisogno. Il bisogno che solitamente avvertiamo è di conoscere precisamente quello che dovremmo fare, dove dovremmo andare, in che modo i nostri bisogni saranno soddisfatti, o perché sono successe quelle disgrazie.

Le cose che cerchiamo e che speriamo di trovare in quelle risposte sono certezza e sicurezza — pace. Ma a causa delle nostre molteplici limitazioni a ogni livello, le risposte che pensiamo di volere raramente possono darci la pace che cerchiamo. Dio sa che non potremmo nemmeno capire le sue spiegazioni, dato che non abbiamo le capacità per comprendere la complessità di tutti i fattori in gioco. Per questo motivo Hudson Taylor ci dà questo consiglio:

“convinciti che Dio è un Sovrano infinito, e che ha il diritto di fare come Egli vuole con i Suoi, e che potrebbe non darti la spiegazione di tante cose che ti succedono perché non saresti in grado di comprenderla”. (A Camaraderie of Confidence, 31)

Il nostro Sovrano infinito sa che il nostro bisogno fondamentale è di imparare ad avere fiducia in lui sopra i nostri “io” molto limitati. Egli sa che la fiducia ci darà ciò che le spiegazioni non possono darci: la pace che supera ogni intelligenza (Filippesi 4:7).

E’ per questo che quando preghiamo riguardo alla volontà di Dio per noi, le risposte di Dio spesso mirano a affrontare questo bisogno fondamentale: imparare a confidare in lui e a non appoggiarci al nostro discernimento (Proverbi 3:5). Ma siccome siamo concentrati sui nostri bisogni percepiti, spesso all’inizio non riusciamo a riconoscere le risposte di Dio. Egli sta affrontando un bisogno che abbiamo, ma che non avvertiamo. Così può sembrare che Dio stia ignorando il nostro bisogno di pace che desideriamo ardentemente.

In che modo Dio soddisfa il nostro bisogno di pace

Ma Dio non sta di certo ignorando il nostro bisogno di pace. Egli ha promesso che avremmo avuto pace nel credere (Romani 15:13). Nel credere cosa? Nel credere le sue “preziose e grandissime promesse” (2 Pietro 1:4).

Questo è ciò che intendo quando dico che non abbiamo bisogno di conoscere la volontà di Dio se abbiamo fiducia nella parola di Dio. Quando la direzione e gli scopi di Dio per noi non sono chiari, le sue promesse sono sempre chiare e limpide. Spesso Dio ci chiama ad appoggiarci sulla roccia delle sue promesse e della sua fedeltà nella fosca, turbinosa nebbia delle circostanze a noi incomprensibili (Ebrei 10:23). Non è questa la storia di quasi ogni santo della Bibbia?

Le promesse di Dio sono gli assegni accettati nella banca del cielo. Sono delle cambiali emesse da Dio che garantiscono che egli ripagherà il valore indicato in esse. Non importa come le cose possano apparire in un dato momento, né di come possano apparire cupe, sinistre, malinconiche, deprimenti, perfino disperate: Dio tiene sempre fede alle sue promesse. E vuole che noi le portiamo all’incasso. E’ per questo che Charles Spurgeon ha detto:

“Quando prego, mi piace andare a Dio come andrei da un impiegato di banca quando ho un assegno da incassare. Entro in banca, appoggio l’assegno allo sportello, e l’impiegato mi dà i miei soldi, io li prendo, e torno a fare le mie cose”. (A Camaraderie of Confidence, 54)

Sembra una cosa quasi superficiale. Non lo è. E’ un’esperienza. Se c’è una cosa che come cristiani possiamo legittimamente reclamare, è una chiara promessa di Dio. Non possiamo reclamarla alle nostre condizioni o nei nostri tempi, ma possiamo in buona coscienza ritenere Dio responsabile del suo adempimento, perché è volontà di Dio dire «sì» in Cristo a ogni promessa che egli ci fa nella Bibbia (2 Corinzi 1:20). La parola di Dio è buona come lo è Dio.

Ascolta la grande schiera di testimoni: incassa gli assegni!

Se fai fatica a credere queste cose, unisciti al club. Non viene naturale a nessuno di noi confidare nelle promesse di Dio al di sopra delle nostre percezioni. Dio lo sa, e sa come alimentare la fiducia dentro di noi.

Un modo in cui lo fa è attraverso le testimonianze di altri che hanno messo alla prova le sue promesse. Questa “grande schiera di testimoni” (Ebrei 12:1), formata da quelli che hanno conosciuto meglio Dio, grida: “Incassa gli assegni! Sono veri!”. Ascoltali parlare dalla Scrittura e dalla storia della chiesa.

Uno dei miei preferiti, un uomo il cui esempio mi persuade e m’incoraggia ogni volta che ricorro a lui, è George Müller da Bristol. Parlando in nome della grande schiera ci dice:

“Ognuno è invitato e comandato a confidare nel Signore, a confidare in Lui con tutto il suo cuore, a gettare su di Lui il suo peso, e a invocarlo nel giorno della distretta. Lo farai, mio caro fratello in Cristo? Desidero ardentemente che tu possa farlo. Desidero che tu possa gustare la dolcezza di quella condizione del cuore nella quale, sebbene circondato da difficoltà e necessità, puoi avere pace nonostante tutto, perché sai che il Dio vivente, il tuo Padre celeste, ha cura di te”.   (A Camaraderie of Confidence, 83)

Dio ti ha dato gli assegni delle sue promesse e sei invitato a portarli alla banca del cielo. Se vuoi pace, la pace che supera ogni intelligenza e che custodisce il tuo cuore e la tua mente quando sei sotto attacco durante i tuoi momenti più tempestosi, confusi, e spaventosi, devi incassare gli assegni, perché questa pace procede solo dalla fiducia.

Se fai così, sarai in grado di vivere nella pace fra molti dilemmi pur non conoscendo ancora la volontà specifica di Dio, perché hai fiducia nella parola specifica di Dio.


Jon Bloom (@Bloom_Jon) è autore, Presidente del consiglio di amministrazione e co-fondatore di Desiring God. Ha scritto tre libri: Non per visione (ADI-Media, 2018), Realtà che non si vedono (ADI-Media, 2018) e Don’t Follow Your Heart. Vive con la moglie e i loro cinque figli nelle Twin Cities (Minneapolis-Saint Paul).

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