Le epistole per seminario di Paolo

Negli ultimi anni, alcune volte ho definito le epistole di Paolo a Timoteo e a Tito “le epistole per seminario”. Naturalmente sapevo che queste tre brevi lettere sono in genere chiamate “le epistole Pastorali”, ma ho pure notato che, sebbene il tono e il contenuto di Paolo siano chiaramente “pastorali” nel senso più ampio della parola, nondimeno egli stia parlando dell’opera di formare e preparare giovani pastori a servire nella chiesa.

Mi ricorda il seminario.

Nel nostro campus, abbiamo esaminato queste straordinarie epistole di Paolo durante gli incontri dello staff, e raramente abbiamo avuto difficoltà a trovare l’applicazione dell’insegnamento di Paolo nella vita del seminario.

Curiosamente, la distanza tra il tempo in cui viveva Paolo e oggi sembra ridotta quando si leggono queste lettere. Per esempio, egli mette in guardia Timoteo contro la teologia speculativa che confonde la fede (pensa ai corsi di religione per le matricole nelle università statali), e dice di fare attenzione alle discussioni teologiche inutili (1 Tim 1:6; 4:29; 2 Tim 2:16; Tito 3:9), come se stesse guardando al suo feed su twitter mentre scrive (*apostolic smh*).

Come rettore di un seminario, in che modo posso preparare i miei studenti alle loro chiamate pastorali secondo l’insegnamento di Paolo? Ecco alcuni modi.

Una teologia d’amore

Come prima cosa, Paolo inizia la sua lettera a Timoteo parlando dell’importanza di attenersi alla sana dottrina. Molti studenti di seminario però potrebbero essere sorpresi dal motivo per cui Paolo dice questo. Perché evitare i falsi insegnamenti? Perché ci tolgono “l’amore che viene da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera” (1 Timoteo 1:5). In altre parole, una corretta conoscenza del Signore e della sua parola arreca beneficio perché ci conduce a un amore più profondo e più sincero per lui.

Purtroppo, “amore” non è la prima parola che viene in mente alle persone quando pensano ai “teologi”. Ecco perché credo sia assolutamente fondamentale che l’obiettivo della formazione del nostro seminario sia chiarito all’inizio degli studi e ripetuto più volte nel loro corso. I miei studenti sono stufi di sentirmi dire che il vero scopo della teologia è una vita trasformata dall’amore di Gesù Cristo, ma è importante che io glielo ripeta. Se l’insegnamento ha come risultato solo un maggiore bagaglio cognitivo, allora ha fallito il suo scopo.

Il mio insegnante, John Frame, definisce la teologia come l’insegnamento della Scrittura applicato alle situazioni della vita. Per me ha ragione. La teologia deve avere le sue radici nelle Scritture e i suoi frutti in una vita trasformata.

L’influenza di comportamenti e convinzioni

Questo secondo punto è una conseguenza logica del primo. Se la teologia deve trasformare la vita dell’uomo, allora anche i comportamenti e le convinzioni della vita umana influenzano il modo in cui uno fa teologia. Paolo non accetta una separazione tra la dottrina e altri credi e comportamenti. Per questo egli non sceglie gli uomini per il ministero basandosi unicamente sulle loro capacità intellettuali e sulle loro abilità teologiche. Egli è molto più interessato al loro carattere fedele.

Per Paolo, il modo di vivere di un uomo rivela di più sul suo cuore di quello che dice. Pur dovendo richiedere una professione di fede credibile sulla base dei prerequisiti per la conduzione della chiesa che si trovano in 1 Timoteo 3:1-13 e Tito 1:5-9, dobbiamo anche ammettere che l’enfasi di Paolo è decisamente sul comportamento della guida spirituale. E’ un credente maturo? E’ pacifico, contento di quello che ha, ospitale, fedele nel matrimonio, sobrio e capace d’insegnare? Queste sono le cose che dobbiamo cercare in un pastore.

C’è una relazione reciproca tra il nostro stile di vita e la nostra teologia, con l’uno che influenza l’altro. E’ per questo motivo che non dovremmo essere sorpresi quando scopriamo che i leader che tendono a essere aggressivi hanno teologie anemiche sulla pace e sul perdono, e i leader che hanno problemi nel matrimonio evitano di predicare da testi che affrontano l’amore coniugale e l’impegno nel matrimonio.

Il più delle volte, non riusciamo a vedere questi punti deboli da soli. Abbiamo bisogno di compagni, di amici stretti che ci conoscono e che ci amano in modo che, quando è il momento di dire verità difficili, essi possano farlo in un modo sincero nel contesto di una relazione profonda. Il seminario può fornire il terreno per tali relazioni solo se offre una comunità di apprendimento nella quale gli studenti possono crescere insieme in una formazione comune, discutendo il materiale, forgiandosi e aiutandosi a vicenda.

Molte delle mie relazioni più profonde e affettuose sono cominciate al seminario, per poi svilupparsi negli anni, dopo che io e i miei amici abbiamo intrapreso le nostre comuni chiamate.

Amministrazione del Vangelo

In terzo luogo, Paolo parla del vangelo come di un “deposito” (1 Timoteo 6:20; 2 Timoteo 1:12, 14) e anche come di una cosa che gli è stata “affidata” (1 Timoteo 1:11; Tito 1:3). Il messaggio del vangelo enuncia la via della salvezza, con quelle che l’apostolo Pietro chiama “parole di vita eterna” (Giovanni 6:68). In quanto tale, il pastore è il detentore delle parole di vita, un bene che non va messo da parte o ignorato, ma che piuttosto va dispensato alla comunità che adora e al mondo esterno.

Siamo i custodi del fuoco, la confessione che Cristo è il Signore.

Il ruolo del seminario in questo atto di affidamento è di aumentare il coinvolgimento dello studente nella parola di Dio e di sviluppare la sua capacità di articolarla nel gergo contemporaneo. Lo studio e la ricerca teologica rigorosa possono apparire superfluamente intellettuali se non sono rivolti a un profondo incontro con il carattere di Dio.

Come qualcuno ha detto, le Scritture sono una pozza dove un bambino può giocare e un oceano in cui un adulto può immergersi. Ecco perché gli studenti dovrebbero cercare professori preparati nella lettura della parola di Dio nelle lingue e nei contesti originari, e che sappiano anche applicarla nel linguaggio comune di oggi. Non assumeremo mai un avvocato, un dottore o elettricista che non ha mai ricevuto la formazione necessaria a praticare la sua professione; perché pensiamo che per i pastori sia diverso?

La buona notizia è che la formazione pastorale non è un mero sforzo umano. Essa dipende dalla presenza dello Spirito Santo che illumina la lettura e la predicazione della parola di Dio. Se stai prendendo in considerazione un seminario, valuta le sue facoltà, il tipo di persone che si laureano lì, e le cose che gli studenti dicono di amare di più del piano di studi. Un’indagine di questo tipo ti dirà molte cose.

Ciò che Paolo sottolinea sul ministero pastorale in queste tre lettere mi dice come dovrei pensare all’opera della preparazione pastorale. Come pastore, ti è stato affidato un dono che trasformerà la tua vita, perciò dovresti opporti alla tentazione di ridurlo a un mero sforzo intellettuale.

Il tuo carattere è importante, perciò ravvediti.

Ma hai le parole di vita, perciò credi.


Il Dr. Scott Redd è presidente e professore associato di Vecchio Testamento presso il campus del Reformed Theological Seminary di Washington (D.C.).

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