L’ascoltatore impavido: L’abitudine che infiammò Lutero

“Egli ha compiuto tutto questo servendosi di me, benché io abbia semplicemente pregato e predicato. La Parola ha fatto tutto” (Here I Stand, 212). In questa data, ormai oltre cinquecento anni fa, la parola di Dio dichiarò ufficialmente guerra contro le minacce al vangelo provenienti dalla Chiesa Cattolica Romana quando Martin Lutero affisse le sue novantacinque tesi al portale della cattedrale di Wittenberg, in Germania.

Può darsi che le novantacinque tesi non siano state inchiodate alla porta, come la scena è stata notoriamente dipinta. Probabilmente furono affisse con la colla. Non era insolito affiggere documenti simili al portale, che faceva da bacheca per l’università. E’ probabile che non fosse stato nemmeno Lutero ad affiggere le tesi. Ma i suoi novantacinque chiodi penetrarono nel legno del portale più profondamente di quanto nessun metallo avrebbe potuto fare, perché essi erano stati forgiati per la guerra che si andava profilando nel fuoco della rivelazione divina.

Le sue orecchie aprirono la strada

Timothy George scrive:

La cosa che Lutero fece, ciò cui era stato chiamato, fu ascoltare la Parola. “E’ nella natura della Parola essere ascoltata”, osservò. . . . Egli ascoltò la Parola perché questo era il suo compito e perché era giunto alla conclusione che la salvezza della sua anima dipendesse da questo. Lutero non diventò un riformatore perché attaccò le indulgenze. Egli attaccò le indulgenze perché la Parola aveva già messo radici profonde nel suo cuore. (Theology of the Reformers, 55–56)

George prosegue citando Lutero: “Se dovessimo chiedere a un cristiano quale sia il suo dovere e cosa lo renda degno di portare il nome di cristiano, non può esserci altra risposta se non l’ascolto della Parola di Dio, ossia, la fede. Le orecchie sono l’unico organo del cristiano” (56). Spesso ricordiamo Lutero per la sua straordinaria lingua, ma furono soprattutto le sue orecchie a portarlo a sfidare la Chiesa Romana. Egli diede il via a un risveglio dell’ascolto fedele e coraggioso della voce di Dio nelle Scritture.

Molto tempo prima di comporre “Forte Rocca”, prima di essere condotto in esilio, prima di rimanere saldo davanti alla Dieta di Worms, prima di dibattere coraggiosamente con Eck a Lipsia, prima di affiggere le sue novantacinque tesi al portale della cattedrale, Martin Lutero era un uomo che ascoltava. Nell’ascoltare Dio, diede alla luce molti altri ascoltatori impavidi.

Il modo in cui Lutero ascoltava

Per Lutero l’ascolto iniziò molto prima della riforma, mentre ancora indossava la tonaca di un pio monaco nel monastero di Erfurt. Herman Selderhuis scrive:

Mentre era nel monastero, Lutero imparò che leggere la Bibbia significa in realtà ‘ascoltare la Bibbia’: un testo deve essere letto ma anche ascoltato, più e più volte, tutte le volte necessarie, fino a quando non si arriva a comprendere quello che il testo dice . . . Lo scopo era di leggere e ascoltare fino a quando non si ode la voce di Dio nella Parola. (Luther: Spiritual Biography, 59)

Lutero stesso spiega l’importanza di ascoltare nel modo giusto: “Se desideri diventare un cristiano, devi accostarti alla parola di Cristo sapendo che non avrai mai finito di imparare; allora anche tu, come me, riconoscerai che devi ancora imparare l’ABC. Se qualcuno avrebbe qualcosa di cui vantarsi, quello certamente sarei io, perché giorno e notte ero impegnato a studiare la Bibbia, eppure sono rimasto uno studente. Ogni giorno ricomincio come qualcuno che va alla scuola elementare” (Spiritual Biography, 59).

Dietro alla retorica brillante e alla leadership rivoluzionaria c’era la tenace umiltà di voler ascoltare Dio. Lutero non pretendeva di padroneggiare la Scrittura, pur essendo uno dei più grandi teologi della storia, ma si considerava sempre uno studente, e per giunta uno studente di scuola elementare. Aprendo la Bibbia come se non l’avesse mai aperta prima, egli vide in essa molto di più di altri, sicuramente molto di più dei sacerdoti e degli studiosi rispettati della sua epoca.

Selderhuis continua: “Lutero investigò la Bibbia, interrogò i testi, li scosse come si fa con i rami di un albero da frutto, e poi si mise all’ascolto con lo scopo di trovare parole di consolazione e rassicurazione per allontanare le sue paure” (59). I buoni ascoltatori cercano, interrogano e scuotono la parola di Dio fino a quando non sentono la voce di Dio, fino a quando egli dona la tanto attesa risposta, o allontana le loro paure, o li guida nella direzione giusta, o impartisce nuova forza e ispirazione alla loro vita e al loro ministero, o li rassicura con le sue promesse. Ascoltare le parole di Dio nelle Scritture non è soltanto la chiave segreta della Riforma Protestante, ma anche di una vita cristiana fedele, feconda e felice.

Le conseguenze dell’ascolto

Non abbiamo tuttavia bisogno di studiare Lutero per capire ciò che un ascolto di questo tipo produce in un uomo. Il primo salmo ci dice: “Egli sarà come un albero piantato vicino a ruscelli, il quale dà il suo frutto nella sua stagione, e il cui fogliame non appassisce; e tutto quello che fa, prospererà” (Salmo 1:3). Se il nostro diletto è nella legge del Signore — se ascoltiamo la parola di Dio giorno e notte perché non vediamo l’ora di ascoltarlo — le nostre vite, come quella di Lutero, saranno contraddistinte da una forza, una stabilità e una produttività eterna non comuni.

Scrivendo sulla Dieta di Worms, il biografo Roland Bainton descrive ciò che l’ascolto della Parola fece di Lutero:

In un tempo in cui la cosa migliore da scegliere era vantarsi nei successi dell’uomo, si fece largo questo Lutero, affascinato dal canto degli angeli, attonito dinanzi all’ira di Dio, ammutolito davanti all’incanto della creazione, poetico con la misericordia divina, un uomo che ardeva per Dio. . . . Il problema principale era sempre Dio e la relazione tra l’uomo e Dio. (Here I Stand, 214)

Una disciplina di meditazione gioiosa e incessante della Scrittura metterà inevitabilmente Dio (e non noi stessi) al centro del nostro universo; giudicherà tutti i nostri pensieri, i nostri desideri e le nostre ambizioni alla luce della sua parola vivente, attiva e indomabile; e ci farà ardere di passione per Dio — per godere di lui con tutto il nostro cuore, per vederlo ovunque nella sua creazione e nella provvidenza, e per resistere contro tutto quello che si oppone a lui o che gli reca disonore. In definitiva, furono le pagine della Scrittura, e non gli abusi di Roma, ad accendere il fuoco dell’opposizione piena di fede di Lutero.

Quando gli fu chiesto di ripudiare quello che aveva scritto sugli errori mortali della dottrina e della pratica Cattolica dei suoi tempi, egli rispose, stando allo storico Roland Bainton: “Se non vengo convinto da testimonianze della Scrittura e da ragioni evidenti, non posso ritrattare. Infatti non credo né all’infallibilità papale né a quella dei concili, poiché è chiaro che si sono più volte sbagliati e contraddetti. La mia coscienza è vincolata alla Parola di Dio. Non posso e non voglio revocare nulla . . . . Qui sto fermo, non posso fare altrimenti” (180). Nessuno che si cimenti occasionalmente o a caso nella lettura della Bibbia guarderà la morte in faccia, e starà fermo come fece Lutero. Anche se non fu mai messo a morte per la sua fede, l’ascolto della Parola aveva fatto di Martin Lutero un martire.

Adora ogni sua traccia

Dopo anni di cattiva salute, Martin Lutero si ammalò gravemente a 62 anni. Il 18 febbraio 1546, il mondo pianse l’ascoltatore impavido. I suoi cari trovarono questa lettera accanto al suo letto di morte:

Nessuno potrà mai capire Virgilio nelle sue Bucoliche e nelle Georgiche se non ha fatto il pastore di pecore o il contadino per cinque anni. Nessuno può comprendere Cicerone nelle sue Lettere se non ha partecipato per vent’anni agli affari di un grande Stato. Nessuno pensi di comprendere a dovere le Sacre Scritture se non ha governato per cent’anni le Chiese con i profeti. . . . “Non appropriarti di questa Eneide divina, ma inchinati davanti ad essa, adora ogni sua traccia”. Siamo dei mendicanti: questo è vero. (Theology of the Reformers, 104–5)

Adora ogni sua traccia. Vuoi imitare il coraggio e la fedeltà di Martin Lutero? Adora ogni traccia di Dio nella Scrittura. Vuoi il coraggio per restare fermo nel giorno dell’avversità? Adora ogni sillaba di quello che Dio ci ha detto. Vuoi preservare e diffondere l’unico vero vangelo — l’unica speranza per tutti, in ogni luogo, in ogni periodo storico? Allora ascolta ogni parola che procede da lui.

Quando arriverà il tuo ultimo giorno (a 62, 82, o a 32 anni) aspira a dire come Lutero: “La Parola ha fatto tutto”.


Marshall Segal (@marshallsegal) è autore e caporedattore di desiringGod.org. E’ l’autore di Non ancora sposati. Trovare la vera gioia nelle relazioni sentimentali (Adi-Media, 2017). Si è laureato al Bethlehem College & Seminary. Lui e sua moglie hanno un figlio e vivono a Minneapolis.

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