Gesù disse: “È compiuto”. Gli credi?
Dare una rapida occhiata al mondo in cui viviamo e alle nostre vite è come fare un tuffo nell’acqua gelida. Ci riporta alla realtà che c'è molto fermento in giro. Il nostro cammino con Gesù Cristo potrebbe intaccare la nostra fiducia nel potere delle parole di Gesù: “È compiuto” (Giovanni 19:30). Le offerte a buon mercato di nuove spiritualità, i predicatori della prosperità, e le idee filosofiche ci propinano liste di “cose da fare” sempre più nuove e innovative che ci mettono pressione per fare di più.
Sembra che tutto stia crollando
Questa marea infinita della vita è catturata dall’originale poesia che ha ispirato il romanzo di Chinua Achebe Le cose crollano: La seconda venuta, di W. B. Yeats. La prima strofa recita:
Turbinando nel cerchio che si allarga
Il falcone non può sentire il falconiere
Le cose cadono a pezzi, il centro non può tenere.
Pura anarchia dilaga nel mondo
La marea insanguinata s’innalza e dovunque
La cerimonia dell’innocenza è annegata.
I migliori mancano di ogni convinzione mentre i peggiori
Sono pieni di intensità appassionata.
Tuttavia, per noi che aspettiamo veramente la sua seconda venuta, le parole di Gesù “È compiuto” offrono un rinnovato invito alla speranza, alla certezza, al riposo eterno.
Il Vangelo di Giovanni: “Vita nel suo nome”
Stranamente, solo uno degli autori evangelici catturò queste parole: Giovanni, il discepolo che Gesù amava. Potremmo considerare Matteo, Marco e Luca come membri del coro che cantano note distinte su Gesù Cristo e il suo regno. Giovanni offre un’armonia unica, che si concentra sulla divinità di Cristo e sul suo significato per la salvezza dell’umanità.
Infatti, Giovanni organizza il suo Vangelo in una serie di otto “segni” (o prove) che confermano la vera identità di Gesù. Essi sono: primo, l’acqua trasformata in vino (Giovanni 2:1-11); secondo, la guarigione del figlio dell'ufficiale del re (Giovanni 4:46-54); terzo, la guarigione del paralitico (Giovanni 5:1-18); quarto, la moltiplicazione dei pani per i cinquemila (Giovanni 6:1-15); quinto, la camminata sulle acque (Giovanni 6:16-21); sesto, la guarigione del cieco (Giovanni 9:1-41); settimo, la risurrezione di Lazzaro (Giovanni 11:1-57); e ottavo segno, la pesca miracolosa (Giovanni 21:6-11), dopo la risurrezione di Gesù. Quale significato dobbiamo dare al grido di Gesù: “È compiuto”, alla luce di questi segni? In che modo essi rivelano l’identità di Gesù e la sua missione? Quale dovrebbe essere la nostra risposta?
La chiave sta nel leggere lo scopo del Vangelo di Giovanni. “Ora Gesù fece in presenza dei discepoli molti altri segni miracolosi, che non sono scritti in questo libro; ma questi sono stati scritti affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome” (Giovanni 20:30-31). Pertanto, se questo è lo scopo predominante del libro, allora esso ci offre anche la chiave per capire il grido di Gesù: “È compiuto”.
Che cosa è venuto a compiere Gesù?
Nel Vangelo di Giovanni, Gesù ha un forte senso della missione che egli è venuto a compiere. Per esempio, ad un certo punto i discepoli sono preoccupati perché egli non aveva mangiato nulla e gli chiedono di prendere del cibo. La sua risposta è sorprendente, e un po’ enigmatica, perché egli dice: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l'opera sua” (Giovanni 4:34). Infatti, egli ripete questo concetto simile di fare la volontà del Padre o di compiere l’opera del Padre in tutto il Vangelo (Giovanni 5:30; 6:38; 7:29; 8:42; 10:37-38; 12:44-50).
Tutto questo trova una maggiore enfasi nella preghiera sacerdotale di Gesù in Giovanni 17. Alla fine, egli pronunciò queste famose parole: “È compiuto”. Poi chinò il suo capo e rese lo spirito (Giovanni 19:30). Ma che cosa esattamente egli aveva compiuto? Sulla croce Gesù compì “l’opera” che il Padre gli aveva dato da compiere (Giovanni 17:4).
Parlando ancora dell’opera sufficiente di Gesù Cristo, sono sempre stato affascinato dal contrasto tra i sacerdoti dell’Antico Testamento e il nostro Grande Sommo Sacerdote. Come dice l’autore di Ebrei: “Mentre ogni sacerdote sta in piedi ogni giorno a svolgere il suo servizio e offrire ripetutamente gli stessi sacrifici, che non possono mai togliere i peccati, egli, dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è seduto alla destra di Dio” (Ebrei 10:11-12).
Poiché tutto è compiuto, Gesù si è seduto
Che cosa ne deduciamo?
La croce non fu un “abuso cosmico su minori”, come hanno detto alcuni scettici. Piuttosto, Gesù Cristo andò volontariamente alla croce al posto del popolo eletto di Dio. Il Padre non lo costrinse a compiere quest’opera. Gesù scese di compierla e l’ha compiuta con amore (Giovanni 10:11).
La volontà del Padre di riconciliare un popolo a sé mediante la morte di Cristo, getta ancora più luce sull’amore di Dio. Gesù ha compiuto perfettamente quest’opera di redenzione.
Gesù Cristo ha volontariamente portato il peccato e le sue conseguenze, l’ira di Dio e la morte. Perciò chi crede in lui non dovrà portarle.
Gesù Cristo ci invita al riposo eterno perché ora non dobbiamo più lavorare duramente per osservare leggi e regole per essere accettati da Dio. Per grazia, mediante la fede, prima siamo accettati, poi possiamo vivere una vita di obbedienza che porta frutto.
“È compiuto” parla dell’opera sufficiente di Cristo sulla croce. È un messaggio di consolazione per coloro che sono aggravati dal senso di colpa per le molte opere imperfette che essi fanno per poter essere accettati da Dio. La vita perfetta e la morte di Cristo sono l’unica opera che Dio accetta. Perciò questo è un invito meraviglioso e generoso che Dio rivolge a coloro che sono stanchi della loro giustizia.
È anche un messaggio di certezza per coloro che hanno ricevuto Gesù Cristo, per quanti stanno camminando nel sentiero battuto della crescita nella santità. Quando a volte percorriamo strade secondarie che ci attirano e ci affaticano, anche noi siamo invitati a ricevere questa verità: “È compiuto”. Quando siamo tentati a cercare altri sentieri, dimenticando questo Salvatore e Signore la cui opera è sufficiente, anche a noi viene offerta una nuova dose di certezza.
Conclusione
Questa Pasqua, con tutta l’agitazione che vediamo nel nostro mondo devastato dalla guerra, e alla luce dei dubbi che possono scuotere la nostra fede, meditiamo di nuovo sulla vittoria di Dio al Calvario. Noi partecipiamo a questa vittoria perché Gesù ha pronunciato queste parole trionfanti, ed esse sono reali.
Kevin Muriithi (PhD, University of South Africa) serve nella Chiesa Presbiteriana dell’Africa orientale a Nairobi, Kenya. È coinvolto nell’istruzione teologica nelle università del Kenya e nel ministero apologetico con Apologetics Kenya. È sposato con Jessica e insieme stanno crescendo il loro figlio, Noah. Quando non è impegnato con i libri, gioca a calcio, suona il violino, e scrive articoli su theogrimage.com
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