Faccio “solo” un lavoro ordinario

Nel corso degli anni, ho intervistato centinaia di persone riguardo il loro lavoro. Generalmente inizio con una domanda semplice: “Ti piace il tuo lavoro? Perché sì o perché no?”

Sono rimasto stupito dal numero di persone che hanno iniziato la loro risposta in questo modo: “Faccio solo …” Gli insegnanti dicono: “Insegno solo matematica”; i dottori dicono: “Scrivo solo delle ricette”; gli animatori dicono: “Faccio solo sorridere le persone”. Il fondatore e amministratore delegato di un’affermata ditta di trasporti mi disse: “Muovo solo cose da un posto all’altro”. Il vice presidente di una grande banca esordì in questo modo: “Cerco solo di assegnare il personale alle mansioni che meglio si accordano con la loro formazione e i loro interessi”.

“Faccio solo” è accurato

Ci sono dei buoni motivi per dire “faccio solo” Primo, vogliamo essere umili. Secondo, sappiamo di eccellere “solo” in poche cose. Terzo, alcuni dicono “faccio solo” perché nessuno ha mai detto loro “ben fatto” al lavoro, e la mancanza di considerazione svilisce la percezione di sé. Quarto, a volte lo diciamo perché siamo talmente immersi nella fatica che perdiamo di vista il valore del nostro lavoro.

In alcuni casi, purtroppo, dire “faccio solo” può essere una risposta accurata. L’indigente e l’avaro potrebbero lavorare solo per i soldi. I lavoratori privi di ambizioni potrebbero non avere obiettivi, per cui fanno solo ciò che gli viene detto. Ci sono persone che dicono “faccio solo” perché il loro lavoro ha scarso valore e ne sono consapevoli.

Oltre al “faccio solo”

Ma “faccio solo” può essere completamente sbagliato. Gli autisti potrebbero pensare “guido solo un camion” perché non producono niente, consegnano solo merci. Tuttavia, consegnare beni che soddisfano i bisogni umani basilari è un’attività onorevole (Matteo 25:35, 1 Timoteo 6:8). Gli addetti alla produzione di cibo per cani possono dire “faccio solo scatolette per cani”, ma dimenticano che un cane può essere il compagno fedele di una vedova, e gli studi ci dicono che la solitudine nuoce alla salute tanto quanto il fumo e l’obesità. Ogni lavoro onesto e produttivo è gradito a Dio e ci permette di amare il nostro prossimo come noi stessi.

Idealmente, i credenti possono passare da “faccio solo ” a “Io faccio la differenza—almeno nel mio angolo di mondo”. Per dire (con umiltà) “Io faccio la differenza”, dobbiamo comprendere il valore del lavoro ordinario. Qui la Scrittura può esserci d’aiuto.

Il valore del lavoro ordinario

Facciamo la differenza quando svolgiamo bene un lavoro ordinario. I lavoratori cambiano il loro angolo di mondo quando montano correttamente gli pneumatici sulle ruote, fissano rivetti negli aerei e imbottigliano il ketchup. Quando le gomme vibrano, il ketchup fuoriesce all’impazzata e le ali cadono dagli aerei, è un problema. Notiamo che in Matteo 25:34-37, i credenti che Gesù elogia sono sorpresi di sentirsi dire che egli prende piacere nel loro lavoro ordinario: “Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere?’”

Anche i professionisti svolgono del lavoro ordinario la maggior parte delle volte. Prima di tenere un discorso, un oratore può impiegare mesi per finire le ricerche, affinare e correggere il soggetto, e poi scrivere tutto correttamente. Un famoso cabarettista disse che gli ci voleva un’ora solo per togliere una parola da una battuta. Con l’aiuto della sua équipe, Thomas Edison ottenne più di 1.000 brevetti, tra cui il telegrafo, la lampadina, il fonografo, la cinepresa e la batteria alcalina. Eppure Edison disse: “Il genio è 1 per cento ispirazione e 99 per cento sudore”.

Appagamento biblico

Poiché destiniamo gran parte delle nostre energie al lavoro ordinario, quasi chiunque può diventare insoddisfatto e dire “faccio solo x”. Le ideologie comuni accentuano il problema. Dato che ricerchiamo l’appagamento e l'auto-espressione, le persone pensano che c’è qualcosa che non va se non si sentono realizzate al lavoro. Ci viene anche detto di “seguire il nostro cuore” e di “lasciare un segno nella vita”.

La Bibbia non è contraria all’appagamento, ma vede il lavoro in una prospettiva diversa. Essa si concentra sull’amore e sul servizio a Dio e al prossimo. Sembra che la Bibbia veda la felicità o la soddisfazione come un risultato indiretto del lavoro onesto. L’Ecclesiaste benedice il lavoratore che gode “del benessere” nella sua fatica (Eccles. 2:23; 5:18). Egli sa pure che coloro che si affaticano in attività nobili tendono a dormire bene: “Dolce è il sonno del lavoratore” (Eccles. 5:12). Ciò suggerisce che l’appagamento nel lavoro è come l’amicizia. Lo troviamo indirettamente, mentre ci diamo ad altre cose.

Un lavoro buono potrebbe non offrire molto spazio alla creatività. Nelle catene di montaggio, gli operai svolgono delle mansioni che potrebbero essere fatte da robot non appena la tecnologia avrà fatto dei passi avanti. Questo pensiero appare disumanizzante, come del resto lo è la ripetitività. Tuttavia dobbiamo ricordare che le catene di montaggio producono oggetti che soddisfano dei bisogni. Graffette, automobili e computer escono tutti da catene di montaggio e sono cose di cui tutti abbiamo bisogno. Mansioni come scaricare camion e pulire pavimenti non richiedono grandi capacità o una formazione particolare, ma il lavoro fa la differenza quando i lavoratori finiscono bene i compiti a loro assegnati.

Abbandoniamo dunque la deprimente retorica del “faccio solo” e affermiamo il valore del lavoro ordinario. Cerchiamo inoltre di cambiare il nostro angolo di mondo, anche se il nostro angolo è modesto e solo pochi notano quello che facciamo. Se il nostro Signore lo vede, questo è sufficiente.


Dan Doriani è il fondatore e il direttore esecutivo di Center for Faith and Work St. Louis. Ha ottenuto un Master of Divinity e un dottorato presso il Westminster Theological Seminary e un Master of Sacred Theology dalla Yale Divinity School. Consigliere di The Gospel Coalition, conduce anche il podcast Working. Ha scritto diversi libri, tra cui Work: Its Purpose, Dignity, and Transformation. Lui e sua moglie, Debbie, hanno tre figli.

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