Egli ci riporta sempre a sé: La disciplina dell’attesa: Seconda parte

Non è assolutamente mia intenzione essere una voce di condanna, perché sono la peggiore di tutte! Ad ogni modo, personalmente sono arrivata al punto di capire quanto abbia bisogno di Gesù grazie alle prove che Egli ha messo nella mia vita. Nessuno vuole soffrire, ma se la sofferenza serve a risvegliarci dal nostro torpore per vedere veramente Gesù per chi Egli è, allora vale la pena soffrire.

Per qualche ragione, questi versetti di Geremia 2 mi sono ritornati in mente più volte nel mio cammino con il Signore. Essi celebrano la dolcezza dell’amore tra Dio e la Sua sposa. Essi godevano di una relazione stupenda nella quale Israele seguiva Dio con un amore sincero. Dio prendeva il suo diletto nel prendersi cura del popolo che Egli amava e provvedeva per esso con grande abbondanza. Egli faceva una casa per il Suo popolo ovunque Egli li guidasse; per quanto grandi fossero le tenebre, Egli riversava cose buone sulla Sua sposa. Il commento sul ricordo del suo amore ci mostra quanto fosse preziosa per Dio la fede che la Sua sposa aveva in Lui. Tuttavia, è forse il dolore più profondo nella storia. “Così dice il Signore:

'Io mi ricordo dell'affetto che avevi per me quand'eri giovane,

del tuo amore da fidanzata,

quando mi seguivi nel deserto,

in una terra non seminata.

Israele era consacrato al SIGNORE,

egli era le primizie della sua rendita;

tutti quelli che lo divoravano si rendevano colpevoli,

e la calamità piombava su di loro'"», dice il SIGNORE.

Ascoltate la parola del SIGNORE, o casa di Giacobbe,

e voi tutte le famiglie della casa d'Israele!

Così parla il SIGNORE:

«Quale iniquità hanno trovato i vostri padri in me,

che si sono allontanati da me,

e sono andati dietro alla vanità, e sono diventati essi stessi vanità?

Essi non hanno detto: "Dov'è il SIGNORE

che ci ha fatto uscire dal paese d'Egitto,

che ci ha condotti per il deserto,

per un paese di solitudine e di crepacci,

per un paese di siccità e di ombra di morte,

per un paese per il quale nessuno passò mai

e dove non abitò mai nessuno?"

Io vi ho condotti in un paese che è un frutteto,

perché ne mangiaste i frutti e i buoni prodotti;

ma voi, quando vi siete entrati, avete contaminato il mio paese

e avete fatto della mia eredità un'abominazione.

Non hanno detto i sacerdoti: "Dov'è il SIGNORE?"

I depositari della legge non mi hanno conosciuto,

i pastori mi sono stati infedeli,

i profeti hanno profetato nel nome di Baal,

e sono andati dietro a cose che non giovano a nulla.

Perciò io contenderò ancora in giudizio con voi», dice il SIGNORE,

«e contenderò con i figli dei vostri figli.

Passate dunque nelle isole di Chittim, e guardate!

Mandate a Chedar e osservate bene,

e guardate se avvenne mai qualcosa di simile!

C'è forse una nazione che abbia cambiato i suoi dèi,

sebbene non siano dèi?

Ma il mio popolo ha cambiato la sua gloria per ciò che non giova a nulla.

O cieli, stupite di questo;

inorridite e restate attoniti», dice il SIGNORE.

«Il mio popolo infatti ha commesso due mali:

ha abbandonato me, la sorgente d'acqua viva,

e si è scavato delle cisterne, delle cisterne screpolate,

che non tengono l'acqua.

Le nostre deboli menti umane non sono in grado comprendere pienamente tutto quello che Dio sta facendo nelle nostre sofferenze e difficoltà. Una cosa però è certa: spesso la nostra sofferenza ci fa vedere che cosa c’è nel profondo dei nostri cuori. E’ facile dire che Dio è buono quando stiamo uscendo con qualcuno o siamo sposati con un coniuge che ama il Signore, quando abbiamo un lavoro che ci piace, quando viviamo in una bella casa e forse abbiamo anche dei figli. Ma dove vanno i nostri cuori quando siamo costretti ad aspettare queste cose o quando ci capita qualcosa che sconvolge l’ordine delle nostre vite? Su questa sponda dell’eternità, ci saranno sempre cose che desideriamo e che molte volte pensiamo sia nostro diritto avere. Ma hai mai pensato che tipo di persona saresti se Dio ti avesse dato tutto quello che volevi, quando lo volevi? Sull’altra sponda dell’eternità, quando vedremo Gesù faccia a faccia, saremo in grado di rendere conto a Lui come Suoi servi fedeli? La nostra lealtà nei confronti di qualcuno o di qualcosa non si può accertare finché non è messa alla prova. Nel brano di Geremia, Dio fa notare quanto fosse raro che un popolo cambiasse i propri idoli (come se ce ne fosse davvero qualcuno da scegliere all’infuori dell’unico Dio). Tuttavia, nonostante la cosa fosse inconsueta e apparentemente improbabile, Israele trovò il modo di farlo. Sin dall’inizio della creazione, l’uomo ha sempre cercato di trovare il proprio appagamento e accettazione al di fuori di Dio. Vogliamo tutto. Vogliamo Dio e le Sue ricchezze, ma vogliamo anche avere il controllo, esponendoci in questo modo alle lusinghe del peccato.

“Carissimi, non vi stupite per l'incendio che divampa in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Anzi, rallegratevi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, perché anche al momento della rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare”. 1 Pietro 4:12-13

Non voglio mettere la mia condizione di single nella stessa categoria delle sofferenze di Cristo, ma non partecipiamo tutti alle sofferenze di Cristo quando rifiutiamo di adeguarci alla mentalità del mondo per ubbidire allo Spirito? Il celibato, la malattia, la perdita di una relazione, tutte queste cose ci mettono nella condizione di rallegrarci per tutto ciò che Gesù è per noi. Non so perché Dio permette che certe cose accadano, ma questo non significa che io non cerchi di capirlo! Nel mezzo delle domande e della confusione, sforziamoci di tornare a ciò che Dio ci ha resi. Egli vuole che il nostro cuore torni sempre a una speranza, una gioia e un amore più grandi. La sofferenza purifica i nostri cuori, perché ci toglie il nostro senso di controllo. Gesù diventa l’ossigeno delle nostre anime o diventa l’oggetto delle bugie che sentiamo sussurrare alle nostre orecchie.

Vi lascio con questo brano di 1 Pietro 5:8-11 che ci dice che dobbiamo stare in guardia dal nemico che cerca di rubare le perle che Dio vuole creare in noi attraverso la sofferenza. Ci ricorda che questa vita riguarda la gloria di Gesù. Se la sofferenza è necessaria per farci capire questo, ben venga la sofferenza. Se le benedizioni ci aiuteranno a vedere la Sua gloria, ben vengano le benedizioni. Egli farà quello che ci aiuterà di più a vedere e desiderare la gloria di Gesù, perché nella gloria di Gesù siamo completi e pieni di scopo.

“Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi per il mondo. Or il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente. A lui sia la potenza, nei secoli dei secoli. Amen”.

Hai mai visto una comunità vangelocentrica accettare la sofferenza e il dolore per crescere insieme come discepoli?


Il presente articolo da Rachel Swartley è un’opera di elaborazione di traduzione di IMPATTO ITALIA. Il suo utilizzo totale o parziale proibito in ogni forma previa richiesta e autorizzazione di Impatto Italia (impattoitalia@gmail.com). Il contenuto del presente articolo non è alterabile o vendibile in alcun forma.

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