Come la preghiera di Anna trova il suo compimento nel Magnificat di Maria

Perché Luca parla tanto di Dio come colui che è Alto?

Il Terzo Vangelo utilizza il termine generale “alto” o “altissimo” (hypsos e altri termini simili) molto più degli altri Vangeli o libri del Nuovo Testamento, un numero di volte che non si avvicina nemmeno lontanamente a quello degli altri autori neotestamentari. Da un lato Luca descrive spesso Dio come “Altissimo” (1:32, 35, 76; 6:35; 8:28) e fa riferimento al cielo usando espressioni come “dall’alto” o “luoghi altissimi” (1:78; 2:14; 19:38; 24:49). Dall’altro, Luca descrive anche un movimento verso il basso. Maria afferma che Dio ha “detronizzato [katheilen] i potenti” (1:52). Gesù dichiara che Capernaum scenderà [katabēsē] fino all’Ades (10:15), e qualche versetto dopo egli dice: “Io vedevo Satana cadere [pesonta] dal cielo come folgore” (10:18). Perché tanto interesse per questo movimento verticale?

La risposta si trova nella lode di Maria nel famoso Magnificat (1:46– 55). Inserita all’interno di questo cantico, l’enfasi verticale di Luca affiora:

Egli [Dio] ha detronizzato i potenti, e ha innalzato gli umili. (1:52)

Proviamo ora ad occuparci dell’interesse di Luca per l’innalzamento degli umili e l’umiliazione dei superbi. L’umiliazione di Cristo durante la sua vita e soprattutto alla croce lo ha reso degno di essere esaltato alla destra del Padre.

Profezie di umiliazione e innalzamento

I primi due capitoli del Terzo Vangelo rivelano i temi centrali del libro. Raymond Brown esprime questo punto di vista quando afferma: “Nei primi due capitoli del Vangelo [di Luca] c’è una transizione dalla storia di Israele alla storia di Gesù. Vi appaiono, come se fossero usciti dalle pagine dell’Antico Testamento, personaggi come Zaccaria e Elisabetta, Simeone e Anna, i quali sono i rappresentanti finali della pietà di Israele”.1 Le nascite di Giovanni e Gesù scaturiscono dunque dalla storia più ampia di Israele. Il Vangelo di Luca è l’unico a contenere quattro inni: 1:46–55 (il Magnificat), 1:68–79 (il Benedictus), 2:14 (Gloria in Excelsis) e 2:29–32 (il Nunc Dimittis). Ciascuno prende il nome dalle prime parole della traduzione Latina. Questi inni, come altri nelle Scritture, riassumono in genere il messaggio del Terzo Vangelo (vedi per es., Daniele 2:20–23; 4:1–3, 34–35; 6:25–27). Il primo e il quarto inno ci invitano a riflettere.

Il Magnificat

Si potrebbero dire molte cose sul Magnificat, tuttavia ci concentreremo su due temi interconnessi: (1) la detronizzazione dei potenti e l’innalzamento degli umili; (2) l’adempimento delle attese messianiche. Una rapida lettura dell’inno ricorda al lettore la preghiera di ringraziamento di Anna per la nascita di suo figlio Samuele (1 Samuele 2:1-10). Le somiglianze tra Anna e Maria sono straordinarie, il che potrebbe giustificare una tipologia.

Darrell Bock sostiene: “Il parallelo letterario più convincente con l’inno è l’espressione di lode di Anna in 1 Samuele 2:1-10”.2 Se Luca vuole lasciare intendere che la preghiera di Maria sia ispirata a quella di Anna, allora forse dovremmo indagare più a fondo nel contesto immediato della preghiera di Anna in 1 Samuele 2. Anna confessa:

Nessuno è santo come il Signore:

poiché non c’è altro Dio all’infuori di te;

e non c’è rocca pari al nostro Dio. (1 Samuele 2:2)

Quindi, sulla base della sua assoluta unicità, il Signore capovolge le realtà presenti. Egli solo possiede il diritto e l’autorità di abbassare “potenti” guerrieri in giudizio, e di “innalzare” il debole ad una posizione elevata di autorità (1 Samuele 2:4, 7-8). Oltre a un grande capovolgimento, nella preghiera di Anna è possibile percepire anche note di regalità. Secondo 1 Samuele 2:8, Dio “alza il misero dalla polvere” e lo fa “sedere con i nobili, per farli eredi di un trono di gloria”. La parola “trono” suggerisce che il povero erediterà un posto di comando prominente nel regno di Dio, forse alla fine della storia (cf. Salmo 113:7-8; Daniele 4:17). Il versetto finale della preghiera si concentra sul giudizio del Signore che cade sui nemici di Israele attraverso una figura regale:

Il Signore giudicherà l’estremità della terra

e darà forza al suo re;

innalzerà la potenza del suo unto. (1 Samuele 2:10; cf. Salmo 2:9)

Benché i lettori non siano ancora al corrente dell’identità precisa di questo “re” vittorioso, scopriranno presto che, almeno inizialmente, il riferimento è al Re Davide.

Nel paragonare e confrontare le preghiere di Anna e di Maria, vale la pena esaminare diversi punti di contatto. Ma prima di analizzare le due preghiere, consideriamo per un momento l’incredibile interazione tra Maria e Elisabetta immediatamente prima del Magnificat. Secondo Luca 1:41-43, Elisabetta, “piena di Spirito Santo”, riconosce che Gesù è il suo “Signore” (kyriou). Luca ha utilizzato il termine “Signore” (kyrios) dieci volte fino a questo punto della narrativa, e ogni volta che questo termine ricorre si riferisce inequivocabilmente al Dio di Israele (per es., Luca 1:6, 9, 11, 16, 32). Perciò, quando Elisabetta confessa che il nascituro Gesù è il suo “Signore”, Luca ha attentamente e accuratamente identificato Gesù come il Signore incarnato di Israele. Luca applica il termine “Signore” a Gesù e al Dio di Israele, invitando il lettore a mettere insieme le due cose. Inoltre, la dichiarazione di Maria di essere la “serva del Signore” (Luca 1:38), significa quindi che ella è nientemeno che la serva del suo bambino non ancora nato.

Questo bambino è il Signore eterno e il Dio di Israele. Questo bambino è lo stesso Signore che Anna esalta nella sua preghiera. Se rileggiamo 1 Samuele 2:2 alla luce di Luca 1, il risultato è incredibile:

Nessuno è santo come il Signore [Gesù];

poiché non c'è altro Dio all'infuori di te;

e non c'è rocca pari al nostro Dio. (1 Samuele 2:2)

Luca ha collocato Gesù in una esplicita confessione di fede monoteistica Israelita. Inoltre, da questo punto di vista, i lettori di Luca dovrebbero anche dedurre che il Signore di Israele che rompe “l’arco dei potenti”, “alza il misero” e lo fa sedere con i “nobili” (1 Samuele 2:4, 7-8) altri non è che il Gesù preesistente —la seconda persona della Trinità. Tale identificazione non esclude le altre due persone della Trinità, ma include Gesù nella preghiera di Anna. Il mistero dell’incarnazione viene messo in primo piano nel Magnificat. Come può il Signore, il Dio di Israele, colui che sovrintese miracolosamente alla nascita di Samuele e alla nascita verginale, essere lo stesso Dio come il nascituro Gesù? Per quanto sia difficile capire entrambe queste verità, dobbiamo affermarle tutte e due. Gesù è Dio e uomo. Nell’incarnazione, colui che era preesistente aggiunse umanità alla sua deità. Questo potrebbe spiegare come mai Luca afferma che Elisabetta è “piena di Spirito Santo” quando lei identifica Gesù come “Signore”. Un’intuizione così straordinaria può venire solo dall’alto.

Secondo Luca 1:51-53, Maria riafferma la preghiera di Anna del grande rovesciamento delle sorti:3

Egli ha operato potentemente con il suo braccio;

ha disperso quelli che erano superbi nei pensieri del loro cuore;

ha detronizzato i potenti,

e ha innalzato gli umili;

ha colmato di beni gli affamati,

e ha rimandato a mani vuote i ricchi.


Luca pone in evidenza la sconfitta dei potenti e l’innalzamento dei poveri—un’enfasi che ritroviamo in tutto il Vangelo di Luca e nel libro degli Atti. Inoltre, l’evangelista spiega come il Signore farà questo: come Dio ha redento Israele dalla schiavitù in Egitto, così egli libererà Israele ancora una volta e in modo definitivo. La combinazione di parole e locuzioni nell’inno, come “il Potente” (1:49), “grandi cose” (1:49), “Santo è il suo nome” (1:49), “potentemente” (1:51), “braccio” (1:51), “disperso” (1:51), “troni” (1:52), e “Israele, suo servitore” (1:54), porta alla mente il primo esodo.4 Ma, diversamente dal primo esodo, Dio promette a Maria che egli non riscatterà Israele principalmente dal potere politico ma dal potere del peccato e del diavolo.2 La redenzione completa avverrà solo alla seconda venuta di Cristo, non alla sua prima venuta.

Faremmo bene inoltre a prendere in considerazione il contesto più ampio della preghiera di Anna e la logica generale di 1–2 Samuele. Il profeta Samuele ha avuto un ruolo non certo piccolo nello stabilimento della dinastia Davidica (per es., 1 Samuele 16:1-13). Ma nonostante Davide fosse certamente un personaggio notevole sotto molti aspetti, il suo regno è stato caratterizzato da conflitti interni e dal peccato personale. Il re Davide non era la soluzione di Israele per sconfiggere i nemici di Dio e vincere la malvagità —questa cosa era riservata a uno dei suoi discendenti (2 Samuele 7). Un Adamo fedele e immacolato sarebbe rimasto una realtà futura. In ultima analisi, la preghiera di Anna va oltre Davide (e Salomone), e trova il suo compimento finale in Gesù, il Figlio di Davide (vedi Luca 1:32-33). In sintesi, Dio abbatterà ogni forma di regno, fisico e spirituale, mediante il Re Gesù e riscatterà il suo popolo con un secondo esodo.

Note:

  1. The Birth of the Messiah: A Commentary on the Infancy Narratives in Matthew and Luke (Garden City, NY: Image, 1977), 242.

  2. Darrell L. Bock, Luca 1:1-9:50, BECNT (Grand Rapids, MI: Baker Academic, 1994), 148.

  3. Una difficoltà interpretativa sta nell’affrontare i sei verbi aoristi in 1:51–53. Esistono diverse opzioni. Per esempio, i verbi aoristi si riferiscono a eventi passati? O si riferiscono a ciò che accadrà in futuro? Bock sostiene correttamente che si tratta di “aoristi profetici”, verbi che “descrivono gli eventi escatologici conclusivi legati alla vittoria finale di Gesù” (Bock, Luca 1:1–9:50, 155). Tuttavia, io sostengo che questi aoristi profetici vengono inizialmente compiuti nella totalità del ministero di Cristo, specialmente nella tentazione nel deserto e non semplicemente nella sua morte e risurrezione (vedi discussione in basso).

  4. Vedi la discussione in “Luca” di David W. Pao e Eckhard J. Schnabel, nel Commentario sull’uso dell’Antico Testamento nel Nuovo Testamento, ed. G. K. Beale e D. A. Carson (Grand Rapids, MI: Baker Academic, 2007), 261–62. François Bovon addirittura collega il Magnificat a Esodo 15: “Il modello di tutti i cantici di lode in Israele rimane l’inno che racconta la separazione miracolosa delle acque del Mar Rosso” (Luca 1: Un Commentario sul Vangelo di Luca 1:1-9:50, Hermeneia, traduzione di Christine M. Thomas [Minneapolis: Fortress, 2002], 57).

  5. Raymond Brown suggerisce: “La povertà e la fame degli oppressi nel Magnificat sono da intendersi in senso prevalentemente spirituale” (The Birth of the Messiah, 363).

Questo articolo è tratto dal libro Dalla Mangiatoia al Trono: La teologia di Luca *di Benjamin L. Gladd.


Benjamin L. Gladd (PhD, Wheaton College) è professore di Nuovo Testamento presso il Reformed Theological Seminary. È autore di diversi libri sulla teologia biblica, cura gli Studi Essenziali della collana Teologia Biblica e fa parte del comitato editoriale di Themelios.

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