Ciò che le tue brame ti porteranno via

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Come Gesù soddisfa i desideri del cuore  

Passiamo le nostre vite con mani protese e bocche aperte, alla ricerca di cose da consumare. Questa è la nostra esperienza di esseri umani, dovuta in parte al modo in cui Dio ci ha creati: mangiamo perché i nostri corpi richiedono energia, e proviamo sentimenti di tenerezza verso coloro che amiamo motivati dalla stessa fame di relazione. Siamo nati con dei bisogni, e i nostri desideri, che Dio stesso ha messo in noi (Atti 17:24-27), ci spingono alla ricerca della pienezza della gioia.

Tuttavia, i nostri desideri diventano molto facilmente ossessioni, portandoci ad abusarne in modo sfrenato (Giacomo 4:1-3). I nostri desideri diventano brame, l’obiettivo supremo e lo scopo stesso della nostra vita. Anziché essere segnali che hanno lo scopo di spingerci alla ricerca della fonte originale della gioia (Salmo 16:11), diventano invece dei tiranni che esigono la nostra totale lealtà e che si portano via la nostra pace e la nostra gioia insieme a loro.

Nel nostro incontrollato impulso di consumare, siamo noi stessi a venire consumati.

La mia principale (falsa) lealtà 

Quando non permettiamo ai nostri desideri di farci cercare la pienezza della gioia nella fonte di ogni gioia (cioè in Dio) diamo la nostra lealtà a falsi re.

La mia principale falsa lealtà è all’amore e all’ammirazione da parte degli altri. Bramo l’approvazione, e per ottenerla mi ritrovo ad esibirmi come un animale da circo. È quello che mi sono resa conto stavo facendo quanto ho permesso a questo falso re di governare la mia vita: gli ultimi anni sono stati terribili, pieni di confusione e dolore emotivo.

Ad un certo punto il mio cuore, inchinandosi davanti a questo falso re, ha iniziato a desiderare il senso di appartenenza. Ho iniziato a chiedermi se la mia presenza importasse agli altri per quello che ero o per quello che facevo. Ho iniziato a chiedermi se le persone mi conoscevano veramente. Ho iniziato a chiedermi se qualcuno si sarebbe accorto del mio bisogno. Concentrata completamente su me stessa, mi sono chiusa sempre di più in me, e ad un certo punto ho staccato il mio cuore. Se non potevo avere ciò che bramavo, non avrei più dato me stessa.

Iniziai a ripensare a quella che ero una volta e con quanta passione amavo il prossimo, e volevo a tutti i costi essere di nuovo quella persona. Ma non potevo fabbricare l’amore, e iniziai a credere che la gioia non sarebbe mai più tornata. Il mio cuore era invece duro e apatico, volevo essere servita, notavo ogni sgarbo e invidiavo le cose degli altri.

I falsi re prendono e basta

Il problema di un cuore idolatra (e il dono per un cuore che si ravvede) è che Dio tenacemente interromperà e fermerà la nostra ricerca di gioia quando la cerchiamo in qualcosa che non sia lui. Egli non ci darà una pace durevole nelle nostre false lealtà, perché egli è un Dio geloso che desidera darci la vera pace che stiamo cercando.

In quegli anni di lotta, un coro di persone avrebbe potuto cantare le mie lodi, ma non avrebbe mai portato pace nel mio cuore. Ogni volta che un’amica mi offriva una parola di incoraggiamento, la mia mente andava subito in panico: “Che cosa devo fare per mantenere questo amore?” Oppure pensavo: “E quella persona che non ha espresso incoraggiamento? Come posso conquistarla?” Ero talmente affamata e assetata che stavo inaridendo, consumata da ciò che stavo cercando di consumare.

I falsi re non danno mai; prendono a basta.

Re che prendono

Quando il profeta Samuele stava invecchiando, gli Israeliti si preoccuparono per il loro futuro. Samuele aveva mediato per loro sia come sacerdote sia come profeta davanti a Dio, ma essi avevano bisogno di una nuova guida, e umanamente parlando, non c’era nessuna opzione disponibile. I figli di Samuele, l’unica certezza per il futuro della nazione, non camminavano nelle vie del Signore, così gli anziani cercarono risposte guardandosi attorno alle altre nazioni per vedere come erano strutturate. Si rivolsero a Samuele con la loro soluzione: “Stabilisci dunque su di noi un re che ci amministri la giustizia, come lo hanno tutte le nazioni” (1 Samuele 8:5).

A prima vista, non sembra una richiesta sbagliata, ma la Scrittura dice che essa dispiacque a Samuele, e dispiacque pure a Dio, perché gli anziani non avevano tenuto conto di Dio (1 Samuele 8:6-9). Non avevano già un Re? Avevano, in effetti, rifiutato il governo perfetto di Colui che li aveva liberati, nutriti, guidati e protetti, e avevano rivolto il loro desiderio verso un’altra opzione. Non volevano respingere completamente Dio. Volevano lui più un prudente e tangibile piano B che prevedeva un re come tutte le altre nazioni circostanti.

La risposta di Samuele è un chiaro avvertimento per noi sul piano B che prevede dei re: essi prenderanno e basta. Samuele avverte che un re stabilito dal popolo prende i loro figli e li manda in guerra e ne fa suoi servi, prende le loro figlie al suo servizio, e prende i loro campi per sfamare i suoi servitori (1 Samuele 8:10-17). Samuele sa quello che fanno i falsi re: si prendono le cose migliori che abbiamo e ci fanno diventare loro schiavi.

Regni con due re

Tendiamo a credere alla stessa cosa a cui credettero gli anziani d’Israele: Che male c’è nell’avere Dio e tenere il piede in due scarpe? Vogliamo credere di poter giurare lealtà al Re Gesù e dare il nostro cuore anche a re umani o cose umane. Ma la Bibbia è chiara: Nessuno può servire due padroni (Matteo 6:24). Un regno diviso non può reggere (Matteo 12:25).

Gesù è il nostro re, non solamente un saggio consulente a cui ci rivolgiamo quando abbiamo bisogno di sapere cosa fare. E come ci mostrano i capi d’Israele, un cuore diviso in realtà non è affatto diviso: ha già scelto da quale parte stare. Un cuore diviso è un cuore che ha respinto Dio. Ci rivolgiamo a falsi re che pensiamo ci possano dare comfort, sicurezza, appartenenza, approvazione, accettazione, amore, gratificazione sessuale, ma alla fine prendono e basta.

Promettono di dare vita, ma portano alla morte.

Consumato per soddisfare 

Ma Dio. Mediante Gesù Cristo, egli ci ha dato una via d’uscita da questa spirale di morte, fornendoci una direzione verso la quale rivolgere i nostri desideri, dandoci qualcosa che possiamo consumare che non ci consuma a sua volta.

Gesù è venuto dicendo: Ravvedetevi e credete (Marco 1:15). Le sue parole sono un invito, una mano tesa, una porta aperta per farci entrare con lui nel regno di Dio.

Gesù è venuto dicendo: Questo è il mio corpo, spezzato per voi. Questo è il mio sangue, versato per voi (Luca 22:19-20). Mangiate di me (Giovanni 6:51-58).

Gesù fu consumato dalla morte proprio perché potessimo cibarci di lui. Questo re è chiamato Pane della Vita (Giovanni 6:35) e Acqua della Vita (Giovanni 4:13-14), così che potessimo sapere che, nella nostra fame, possiamo mangiare, e nella nostra sete, bere. Quando consumiamo lui, ci ritroviamo a consumare la sua legge buona, la sua cura amorevole e il suo regno di pace. Non possiamo arrivare alla fine di lui, ma in lui possiamo certamente soddisfare il desiderio che sta alla base di tutti i nostri desideri: il desiderio della gioia.

Il Re che dà 

Gli Israeliti sono stati lo specchio del mio cuore, aiutandomi a vedere chiaramente le mie false lealtà. Le mie azioni erano le loro azioni: rivolgersi a re che non potevano soddisfare le loro promesse. Come loro, i miei desideri e i miei bisogni non erano totalmente sbagliati; ad essere sbagliato era dove mi ero rivolta per soddisfarli. Mi sono ravveduta davanti a Gesù e ho trovato nuovamente gioia nella fedeltà a lui.

Hai un bisogno? Un desiderio? Sottomettilo totalmente al Re Gesù. Egli non richiede soltanto la nostra lealtà, come se l’obbedienza fosse una forma di punizione o qualcosa per cui stringiamo i denti. La sua richiesta di dargli tutto il nostro cuore è un invito a ricevere ciò che è suo: il regno stesso (Matteo 5:3). Egli ci apre la sua stanza del tesoro, condividendo la sua pace, il suo amore, la sua gioia, la sua vita e il suo frutto.

E la cosa forse migliore di tutte è che riceviamo in cambio la sua lealtà (Romani 8:38-39; Matteo 28:20; Ebrei 13:5).

Egli è il re che dà.


Christine Hoover (@ChristineHoover) è autrice di diversi libri, tra cui Searching for Spring: How God Makes All Things Beautiful in Time. Vive a Charlottesville, Virginia, con suo marito e i loro tre figli maschi.

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