10 cose che dovresti sapere sulla riforma
Questo post, scritto da Tim Chester (coautore di Why the Reformation Still Matters), fa parte della serie 10 Things You Should Know.
1. Il Papa iniziò la Riforma.
Il quattordicesimo secolo fu un periodo difficile per il papato. Per quasi quarant’anni ci furono due papi rivali, e il papato subiva la pressione della monarchia Francese. Non era nemmeno un bel periodo per la città di Roma. Sette papi in successione abbandonarono Roma in favore di Avignone (Francia). Roma fu relegata in secondo piano e la Basilica di San Pietro fu abbandonata al degrado. I papi fecero ritorno a Roma nel 1377, per poi ricomporre le loro divisioni nel 1417.
Cent’anni dopo, le cose stavano migliorando: nel 1505, Papa Giulio II decise di demolire la vecchia Basilica di San Pietro e ricostruirne una nuova. Aveva grandi progetti per la sua tomba e voleva una basilica all’altezza delle sue aspirazioni. Era tempo di rendere Roma nuovamente magnifica. L’impresa però era piuttosto costosa, perciò la chiesa iniziò una campagna per raccogliere fondi. Fu questa campagna che portò Johann Tetzel in Germania a vendere indulgenze, con la promessa di trascorrere meno anni in purgatorio in cambio di denaro. E fu così che il 31 ottobre 1517, Martin Lutero affisse la sua protesta contro le indulgenze alla porta della Cattedrale di Wittenberg.
2. La Riforma riguardava le salsicce.
Durante la Quaresima del 1522, a Zurigo un gruppo di studenti organizzò una festa delle salsicce. La tradizione voleva che durante la Quaresima si mangiassero solo pesce e verdure, ma questi studenti volevano cambiare l’usanza, e per loro cambiare significava mangiare “hot dogs”. Il consiglio comunale multò l’organizzatore della festa, anche se solo di una cifra simbolica. Qualche giorno dopo, Ulrico Zwingli, la guida della chiesa della città, scrisse un libello a sostegno degli studenti. La Bibbia, sostenne, non ha molto da dire sulle salsicce, e di sicuro non c’era scritto nulla che riguardasse il mangiare salsicce durante la Quaresima.
Il Consiglio convocò un dibattito per decidere se il punto di vista di Zwingli fosse conforme all’insegnamento della Bibbia. Zwingli vinse. In realtà però aveva vinto ancora prima di iniziare, perché i termini della discussione supponevano l’autorità delle Scritture. Era quello, anziché le salsicce, il vero problema, anche se è rassicurante sapere che i panini al bacon riscuotono consensi.
3. Il matrimonio di Lutero puzzava di pesce.
Il punto focale del cattolicesimo era diventare giusti con Dio mediante i sacramenti o la vita monastica, ma i Riformatori predicavano che essere giusti con Dio è un dono. Non è necessario compiere buone opere per ottenere i benefici di Dio. E’ uno scambio che è già stato concluso, compiuto da Cristo e ricevuto per fede, che ti rende libero di servire il tuo prossimo con amore.
Nel 1523, un gruppo di suore si mise in contatto con Lutero. La vita del convento non aveva senso, perciò le suore volevano che Lutero le aiutasse a fuggire dalla loro vita di recluse. Lutero assoldò un mercante che consegnava abitualmente aringhe al convento. Il 5 aprile, le suore fuggirono nascondendosi dentro i barili di pesce vuoti. Le loro famiglie rifiutarono di riprenderle con sé, forse perché la loro fuga era comunque considerata un crimine dalla legge della Chiesa. Lutero quindi decise di farle sposare, cosa che forse non era facile da farsi, dato che puzzavano di pesce!
Un po’ alla volta, trovò un marito a ognuna di loro, tutte tranne una. Non si riusciva a trovare nessun marito per la capobanda, Katharina von Bora. Andando in qualche modo contro il suo volere, Lutero stesso la sposò. Egli aveva quarantuno anni e lei ne aveva ventisei. Ne venne fuori una bella coppia.
4. C’erano 97 tesi prima che diventassero 95.
Le novantacinque famose tesi di Lutero non furono il suo primo tentativo di suscitare un dibattito. Qualche settimana prima, affisse novantasette tesi, che includevano un attacco al filosofo greco Aristotele, tornato in auge durante il Medioevo. Si dà il caso che nessuno prestò molta attenzione alle novantasette tesi di Lutero. Eppure erano molto più essenziali per il pensiero della Riforma.
Quando Lutero fu chiamato a rendere conto delle sue azioni all’ordine Agostiniano, fu ai temi delle novantasette tesi che egli fece ritorno. Aristotele diceva che diventiamo giusti facendo opere buone (la tua identità è il risultato delle tue azioni). E’ qualcosa che si ottiene. Lutero disse che questo è l’esatto contrario della realtà. Nel vangelo, la nostra identità è un dono di Dio. E’ qualcosa che si riceve. Le nostre azioni scaturiscono poi dalla nostra nuova identità. I non credenti possono essere costretti da leggi e dalla pressione sociale, ma una vita di sincera condotta integra è possibile soltanto se Dio fa di noi nuove persone.
5. La Riforma comportò la riscoperta dell’opera dello Spirito.
Nel 1524, Desiderius Erasmo pubblicò un attacco a Lutero. Erasmo era il letterato più famoso d’Europa. Erasmo riteneva che le persone avessero in se stesse il potere sufficiente per fare il bene. Egli definì il libero arbitrio come "il potere della volontà umana in virtù del quale l’uomo può sia applicarsi a tutto ciò che lo conduce all’eterna salvezza, sia, al contrario, allontanarsene”. Lutero rispose: " Ma tu, tu attribuisci al libero arbitrio una doppia facoltà e dici che da se stesso, senza la grazia, può volgersi al bene e al male… Ma allora tu escludi lo Spirito Santo con tutta la sua potenza, come se fosse una cosa inutile e superflua".
Secondo Erasmo, dobbiamo solo impegnarci di più. Ma Lutero capì che il nostro problema era molto più profondo di quello. Il nostro problema non è che siamo pigri o ignoranti, ma che siamo peccatori fino alle profondità del nostro essere. Perciò, se vogliamo piacere a Dio, abbiamo bisogno di una radicale trasformazione interiore. Questa è l’opera dello Spirito Santo.
6. La Riforma non riguardava la salvezza per opere, almeno non del tutto.
C’è una versione della Riforma che dice che i cattolici credevano nella salvezza per opere e i Riformatori credevano nella salvezza per fede, ma la questione è molto più sottile. In realtà, i cattolici parlavano molto di fede e grazia. Avrebbero volentieri sostenuto che siamo salvati per grazia, e che la giustizia viene dalla fede.
Ma per la Chiesa Cattolica, la grazia è come una scarica di adrenalina che incrementa le tue prestazioni spirituali, e la giustizia è la capacità data da Dio di vivere una vita giusta, se ti impegni a farlo. Il battesimo dà il calcio d’inizio e la messa ti dà una spinta lungo il percorso, ma sta a te vivere una vita giusta in grado di ottenere l’approvazione di Dio. Perciò il risultato concreto è grazia più opere e fede più opere.
Giusto per essere chiari, il Concilio di Trento afferma: "Se qualcuno afferma che l’empio è giustificato dalla sola fede, cosí da intendere che non si richieda nient’altro con cui cooperare al conseguimento della grazia della giustificazione e che in nessun modo è necessario che egli si prepari e si disponga con un atto della sua volontà: sia anàtema" (Canone IX)
Il Concilio di Trento fu la risposta della Chiesa Cattolica alla Riforma, risposta che non è mai stata ripudiata. Questa sottigliezza è importante perché porta le questioni più vicino a noi. Tutti gli evangelici sanno che iniziamo la vita cristiana per fede, ma fin troppo facilmente finiamo col pensare che dobbiamo ottenere l’approvazione di Dio per mezzo delle nostre attività. Diventiamo più cattolici romani di quanto ce ne rendiamo conto.
7. La Riforma non riguardava l’autorità della Scrittura, almeno non del tutto.
Nel suo attacco a Lutero, Erasmo inizia parlando della Scrittura. "E sostengo che è giusto", dice, "che l’autorità della divina Scrittura, da sola, prevalga sui giudizi di tutti gli uomini”. Fin qui tutto bene. Ma prosegue: "Ma qui la discussione non verte sulle Scritture. . . Il contrasto è sul senso che essa ha". Continua dicendo che è necessaria l’autorità della Chiesa per stabilire il vero significato della Scrittura.
In altre parole, tutti erano d’accordo sull’autorità della Scrittura. Ma la Chiesa Cattolica metteva la tradizione della Chiesa accanto alla Scrittura e rivendicava il diritto esclusivo di interpretare la Bibbia. I Riformatori però respinsero la nozione che è la chiesa a stabilire l’autenticità del vangelo. E’ il contrario: il vangelo stabilisce l’autenticità della chiesa. Essi erano lieti di imparare dalla tradizione della chiesa, ma quando si è costretti a fare una scelta, solo la Scrittura è la nostra massima autorità.
Questo porta di nuovo la questione in casa nostra. Oggi nessun evangelico rifiuta l’autorità della Scrittura. Fin troppo spesso però mettiamo la nostra esperienza accanto alla Scrittura o ci serviamo dell’esperienza per interpretare la Scrittura, anziché il contrario.
8. La Riforma non è finita.
All’inizio dell’anno mi trovavo in Piazza Martin Lutero a Roma. Sì, hanno intitolato una piazza a Lutero. A Roma. Con la benedizione del Papa. Questo dimostra certamente che la Riforma è finita? Tristemente, no. E’ vero che con la crescita del secolarismo, protestanti e cattolici spesso si ritrovano uniti su questioni di moralità e di libertà religiosa. E’ anche vero che molti cattolici e protestanti hanno punti di vista teologici simili.
Ma ciò avviene perché molti cattolici non seguono più l’insegnamento ufficiale della Chiesa Cattolica e molti protestanti hanno perso di vista le loro radici nella Riforma. Ma le linee di frattura della Riforma non sono scomparse. "Il Papa è un Cattolico" è il perfetto esempio di storia che non fa notizia. Nonostante però le pubbliche relazioni del Vaticano, nel 1985, durante una lezione, Papa Francesco affermò che la Riforma è alla base di tutti i problemi della civiltà occidentale, dal secolarismo ai totalitarismi. Bollò Lutero e Calvino come "eretici". Definì il Luteranesimo "un’idea buona impazzita" mentre lo "scismatico" Calvino devastò l’umanità, la società e la chiesa.
9. La Riforma è ancora importante, non solo quando parliamo con i cattolici.
La Riforma ha sempre avuto per obiettivo essere un progetto sempre attuale. Uno dei suoi slogan era semper reformanda. Di solito è tradotto con "sempre riformata", ma una traduzione migliore è "sempre in via di riforma". La chiesa è sempre in via di riforma dalla Parola di Dio. Non descrive un movimento verso un qualche orizzonte inesplorato, ma un continuo ritorno alla Parola di Dio. Gli evangelici hanno molte lezioni importanti da imparare dalla Riforma sulla giustificazione, la Scrittura, la predicazione, la grazia, lo Spirito Santo, i sacramenti, e la vita quotidiana.
10. La Riforma rende noi piccoli e Cristo grande.
Perché la Riforma fu controversa nel sedicesimo secolo? Perché rimane controversa oggi? La risposta, credo, è che la Riforma (o piuttosto il vangelo biblico che essa ha riscoperto) rende noi piccoli e Cristo grande. Al cuore della Riforma c’era la consapevolezza che:
Siamo più impotenti di quello che ci rendiamo conto.
Cristo è più sufficiente di quello che ci rendiamo conto.
Dio è più misericordioso di quello che ci rendiamo conto.
Questo è ciò che s’intente con soli Deo gloria, "soltanto alla gloria di Dio". Nella teologia Riformata non c’è posto per il vanto umano. Nessuno può dire che la sua salvezza o la sua conoscenza di Dio dipende dal suo intelletto, moralità, o religione. E’ tutto da Dio, dall’inizio alla fine. Questa è la nostra grande speranza e fiducia. La nostra salvezza è fondata sulle promesse certe di Dio e sull’opera che compiuta da Cristo. E se tutto, dall’inizio alla fine, proviene da Dio, allora la gloria va soltanto a lui.
Tim Chester (PhD, University of Wales) è uno dei pastori della Grace Church, Boroughbridge, e direttore del piano di studi dell’Accademia Acts 29-Oak Hill, che fornisce formazione teologica e missionale per responsabili di chiesa. E’ il coautore di Chiesa Totale e autore di più di trenta libri, tra cui Un pasto con Gesù, You Can Change, e Good News to the Poor.
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